FORNO CANAVESE – E’ risaputo che il Canavese custodisca segreti, miti e leggende, spesso e volentieri nascoste, e che con il passare degli anni, non vengano più tramandate di generazione in generazione.
Anche a Forno tante sono le leggende legate da un filo indissolubile a luoghi sacri e magici e, proprio ieri, grazie ad un’iniziativa della Biblioteca, è stata organizzata una passeggiata alla scoperta dei luoghi sacri e misteriosi del paese, con il Dott. Giacomo Vieta e Mauro Obert. La passeggiata è stata un grandissimo successo con oltre sessanta partecipanti che, saliti a Cimapiasole dalla vecchia strada comunale, hanno visitato la stele romana, la cappella di San Bernardo a Cimapiasole, dove si è potuto ammirare l’interno della cappella con i suoi dipinti medievali, sino ad arrivare alla fontana del Rubiët, luogo sacro e magico con le leggende sulle masche ad essa collegate.
“La fontana è stata ritrovata, sotto l’abitato di Cimapiasole verso Viana, ed è stata riportata alla luce dai volontari dopo due giorni di lavoro e dopo non facili ricerche. Fino al secolo scorso veniva utilizzata come lavatoio e, la leggenda la vuole legata a San Turibio. Secondo la tradizione popolare, infatti, alcune anziane ricordano che, fino ad almeno ad una decina di lustri fa, si veniva ancora a lavare i panni. La caratteristica che contraddistingueva l’acqua era la sua temperatura costante: non era gelata d’inverno, mentre era fresca d’estate” ha raccontato lo storico Giacomo Vieta.
Forno è conosciuto per esser stato il paese che, storicamente, ha dato inizio ai processi per stregoneria del XV secolo; una tradizione, quella delle masche, che è tutt’ora viva. “La fontana viene ricordata come luogo dove le streghe si trovavano per i loro Sabba, ed effettivamente il pianoro circostante ben si prestava ai loro raduni dove, ballando, combuttavano e preparavano le tempeste che distruggevano le coltivazioni, stringevano patti con il diavolo e combinavano malefatte e sortilegi” ha continuato Mauro Obert.
Poi ecco che la tradizione si confonde con la leggenda, quella che vuole la fontana aperta da S.Turibio e data in dono per la sua acqua di ottima qualità e abbondanza agli abitanti della frazione. In effetti la venerazione di San Turibio era molto sentita in paese ed il parroco di Forno della seconda metà del 1400, Giovanni Becuti, aveva fatto dipingere una sua immagine nella cappella di San Bernardo, da lui fatta erigere. Inoltre si favoleggia di un altro Turibio, romito, in tempi più recenti non meglio precisati, ritenuto santo dalla gente per le sue opere di misericordia e capace di prodigi miracolosi. E ancora si dice che alla fontana nelle notti di plenilunio avvenga la trasformazione dei licantropi. Così la breve storia, la tradizione e la leggenda.
Un modo diverso e davvero originale per conoscere il territorio dimostrata dall’apprezzamento che questa iniziativa a riscosso tra i fornesi, e non solo. In ultimo una speranza, espressa dai volontari che hanno ritrovato questo bel pezzo di storia e leggenda fornese, è che l’amministrazione comunale sappia valorizzare questo luogo ed il suo significato ricco di storia e non si corra il rischio di veder riseppellita la fontana per altro mezzo secolo.
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