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FORNO CANAVESE – Commemorata la Battaglia di Montesoglio (FOTO)

Ieri, venerdì 8 dicembre, la comunità ha ricordato, come ogni anno, gli storici e tragici eventi a 80 anni dal loro svolgimento

FORNO CANAVESE – Faceva freddo e nevicava, sicuramente più di ieri, la mattina dell’8 dicembre 1943, quando le truppe tedesche si mossero dirette verso i Boiri dove i partigiani del “Gruppo Soglio”, comandati da Nicola Prospero, dal giorno prima cercavano di resistere al fuoco nemico che provocò loro gravi perdite. Al comando del Distaccamento del gruppo “Boiri” e vicecomandante di Brigata era il Tenente Bartolomeo Grassa, originario di Rivara, e la frazione Boiri, la più alta di Forno era la sede del quartieramento del battaglione che, più degli altri, aveva attirato l’attenzione dei tedeschi e fu, infatti, destinatario di numerosi e durissimi rastrellamenti con i quali i nazifascisti tentarono invano di stroncare la guerriglia partigiana.

E, proprio l’8 dicembre, mentre le truppe tedesche stavano per accerchiarli, il Comandante diede l’ordine della ritirata e Bartolomeo Grassa, in accordo con lui, esortò i suoi uomini a ritirarsi verso il Montesoglio. Ma Grassa e 17 dei suoi uomini scelsero di resistere fino alla fine, per permettere agli altri, molti di cui disarmati, di potersi sganciare e, mettendosi in marcia verso Pian Audi, salvarsi la vita. Ma tra coloro che non si arresero vi era anche il nipote di Bartolomeo Grassa, Francesco Canella che, piuttosto che ritirarsi e, nonostante le insistenze dello zio, rimase fedele alla resistenza e venne catturato dai tedeschi.

Imprigionati nelle cantine della Casa del Fascio, nel centro di Forno, furono torturati per tutta la notte nella speranza che qualcuno rivelasse preziose informazioni, ma nessuno di loro parlò. Nel pomeriggio del 9 dicembre i partigiani vennero fucilati senza aver potuto ricevere i conforti religiosi. Particolarmente struggente la scelta del giovane Canella, classe 1922, sergente allievo ufficiale, partigiano combattente e Medaglia d’argento al valor militare alla memoria che, nonostante l’invito dello zio di sganciarsi ed aver salva la vita, scelse coraggiosamente di restare al suo fianco e quindi di morire. Ai tedeschi che gli chiesero perchè non collaborasse dando utili informazioni e salvarsi la vita preferendo morire egli rispose: “Sono un soldato d’Italia, non un traditore”.

E così fu fucilato, insieme ai suoi 17 compagni di battaglione, per mano a suo zio, ebanista e Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, accanito difensore e audace animatore di ribelli, il quale gridò ai suoi aguzzini che il suo sacrificio era propiziatore di vittoria. Sergio Bottini, Francesco Canella, Tommaso Cerisio, Ermanno Della Torre, Di Nardi, Russel Donald, Bartolomeo Grassa, Nicolò Marino, Leopoldo Milano, Camillo Morandini, Domenico Obert, Timeus Tasic, Mario Toro, Pietro Crecotoria ed un altro jusoslavo il cui nome è ignoto sono i nomi di coloro che diedero la vita la libertà. Perirono durante il combattimento, invece, Pietro Marietti, Luciano Monzani, Francesco Vironda Gambin, Antonio Appino, Saverio Papandrea e due partigiani jugoslavi di cui non si conoscono i nomi.

Gli storici e tragici eventi sono stati ricordati, come ogni anno, ieri venerdì 8 dicembre 2023, a 80 anni dal loro svolgimento. Dopo il ritrovo in piazza del Municipio e la deposizione di un omaggio floreale alle lapidi dei caduti, il corteo, accompagnato dalla Filarmonica Fornese, è giunto sino al monumento dei caduti della battaglia di Forno del 7-8-9 dicembre 1943. Il Sindaco Alessandro Gaudio ha salutato i tanti gagliardetti ANPI giunti per l’occasione, oltre ai bambini della classe quinta della scuola primaria di Forno, protagonisti della lettura di alcuni scritti e accompagnati dalle loro maestre Marta Rostagno e Simona Santoro, che hanno poi lasciato spazio alla Presidente della Sezione ANPI di Forno Canavese Giovanna Moretto e a Silvio Obert. Commovente e prezioso poi il ricordo del giovane Lanfranco Chiaventone, grazie alla ricerca storica realizzata con precisione e amore da una giovane fornese, Priya Perello.

Come si legge nella ricerca di Priya, Chiaventone era nato a Salassa il 21 giugno 1928 ed aveva 16 anni quando morì in combattimento in località Alpe del conte superiore – M.te Soglio, l’8 settembre 1944. Partigiano della IV Divisione Garibaldi, medaglia d’argento al valor militare aveva sete di giustizia sociale e di riscatto, voleva essere dalla parte di chi aveva scelto di resistere a qualunque costo. “Leone” era il suo nome di battaglia, giovane e agile, correva sprezzante del pericolo, come solo un adolescente sa fare. Ma proprio lì sul Montesoglio, a nove mesi dalla grande battaglia dell’8 dicembre 1943, la 18^ Brigata Garibaldi cercò di resistere e di fronteggiare i tedeschi, più numerosi e armati.

Dopo una lotta senza sosta la mattina dell’8 settembre 1944 i nazifascisti attaccarono per la quarta volta il monte e, dopo cinque ore di feroce combattimento, riuscirono a conquistarlo definitivamente. Ferito dallo scoppio di una granata di mortaio, non si fermò e, nuovamente colpito, si trascinò morente verso l’Alpe del Conte superiore dove il suo cadere fu ritrovato giorni dopo con l’arma tra le braccia. “Ancora oggi, salendo il Montesoglio e ripercorrendo i luoghi di quelle battaglie, si avverte lo spirito di quei meravigliosi ragazzi, di quei giovani ribelli, i loro passi silenti nelle notti ghiacciate, le loro promesse, le loro speranze. I loro sogni non si sono ancora dissolti ed il mio pensiero corre a Leone, a quel ragazzo che ha pagato il prezzo della nostra libertà e che non dimenticherò mai” si legge nello scritto di Priya Perello.

Proprio a Lanfranco Chiaventone, la cui lapide a causa probabilmente di alcuni lavori fu rimossa, sarà nuovamente scoperta nei pressi del Santuario dei Milani a perenne ricordo del suo sacrificio, domenica 8 settembre 2024, in occasione dell’80esimo anniversario della morte, su iniziativa dell’ANPI e del Comune di Forno Canavese.

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