giovedì 16 Gennaio 2025
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ORDINE PROFESSIONALE = EQUILIBRIO MENTALE?

Se dici che un medico, un ingegnere, un avvocato, un commercialista, un architetto vanno a prostitute e/o sono fruitori di sesso malato, questo genera una sorta di sdegno nell’opinione pubblica, sono cose che tutti sanno ma che è meglio fingere di non sapere.
Chiunque dice: “Non può essere, è un medico, è un avvocato, è un professionista!”
E dunque?
Un avvocato non può avere comportamenti strani nel proprio privato? Eccome se li ha, lo stesso vale per gli iscritti a ciascuna categoria.

Mio padre indossava una divisa ed era sempre costretto a giustificarsi per ogni azione anche della sua vita privata, era molto dura la vita di un militare ai suoi tempi.
Chi è iscritto ad un Ordine professionale, in genere deve giustificarsi solo se compie azioni in contrasto con il proprio Ordine. Eppure ci sono comportamenti discutibili di cui nessun Ordine si può prendere carico (giustamente) fino al momento in cui una condotta non crea un disservizio o un danno.
Personalmente ho spesso verificato che il comportamento o le scelte di ciascuno nella vita privata possono provocare delle conseguenze che turbano poi la professione.
Entrando nel vivo con qualche esempio, ho conosciuto un medico pneumologo che, visitando una mia parente non si è accorto (per pura distrazione) di una sua polmonite in forma avanzata (subito prontamente vista invece da altri) mentre ci raccontò (eravamo insieme io e lei) nel dettaglio la sua passata vita coniugale fatta di episodi violenti e litigi a non finire.
Un medico che mi aveva vista come una specie di assistente sociale a cui raccontare con un modo di parlare agitato la sua triste e complicata vita senza un minimo di vergogna.
Ed ancora un avvocato che ha seguito una pratica per me in modo assolutamente non esemplare, accorgendomi poi che la vita privata di quel professionista non era affatto esente da turbamenti. Ma non basta, ho conosciuto un ingegnere con cinque figli piccoli, chiamato per un accordo transattivo ma che non si accorge di un particolare molto importante e palese per
l’espletamento della pratica, in compenso, ho saputo nei minimi dettagli la vita privata di un professionista che si doveva a fatica barcamenare con una famiglia numerosa e piena di incombenze.

Essere un buon professionista implica anche il fatto di avere la mente non troppo inquinata da beghe private e pensieri impegnativi, vale per ogni lavoro, non solo per chi è iscritto ad un Ordine.
Nella vita quotidiana potrei veramente menzionare tanti professionisti anche bravi ma talvolta non pienamente lucidi ed efficienti per via di un cattivo modo di gestire la vita privata con conseguenti problemi. Poi ovviamente ci sono i vari professionisti che si incrociano sui social: avvocati feticisti, commercialisti maniaci, ingegneri matti, medici stravaganti, violenti. Ho incrociato anche commercialisti annoiati e demotivati, tra questi, ne ho conosciuto uno da tempo in crisi coniugale ed un altro in coppia ma solo sulla carta e per il bene dei figli, entrambi mi sembravano abbastanza professionali, quello dei due che non ha figli, sicuramente più devoto al lavoro proprio perché altrimenti non avrebbe molto altro da fare.
Va detto anche che tutti si meravigliano se racconti di un commercialista che nei momenti liberi, si dedica a scrivere a donne sui social per immaginare di vivere il sesso, la curiosità è tanta in questi casi, eppure la categoria dei commercialisti non è immune dagli squilibri e da tutto il resto.

Ma ad un panettiere è concesso di essere un maniaco, ad un commercialista, no, a lui deve corrispondere l’immagine di persona seria, non a caso, il mio insoddisfatto vecchio amico senza figli appare sul suo profilo con l’immagine della finestra (quella del commercialista) con la luce accesa fino a tardi quando gli altri invece sono tutti a dormire, come a voler sembrare tutto devoto alle scartoffie e alla contabilità, mentre la foto del profilo di lui è simile a quella di un becchino (con tutto il rispetto per i becchini), molto ingessato ed antiquato.
Questo, perché?
Perché conta solo ciò che ciascuno vuole sembrare, i profili social mostrano anche avvocati in toga e i professionisti in genere in base alla loro professione, se nella mente di tanti esiste lo squilibrio a qualsiasi titolo non lo si sa finché qualcosa non va storto, fino a quel momento, tutti sembrano equilibrati (in pubblico).
Ma i problemi restano ed ognuno rende più o meno bene nel lavoro in parte anche in base a come vive la sua vita sentimentale e di relazione, non ci si divide in due, la vita professionale di ogni persona è influenzata nel bene e nel male anche dalla vita privata.
Ma nella mentalità comune rimane l’erronea idea del professionista che, giurando al proprio Ordine, deve avere altrettanto una mente equilibrata ma, l’esperienza insegna che non sempre è così, anzi!

Lo squilibrio lo si può riscontrare in chiunque, dal portiere, al medico, al notaio, all’ingegnere.
Ma guai a dirlo apertamente perché, chi è iscritto ad un Ordine professionale, in genere mira a mostrare un’immagine di persona equilibrata o comunque degna di onore e rispettabilità, sicuramente per molti è così, non per tutti.
Ci sono davvero professionisti con squilibri molto pesanti che a fatica riescono a nascondere le loro gravi problematiche.
Da non dimenticare poi che la salute mentale di tutti è da tempo in sofferenza e già ben da prima della pandemia da Covid 19, così come sono cambiati i rapporti tra genitori e figli, altrettanto tutto è cambiato vertiginosamente nelle famiglie e lo scontento è ben evidente in tutti ma si continuano ad immaginare ugualmente gli iscritti ad un Ordine come degli estranei alle dinamiche della sofferenza che investe la società tutta.
Con ciò voglio dire che, se a soffrire di un rapporto coniugale sbagliato o di un conflitto genitore/figlio è un professionista, lo tocca e lo riguarda da vicino esattamente come ogni altra persona e questo squilibrio della vita privata può incidere sulle proprie prestazioni professionali, non ci sono dubbi.

Nessuno​ mi venga più a raccontare che i problemi si lasciano a casa, i problemi ci seguono ovunque andiamo e qualunque cosa facciamo e non si può sperare di essere felice e soddisfatto senza cambiare qualcosa ma solo mostrandosi pubblicamente come un serio professionista in giacca, cravatta, toga o vestito ingessato.
L’abito serve solo a confondere le idee ma non ripulisce l’animo.

Ricordo a quanti mirano soprattutto a sembrare pubblicamente seri, precisi e in cerca di chissà quale immagine di perfezione, un pensiero di Carl Gustav Jung: “La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione, ma della completezza”.

A molti manca la completezza vivendo solo un pezzo di vita, il resto, lo immaginano soltanto.

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