TORINO – Alzheimer o disturbo degenerativo, una malattia, che con l’invecchiamento della popolazione, che si è verificato in particolare, negli ultimi 50 anni, sta determinando un cambiamento epocale nella diffusione delle patologie, con un aumento delle malattie cronico-degenerative, ed in particolare delle demenze.
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Tra le patologie degenerative, la demenza occupa una posizione di rilievo in quanto, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono attualmente circa 50 milioni nel mondo i soggetti che ne sono affetti.
La malattia di Alzheimer, che rappresenta oltre la metà di tutte le demenze, è una patologia degenerativa e irreversibile, lentamente progressiva ed invalidante, che colpisce il sistema nervoso centrale (SNC) e interessa le funzioni cognitive superiori (memoria, orientamento, attenzione, linguaggio, ragionamento, capacità di critica e di giudizio). A tutto ciò, si aggiungono disturbi della condotta e del comportamento, disturbi della personalità e sintomi psichiatrici, come ansia, depressione, allucinazioni, ecc..
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Nel nostro Paese, l’80% dei pazienti con demenza vive a domicilio, con un carico assistenziale di chi si prende cura (caregiver) tale, da compromettere la propria salute.
Il ruolo di cura del famigliare che si assume il compito dell’assistenza al paziente demente, è importante e muta nel corso della progressione della malattia, richiedendo un continuo impegno fisico ed emotivo e lo svolgimento di mansioni a volte difficili e complesse che determinano un cambiamento nelle abitudini di vita. Molto spesso i familiari si ritrovano soli ad affrontare questo “mostro”, come alcuni di loro chiamano la malattia, lasciandosi anche prendere dallo sconcerto di non riuscire più a convivere con il paziente.
Ed è per questo, come da tradizione da ben 10 anni, il Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze (C.D.C.D.) ha organizzato presso l’ospedale San Luigi Gonzaga, un incontro rivolto ai famigliari dei pazienti affetti da Alzheimer, per mettere in evidenza come, la cura della persona affetta da demenza debba essere caratterizzata da empatia e comprensione.
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“L’amore e l’affetto nei confronti del malato, la reale comprensione del suo mondo e delle sue emozioni risultano centrali nel percorso di cura – afferma il dottor Fausto Fantó Geriatra al San Luigi – in definitiva possiamo affermare che la malattia di Alzheimer colpisce il “cervello” dei malati e il “cuore” di chi giornalmente si prende cura di loro”.
Oltre ai consigli di natura medica, un’altra medicina efficace per chi deve stare accanto al malato è semplicemente l’amore. Stargli accanto, tenendogli stretta la loro debole mano è un modo far percepire l’amore che proviamo per loro, un modo per il familiare per condividere l’affetto e non farlo precipitare in un vortice chiamato depressione.
L’incontro si è sviluppato sul tema del cuore che ci mette il familiare-caregiver nell’assistenza al proprio caro. “Devo ringraziare i relatori per il loro contributo e soprattutto i familiari che sono intervenuti e -– conclude Fantò – hanno arricchito l’evento con le loro domande, suggerimenti e anche la loro disperazione. Il nostro compito è quello di stare vicini alle famiglie che sopportano un peso immane sulle proprie spalle.”
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