IVREA – Si avvicina il ballottaggio ad Ivrea.
Nei giorni scorsi la lista del candidato Stefano Sertoli aveva colloquiato con Francesco Comotto, candidato alla prima tornata, per una possibile confluenza. È giunta invece notizia che questo non avverrà.
Tra le liste sostenitrici di Comotto, c’era “Ivrea Comune – Sinistra e Costituzione”, e, nella lista, tra i candidati, c’era Antonio Rinaldis, al quale abbiamo chiesto il suo pensiero sulle elezioni e sulla politica.
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Come giudica la sua esperienza politica alle recenti elezioni amministrative di Ivrea?
R. “Tra i filosofi e la politica le relazioni non sono mai state semplici. Molto spesso i governi hanno guardato con sospetto ai pensieri e alle teorie filosofiche, considerandole una minaccia, un pericolo per la stabilità del potere. Da Socrate a Nietzsche i filosofi sono stati utilizzati, manipolati e perseguitati per le loro idee, qualcuno come Giordano Bruno è stato persino messo al rogo.
Alla luce dei trascorsi non positivi fra potere e cultura come giudicare la mia esperienza politica, di candidato alle recenti elezioni amministrative di Ivrea? Comincerei con una provocazione. Nel corso delle innumerevoli riunioni che abbiamo tenuto per decidere apparentamenti, alleanze, strategie, è circolata una domanda che ritengo assolutamente centrale: riparare le buche delle strade è di destra o di sinistra? La risposta della maggioranza dei presenti è stata che le buche non sono né di destra, né di sinistra. La questione delle buche investe, naturalmente un problema più vasto, che coinvolge l’essenza stessa dell’azione amministrativa e le funzioni del Sindaco in un contesto territoriale. Per quelli che pensano che le buche non hanno un colore politico, la tradizionale distinzione destra-sinistra è superata, appartiene all’armamentario ideologico del ‘900 e nella nuova fase non ha più alcun senso”.
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Lei cosa ne pensa?
R.”Io invece penso che ci sono buche di destra e buche di sinistra, e che l’azione politica, quando è meditata, risponde sempre a una visione del mondo, e si inquadra in un progetto di società e di umanità. Se togliamo valore politico all’azione amministrativa ne riduciamo il peso e l’importanza; a quel punto sarebbe meglio che il Comune fosse amministrato da ingegneri, geometri e architetti, da coloro i quali possiedono la tecnica della manutenzione delle strade, e anche le elezioni diventerebbero perfettamente inutili. La politica invece esiste perché gli esseri umani sono plurali, hanno un diritto di opinione e agiscono sulla base di convinzioni, credenze, interpretazioni, che rappresentano un criterio di scelta che li orienta e regola la loro vita, sia pubblica che privata. Una seconda riflessione che deriva dalla mia esperienza riguarda una parola talismano, che ha inflazionato lo spazio pubblico nazionale e per conseguenza anche quello eporediese. La parola chiave è cambiamento.”
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“Cambiamento” è un termine che si sente pronunciare molto spesso…
R.”Il cambiamento è risuonato nelle notti afose, ed è trasversale a tutte le forze politiche, che ne fanno l’uso che ritengono più favorevole. Per intanto cambiamento non significa progresso, ma semplicemente discontinuità con il passato, con una situazione precedente. Ritengo che un attore politico debba proporsi come fattore di cambiamento e sottolineare la propria diversità, che però non implica necessariamente un miglioramento. Siamo così convinti che cambiare sia un bene di per sé, che non ci preoccupiamo di indirizzare il cambiamento, limitandoci al momento della rottura, senza tenere conto che la Storia, anche quella dei piccoli Comuni, non si fa con i colpi di spugna, ma occorre la virtù della mediazione e la pazienza di scegliere fra ciò che è da tenere e ciò che da rigettare. Perché un cambiamento che non è rispettoso del passato rischia di perdersi il futuro.”
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