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EDITORIALE – CHARLIE HEBDO E LA LIBERA INFORMAZIONE

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EDITORIALE – “Siamo Il Fatto. Non siamo Charlie. Per questo lo ristampiamo”. Titola così l’editoriale del Direttore della testata online de Il Fatto Quotidiano, Peter Gomez, in merito alla decisione di stampare e allegare al Fatto una copia del giornale Charlie Hebdo. Una decisione forte che nasce, precisa Gomez, “non solo dal bisogno di far sentire in maniera tangibile la nostra vicinanza ai colleghi francesi uccisi dai terroristi e dalla volontà di riaffermare il diritto alla libertà di parola e di pensiero.”

Una scelta non condivisa da altre testate giornalistiche. Il New York Times ha deciso di non pubblicare le vignette della nuova copertina del Charlie Hebdo ed è stato bacchettato poi da Margaret Sullivan, garante dei lettori del quotidiano newyorchese, che ha sottolineato “Il valore della notizia doveva prevalere”.

Altri quotidiani italiani hanno invece cercato di boicottare la pubblicazione di Charlie Hebdo in Italia, in allegato al Fatto Quotidiano, tentando di accaparrarsi la pubblicazione e occultando che sarebbe stato pubblicato in allegato al Fatto, che, nonostante ciò, ha superato le vendite degli altri quotidiani nazionali. A denunciare l’accaduto è Marco Lillo, in un articolo apparso ieri sul Fatto stesso. Confesso che noi non l’abbiamo scritto unicamente perchè presi dalla fretta, dalle altre notizie, ce lo siamo persi. Abbiamo peccato di disinformazione, e ora vogliamo fare ammenda. Ma siamo esseri umani, e può capitare. Ma è possibile che tutti quanti abbiamo dimenticato di dirlo? Anche i telegiornali nazionali?

Nessuno ha pensato di dire che il ricavato andrà alle famiglie delle vittime? Nessuno.

Perchè il mondo del giornalismo è una “fossa di serpenti”. Nel piccolo, tra testate locali, si trova ancora un barlume di collaborazione, che tende a scemare man mano che si sale. Quando ci sono le vendite di mezzo, tutto passa in secondo piano, a discapito dei lettori.

Eppure la collaborazione è anche sancita (tra le varie leggi deontologiche dettate dall’Ordine dei Giornalisti) dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963, che recita:
«E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori»

 

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