CESENA – La Guardia di Finanza di Cesena ha concluso una verifica fiscale nei confronti di una società cesenate operante nel settore del commercio all’ingrosso di imballaggi in legno, contestando l’uso di fatture false per quasi 2 milioni euro.
FOTO G.d.F.La verifica svolta rappresenta solo il culmine di una lunga attività che ha visto impegnato la Compagnia della Guardia di Finanza di Cesena nell’ultimo triennio, nel corso del quale sono state eseguite ulteriori 8 verifiche fiscali nei confronti di altrettante aziende, tutte operanti nel settore del commercio degli imballaggi in legno, site in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, che hanno consentito di constatare maggiori ricavi e costi fittizi per circa 11,5 milioni di euro ed un’IVA non versata alle casse dello Stato per oltre 2 milioni di euro. Tutte le società erano state individuate a seguito di una complessa indagine durata oltre due anni, nel corso della quale le fiamme gialle cesenati, coordinate dalla Procura della Repubblica di Forlì, avevano individuato e sgominato un vero e proprio sodalizio criminale composto da 18 soggetti ed altrettante società (delle quali alcune totalmente inesistenti) che sono stati denunciati per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, in quanto responsabili di aver emesso ed utilizzato fatture per operazioni inesistenti, per decine di milioni di euro. E’ stato proprio grazie alle informazioni ed ai numerosissimi documenti fiscali acquisiti nel corso delle indagini che è stato possibile constatare, nell’ultimo triennio, che gli imballaggi in legno commercializzati erano spesso provento di furto e, grazie a società “cartiere” che emettevano fatture false, venivano rimessi nel mercato a prezzi più bassi evadendo le tasse e alterando in maniera rilevante i prezzi del settore. Gli imballaggi in legno, chiamati anche pallets o bancali, infatti, sono beni durevoli con un proprio mercato gestito da aziende specializzate ed ampiamente sviluppato nelle più importanti zone industriali del territorio nazionale e vengono utilizzati per mobilitare il 90% delle merci, incidendo sul prezzo del prodotto finale al punto che ogni consumatore, insieme ai prodotti acquistati, sostiene mediamente il costo di quattro bancali all’anno. La società verificata, che di cesenate aveva ormai soltanto il nome, ceduta dal precedente amministratore che se ne era “liberato” dopo le indagini di polizia, era attualmente inattiva e gestita da un prestanome M. M., un perugino di 64 anni, che, pensando in tal modo di eludere i controlli fiscali delle Fiamme Gialle, aveva spostato la sede legale da Cesena a Roma ed era emigrato in Romania. Tali “accorgimenti”, tuttavia, non sono bastati all’amministratore della società, nei cui confronti la Guardia di Finanza ha contestato un evasione per costi fittizi pari a 1.544.921 euro di imposte dirette e 308.984 di IVA.
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