TORINO – Non produceva energia pulita, ma rimborsi Iva inesistenti. Questo il meccanismo evasivo messo in atto da una una società immobiliare, operante nel settore energetico, e scoperto dai funzionari della Direzione provinciale II di Torino dell’Agenzia delle Entrate.
Un’operazione studiata per giustificare illecite richieste di rimborsi Iva, oltre a una serie di finanziamenti pubblici: un vero e proprio “bancomat” privato, a carico dei contribuenti. Contro il maxi avviso di accertamento da 12,1 milioni di euro fra imposte e sanzioni, la società aveva presentato un ricorso, respinto dalla Commissione tributaria provinciale di Torino che ha ora riconosciuto la validità dell’operato dell’Agenzia.
La società immobiliare avrebbe dovuto, in teoria, fornire 20 impianti eolici a 14 cooperative, che a loro volta li avrebbero dovuti locare ad altre 14 aziende agricole. Le cooperative emettevano delle cambiali alla società immobiliare per pagare gli impianti; la società immobiliare le girava alle aziende agricole come acconto per la cessione futura dell’energia prodotta dagli impianti eolici. Emissioni e girate di cambiali, accompagnate da un giro di fatture inesistenti, avvenivano nello stesso giorno per “sterilizzare” ogni possibile impatto finanziario o fiscale.
Si trattava, quindi, di operazioni puramente di facciata, messe in atto con lo scopo di consentire alle cooperative di maturare un ingente credito Iva da chiedere a rimborso, mentre le aziende agricole, anello finale della catena, non versavano l’Iva sulla vendita fittizia di energia alla società immobiliare di Torino.
Dalle indagini è, inoltre, emerso che i soggetti coinvolti non hanno mai avviato alcuna attività produttiva e che le cooperative e le aziende agricole erano prive di sedi operative, strutture, organizzazione e beni strumentali. Facevano tutte capo a un ristrettissimo ambito, quasi familiare, di persone operanti in questo carosello.
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