LEINI – «Il patrimonio edilizio pubblico di Leini è di proprietà di tutti i cittadini, ed è stato realizzato con le risorse da questi messe a disposizione con sacrifici di generazioni». A dirlo, niente meno che l’Amministrazione comunale sul Documento Unico di Programmazione. Un documento che, ogni anno, deve essere aggiornato, come pure dovrà essere aggiornata l’ultima edizione approvata dal Consiglio. Un aggiornamento che non riguarda cifre, o intenti, o progetti, ma semplicemente l’uso dei verbi. Con un imperfetto, “era”, al posto di quel presente, “è”, dal momento che una parte di quel patrimonio edilizio pubblico – il Capirone – non è più una proprietà di tutti i cittadini essendo stata ceduta in comodato d’uso all’Asl To4. Con buona pace dei sacrifici e delle generazioni che li hanno messi a disposizione.
La cessione in comodato d’uso è dettata dalla situazione economica della struttura. E i numeri raccontano una storia curiosa. I numeri dicono che nel 2018 il disavanzo era di 136mila euro, sceso a 126mila nel 2019, salito a 290mila nel 2020, a 359mila nel 2021 e 362mila nel 2022. Cos’è successo tra il 2019 e il 2020 da far più che raddoppiare l’ammontare del disavanzo? Beh, la storia dice che è cambiata l’Amministrazione, e questo è un fatto, e che sul mondo si è abbattuto il Covid, è anche questo è un fatto. Un fatto che ha creato grattacapi a non finire agli amministratori di tutto il mondo. Poi però la pandemia è finita, ma il disavanzo ha continuato ad aumentare.
E la spiegazione arriva direttamente dall’Amministrazione: oltre alle maggiori spese per contenere l’emergenza pandemica (anche se i numeri nudi e crudi dicono che i costi del Capirone per il 2020 sono stati di poco inferiori a quelli del 2019, quelli del 2021 di poco inferiori a quelli del 2020 e quelli del 2022 di una trentina di migliaia di euro superiori a quello del 2021) anche le minori entrate che si sono generate a causa del minor numero di utenti ospitabili in struttura. Di fatto quanto hanno sempre sostenuto i famigliari degli ospiti: aumentare gli ospiti per far diminuire il “buco”. E per risolvere la situazione dei numeri, l’Amministrazione si è affidata ad uno studio di Genova (sborsando altri seimila euro scarsi) per fare un’analisi della sostenibilità economica, finanziaria e patrimoniale della struttura, e per individuare eventuali profili di responsabilità che possano derivare per gli amministratori comunali.
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