Il Pensatore – Noi e i selvaggi

Ci sono libri che, riletti in età adulta, offrono orizzonti inimmaginabili e che aprono mondi inaspettati. In questi giorni mi sono ritrovato fra le mani un classico della letteratura inglese, che avevo incontrato da bambino. Si tratta del romanzo Robinson Crusoe dello scrittore del ‘700 Daniel Defoe, che tutti conoscono. La storia del naufrago che riesca a sopravvivere in un’isola sperduta dei mari del Sud è risaputa, ma forse non tutti hanno prestato attenzione al pensiero che guida l’autore del libro e l’idea di mondo e di civiltà che lo anima.

Per intanto emerge il superiority complex degli occidentali nei confronti di tutte le altre culture, che vengono ritenute inferiori, alla stregua di selvaggi, come ribadisce costantemente l’eroe inglese. I motivi per cui gli Altri sono selvaggi sono molteplici, dal cannibalismo all’abbigliamento adamitico, dall’ignoranza alla mancanza di qualsivoglia senso religioso della vita; con il presupposto della superiorità dell’uomo bianco sui selvaggi l’odiosa pratica della schiavitù è tranquillamente accettata, come se si trattasse di una naturale conseguenza del diritto dei Bianchi a dominare sui Neri. Questo spiega perché Robinson non esita a praticare il commercio di schiavi e non si pente neppure quando il veliero fa naufragio, mentre considera empio di fronte a Dio la disobbedienza nei confronti dei consigli del padre, che gli aveva suggerito di non mettersi in mare e di restare in Inghilterra.

Il diritto di creare colonie, di assoggettare popoli e di trasformarli in schiavi si giustifica con la missione civilizzatrice che l’occidentale si è assegnato nei confronti degli altri uomini.

Prova evidente di ciò è l’atteggiamento paternalistico che Robinson mantiene nei confronti di Venerdì, anche se nel momento in cui cerca di convertire il suo schiavo al cristianesimo, questi gli rivolge alcune domande che lo mettono in forte imbarazzo e che liquida come ingenua curiosità da selvaggi. Una delle domande di Venerdì è invece teologicamente molto appropriata: perché un Dio buono e creatore del mondo avrebbe permesso il Male?

Robinson non sa rispondere e non trova nella Bibbia una risposta soddisfacente e si si affida alla maestà di Dio, che possa illuminare le menti offuscate dei primitivi che pongono questioni insensate.

Ai selvaggi Robinson riconosce, con un sorriso compiacente, una propensione ad essere addestrati e dominati, una natura semplice e genuina, una forza notevole che li rende adatti ai lavori più impegnativi.

Il romanzo di Defoe è del 1719; da allora sono passati 3 secoli; siamo sicuri che il nostro atteggiamento di occidentali nei confronti degli Altri sia cambiato radicalmente?

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