VERCELLI – Conclusa indagine su smaltimento rifiuti “gonfiati”

VERCELLI – Si è recentemente conclusa una delicata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vercelli (p.m. dott. EZIO DOMENICO BASSO) in collaborazione con la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nel settore dello smaltimento rifiuti.

Le attenzioni investigative dei Magistrati e dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria si sono concentrate su imprenditori del Nord Italia, attivi nei settori dello smaltimento rifiuti e delle energie alternative, che hanno realizzato iniziative imprenditoriali nei territori della provincia di Vercelli e Messina.

L’indagine si è, in particolare, imperniata sui rapporti tra le società vercellesi ed una partecipata pubblica messinese, le cui quote di maggioranza sono detenute da enti comunali.

La società di utility, che gestisce, nella provincia di Messina, la più grande discarica di rifiuti del territorio, avrebbe sostenuto, nel biennio 2013-2015, oneri connotati dal profilo dell’antieconomicità ad esclusivo beneficio delle aziende piemontesi.

I militari del Nucleo PT, esaminando la documentazione contabile, hanno scoperto che, per lo smaltimento del percolato da discarica (liquido altamente inquinante che si origina prevalentemente dall”infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi) la società pubblica messinese aveva affidato i lavori direttamente a società vercellesi, i cui amministratori ricoprivano cariche o detenevano quote della stessa società pubblica, senza esperire alcuna gara o ricerca di mercato finalizzata alla ricerca del contraente più vantaggioso (in termine di minor costo) per la Pubblica Amministrazione.

Il tutto, in violazione del Codice degli Appalti (che prevede l’obbligo di gara per il servizio di smaltimento rifiuti) , in una evidente situazione di commistione di interessi tra affidante ed affidatario in ragione delle compartecipazioni societarie e della compresenza dei medesimi soggetti nei vertici di entrambe le società.

La società piemontese, provvedeva al trasporto del percolato in proprio o mediante altre società sempre riconducibili alle medesime persone fisiche, conferendo il rifiuto speciale ad un’azienda di Gioia Tauro applicando un ricarico pari al 132% rispetto al costo del servizio ed ottenendo così un profitto pari a 1,5 mln di euro circa a fronte di un costo complessivo di 6 milioni di euro, onere che è stato sostenuto dalle “tasche” dei cittadini siciliani che hanno “pagato caro” il servizio di smaltimento rifiuti.

I responsabili sono stati segnalati all’A.G. inquirente per i delitti di cui agli artt. 323 comma 2 c.p. (abuso d’ufficio aggravato), 110 c.p. (concorso), art 81 c.p. (reato continuato).

Il controllo della spesa pubblica, attuato dalla Guardia di Finanza, contrastando truffe, abusi e sprechi, favorisce migliori e sempre maggiori servizi alla collettività.

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