CANAVESE – Un’indagine volta a sondare la conoscenza e la frequentazione del Sacro Monte di Belmonte da parte delle famiglie con figli in età scolare.
Dieci domande che hanno permesso di conoscere ciò che Belmonte rappresenta nella vita concreta e nell’immaginario dei suoi “abitanti” e di individuare aspetti che potranno essere utili per la valorizzazione del patrimonio culturale riconosciuto dall’Unesco. Su 450 questionari distribuiti nel mese di febbraio, nell’ambito del progetto “Belmonte, un Sacro Monte aperto al mondo”, sono 375 le risposte, ottenute grazie alla sollecitudine degli insegnanti che hanno trasmesso il questionario alle famiglie degli allievi delle scuole di Cuorgnè, Prascorsano e Valperga.
Tra i rispondenti, prevalentemente donne nella fascia di età tra i 41 anni e i 50 e tra i 31 e i 41 anni, sono individuati i sottogruppi di: nativi sul territorio e residenti in Valle Gallenca (135), nativi sul territorio e residenti a Cuorgnè (153), residenti sul territorio ma non nativi (87), ulteriormente suddivisi in italiani non piemontesi (31) e stranieri (56).
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L’indagine testimonia il senso di appartenenza e il rapporto vivo degli abitanti del territorio, in particolare della Valle Gallenca, con il Sacro Monte nei suoi diversi aspetti, individuati principalmente nel Santuario, il bosco, i percorsi per arrivarci, il ristorante. Molti i ricordi e i racconti, indicati dal 40 % dei rispondenti, in cui si fa riferimento alla fondazione del Santuario per un voto di Re Arduino, al miracolo del cielo oscurato quando si volle trasferire la statua della Madonna.
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In generale si tratta di ricordi belli, a volte teneri e carichi di nostalgia che inducono gli scriventi a tornare spesso a Belmonte: ricordi di infanzia, di passeggiate con i genitori, i nonni, gli amici e picnic al “campass”, per molti molto importanti. Ricordi di momenti di preghiera e di riflessione organizzati dagli oratori, e di messe, matrimoni, riti. In particolare, la Via Crucis notturna che si svolge durante la settimana santa tra le cappelle, la messa della notte di Natale, le celebrazioni del 2 o del 17 agosto. Le cappelle della Via Crucis sono citate prevalentemente nei discorsi degli studiosi e di persone piuttosto anziane che raccontano di pratiche devozionali del passato (curiosa, remota pratica era quella di far prendere a sassate dai bambini le statue dei soldati e dei cattivi…).
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Rispondono di essere state a Belmonte, almeno una volta, 241 persone, il 64% del totale. Dalla Valle Gallenca, a cui “appartiene” geograficamente Belmonte, ci va abitualmente il 50%, da Cuorgnè il 32%; non conoscono Belmonte una ventina di persone, in prevalenza stranieri, che però ne hanno sentito parlare. L’87% conosce il Santuario, la totalità degli abitanti della Valle Gallenca e di Cuorgnè, ed evidentemente, visto il 64% di chi ci è realmente stato, la conoscenza del Santuario è intesa in senso ampio, come consapevolezza, anche solo visiva, della sua presenza sul territorio e non solo come conoscenza diretta. Le 13 Cappelle della Via Crucis sono conosciute dal 58% del totale, i sentieri sono frequentati dal 52% mentre il 62% delle persone ha raggiunto Belmonte a piedi, almeno una volta. Meno noto sembra essere l’aspetto archeologico conosciuto solo dal 28% delle persone. Rimane costante il dato più alto degli abitanti della Valle Gallenca e di Cuorgnè rispetto al gruppo dei non piemontesi e di gli stranieri
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Il 60%, afferma di sapere dell’iscrizione del Sacro Monte tra i beni che l’Unesco definisce patrimonio dell’umanità. Il sottogruppo della Valle Gallenca, col suo 76%, conferma una diffusa consapevolezza del valore culturale del Sacro Monte, seguito dal sottogruppo di Cuorgnè con il 58%. Per il 46% degli intervistati Belmonte è soprattutto il Santuario. Il contesto naturalistico e la rete dei sentieri, presi a sé, rappresentano il Sacro Monte per il 14% del totale. A
nche le Cappelle della Via Crucis sono poste decisamente in secondo piano: pur essendo conosciute dal 58% del totale, rappresentano Belmonte solo per il 10% del totale degli intervistati. Un dato interessante: la scelta sale al 16% per il sottogruppo degli stranieri. Per il 59% delle persone interpellate la conoscenza di Belmonte è stata promossa dalla famiglia, seguita dagli amici (25%) e, al terzo posto, dalla scuola (22%). Per il 19% del totale la conoscenza di Belmonte è stata favorita dalla parrocchia. Per il sottogruppo dei non piemontesi e degli stranieri prevalgono gli amici. Il 79% dei rispondenti ritiene che Belmonte sia adeguatamente conosciuto e frequentato a livello locale mentre sul livello nazionale la percezione è contraria: solo il 17% ritiene che ciò avvenga e che la conoscenza e frequentazione a livello nazionale non sia adeguata. Se interrogati su quali aspetti attuali di Belmonte ritengano più importanti, il 64% ha indicato quello naturalistico.
La domanda, che porta ad esplicitare l’aspetto soggettivo ed attuale di questa rappresentazione, è confermata anche dalla netta prevalenza di questa scelta alla domanda “Su che cosa dovrebbe puntare Belmonte per il suo sviluppo?” L’aspetto devozionale è ritenuto importante dal 42% del totale delle persone interpellate, con una netta prevalenza del sottogruppo della Valle Gallenca, dove viene indicato dal 55%. Segue l’aspetto culturale (29%), valorizzato soprattutto in Valle Gallenca (36%) e tra i non piemontesi (un terzo, 11 su 31). L’aspetto sportivo ha importanza per il 17% di chi risponde mentre quello ricreativo conta per il 14% (interessante il dato della Valle Gallenca, 19%, mentre Cuorgnè si limita all’11%; per gli stranieri si sale al 16%).
Su che cosa dovrebbe puntare Belmonte per il suo sviluppo? Per i rispondenti l’aspetto naturalistico-ecologico prevale per il 57%, mentre si situano a pari merito l’opzione “spiritualità” e “storico-culturale” col 47%. Il sottogruppo della Valle Gallenca, in quest’ultimo caso, dà una valutazione più alta (56%) in corrispondenza all’indicazione dell’aspetto devozionale, personalmente più sentito. L’aspetto comunitario-ricreativo viene scelto dal 37% del totale, infine, quello sportivo è segnalato dal 30% degli interpellati, con un contributo dei non piemontesi che sale al 36%.
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