RIVARA – Se n’è andato questa mattina nel Suo Castello di Rivara il Gallerista, Curatore e Direttore Franz Paludetto. Nato ad Oderzo in provincia di Trevisto nel 1938 è stato un grande Maestro dell’Arte contemporanea, punto di riferimento in Italia e nel mondo. Era conosciuto da tutti: dagli addetti ai lavori, agli artisti, alle semplici comparse e a tutti coloro che ha incontrato nella sua movimentata vita artistica anche se, come pensano in molti, forse nessuno lo ha conosciuto davvero.
Grande artista e, come tutti i grandi, particolarmente estroso, geniale e aperto a tutte le sfumature della vita. Complice probabilmente un’infanzia difficile, dove il padre, Podestà di Oderzo, l’ha sottoposto ad un regime famigliare particolarmente duro e poi, alla fine della guerra, la vergogna per essere trattato come “figlio del fascista”; un turbine di sentimenti che ad un bambino di quell’età non possono essere compresi a pieno. Emozioni e sentimenti che, in gioventù, si riversano sulle sue scelte anticonformiste e scabrose degli anni ‘60 e ‘70, quando abbraccia la cultura tedesca, che si avvicina molto al trascorso del suo vissuto. Affascinato dagli intellettuali, ma molto più vicino a chi non aveva studiato, poteva ritenere illuminante interrogare chiunque potesse dargli uno spunto per un’intuizione o un affare. Una vita vissuta a pieno, in preda ad un turbine di emozioni, che coinvolgeva necessariamente tutte le persone che aveva al suo fianco.
Un destino che sembra un libro già scritto il suo: un noto treno sbagliato a Milano, con la coincidenza per Chiasso scambiata per quella di Chivasso, lo vede diventare casualmente il gallerista di una esordiente Gina Pane ed il socio di Jean Larcade con la galleria LP220, passando per Calice Ligure, Norimeberga e Roma. Ma il suo viaggio non finisce lì: da Roma si trasferisce a Rivara, nel castello ottocentesco sede della storica Scuola di Rivara che il secolo successivo si trasforma in un’avanguardia a livello mondiale. I decenni si susseguono ed insieme a loro i tantissimi artisti che incontra e per i quali cura mostre e gallerie: Luigi Ontani, Roman Opalka, Tania Moreaud, Jean Pierre Reynaud e Joseph Beuys, arrivano poi le performance di La Monte Young, Marian Zazeela, Pandit Pran Nath e Terry Riley e poi l’incontro con l’azionismo viennese di Hermann Nitsch e Arnulf Rainer, Giuseppe Chiari, Ugo La Pietra, Gianni Piacentino, Giorgio Ciam, Aldo Mondino e le attività di Calice Ligure con la serie chiamata “A Calice ligure non c’è il mare”, Pier Paolo Calzolari, Alighiero Boetti, Edward Kienholz, Nitsch e Mondino, Paul Renner, Pino Pascali solo per citarne alcuni.
Ma è nel 1985 che lega la sua storia con quella del Castello di Rivara: da quel giorno inizia una lunga serie di mostre degli Sergio Ragalzi, Salvatore Astore, Ferdi Giardini, e comincia anche la grande collettiva annuale “permanente” denominata Equinozio d’Autunno (inizio nel 1987). Negli anni infiniti sono gli artisti che Paludetto ospita nel suo Castello e nei primi anni del 2000, grazie all’aiuto dell’amata seconda moglie Carolin Linding, sposta a Norimberga parte della sua attività con la creazione della galleria Lindig in Paludetto, ponte “artistico” ideale tra Italia e Germania che ha caratterizzato gli ultimi 25 anni della sua carriera. Nel 2010, attraverso l’esperienza romana di un piccolo spazio espositivo nel quartiere San Lorenzo, si arricchisce di artisti come Daniela Perego, Elvio Chiricozzi, Oreste Casalini e consolida il Progetto Permanente del “Museo di Arte Italiana 19852015”, con la nascita ufficiale del Centro Di Documentazione Cartaceo del Castello di Rivara (attualmente a cura di F. Arra).
Negli ultimi anni della sua vita Franz ospita altrettante importanti mostre dando spazio ai giovani artisti contemporanei come Arboccò, Baragliui, Bianco, Pigliapochi, Spatola, Preve e Sosnovskaya, dimostrando la sua sempre crescente curiosità ed interesse verso i giovani artisti. Perdutamente innamorato del Suo Castello, i suoi occhi si illuminavano ogni volta che lo guardava; un’anima antica la sua, probabilmente incarnata in un’epoca che non gli apparteneva. Conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, forse lo è stato meno da parte dei suoi compaesani rivaresi, che non sempre hanno saputo capirlo a fondo. Molto spesso critico verso le amministrazioni che si sono seguite durante gli anni perché, a dir suo (e non solo), non sono state in grado di valorizzare la prestigiosità del Castello.
“Franz ci ha lasciato poco fa….finalmente è sereno e starà già organizzando una mostra con Aldo Mondino, Hermann Nitsch, tanti altri amici e discutendo davanti ad un buon vino ed una sigaretta con l’amico Lucio Dalla…Senza dimenticare Alighieri Boetti” è il ricordo del suo amato figlio Davide che da lui ha ereditato la passione per l’arte. Commosso anche il Sindaco di Rivara, Roberto Andriollo: “Se ne va un grande artista che ha dato lustro a Rivara in Italia e nel mondo. Mi spiace che, come gran parte degli artisti, non sia stato capito a pieno dai rivarese. Con lui ho sempre avuto un rapporto pacifico e duraturo nel corso degli anni e mi auguro che Davide porti avanti quanto fatto da suo padre per il Castello e per Rivara”.
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