TORINO – Alla fine hanno vinto gli imbecilli, e hanno perso le persone per bene. Quelle che credono nel bene pubblico e nella condivisione. Quelle che pagano le tasse, che comprano il biglietto per il bus, che non saltano la fila. Quelle che fanno la raccolta differenziata. Insomma, quelli che rispettano le regole e il prossimo. Amare considerazioni quelle che riguardato [TO]BIKE, che dieci hanno fa ha rivoluzionato il modo di pensare la mobilità urbana, riportando in auge la bicicletta come simbolo di uno stile di vita moderno e sostenibile.
Dieci anni finiti domenica 12: “L’inizio è stato incoraggiante – spiegano – Le bici gialle in giro per la città aumentavano, prima in centro, poi in periferia, poi in cintura. Sono arrivate anche le prime difficoltà, lo abbiamo ammesso senza nasconderci. Furti e vandalismo hanno iniziato ad un certo punto a diventare un problema serio, a compromettere la stabilità dell’intero progetto. Per scelta abbiamo spesso voluto minimizzare i frequenti incresciosi episodi, nel tentativo di non dare visibilità ai gesti incivili e di mantenere pulita la reputazione di Torino che, ricordiamo, è anche la nostra città, quella in cui viviamo e lavoriamo”.
E siamo ai giorni nostri. Giorni in cui si continua a credere al progetto, arrivando anche ad investire pesantemente: “La storia recente: la nostra azienda, ha rilevato [TO]BIKE dal precedente gestore, con il preciso intento di rilanciare questo prezioso servizio di mobilità urbana, diventato una icona della nostra città. Nonostante il periodo molto difficile – dal post-covid all’aumento spropositato dei costi delle materie prime e quindi dei ricambi di bici e stazioni – abbiamo investito circa un milione di euro nel rilancio del servizio negli ultimi due anni: totale restyling delle stazioni, rinnovamento delle componenti elettroniche, nuovi materiali antisfondamento per le colonnine, flotte di nuove bici più resistenti. Un investimento fatto in accordo col Comune, al quale non è stato chiesto alcun contributo: il ritorno economico era previsto per la maggior parte da inserzionisti privati tramite la pubblicità a bordo stazioni e per la minima parte dagli abbonamenti al bike sharing, il cui prezzo è rimasto invariato dall’inaugurazione del servizio ad oggi”.
Ma, come si diceva, quando si ha a che fare con un esercito di imbecilli, la partita è persa: solo nel 2022 le biciclette vandalizzate o rubate sono state circa 900. E a queste bisogna aggiungere i danni provocati ripetutamente alle varie stazioni: “Ormai i nostri dipendenti erano impiegati principalmente a svolgere due attività: sporgere denunce e raccogliere i rottami in giro per la città. Certo, una quota di vandalismo era da mettere in conto, ma nessuno poteva immaginare un accanimento così brutale e ripetuto. Una routine che ci ha costretti addirittura a rimuovere alcune stazioni dopo averle riparate inutilmente decine di volte. L’amarezza è enorme. Sappiamo di non essere stati perfetti, ma siamo anche sinceramente dispiaciuti di non aver ricevuto un sufficiente supporto dalle istituzioni locali nel fronteggiare questi attacchi sistematici a biciclette e stazioni. A nostro parere non può essere addossata al privato la responsabilità di difendersi dall’inciviltà di alcuni”.
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