RIMINI – Si è tenuta lo scorso fine settimana a Rimini e San Marino la 93^ Adunata Nazionale degli Alpini, appuntamento sempre molto sentito e partecipato.
Una ricorrenza importante quest’anno: sono stati festeggiati i 103 anni di vita dell’associazione e il 150° anniversario di fondazione del Corpo degli Alpini, avvenuto a Napoli nel 1872. Per l’occasione venerdì, nel centro storico di Rimini, hanno sfilato, per la prima volta, tutte e 18 le bandiere di guerra dei Reggimenti che dipendono oggi dal Comando Truppe Alpine dell’Esercito.
Un’adunata sentita, ancor più visto i due anni difficili dovuti alla pandemia, che ha radunato in pochi giorni centinaia di migliaia di penne nere e simpatizzanti provenienti da tutto il mondo. Una festa tradizionalmente contraddistinta da canti, incontri, iniziative culturali e feste. E proprio il clima di festa, sebbene l’ANA avesse più volte ribadito e sperato in un comportamento responsabile delle penne nere, ha, purtroppo, causato il verificarsi di alcuni episodi poco piacevoli (secondo le segnalazioni raccolte da alcuni social network relative a molestie che sarebbero state rivolte ad alcune decine di ragazze durante l’Adunata).
La presa di posizione del Presidente Nazionale dell’Associazione, Sebastiano Favero, non si è fatta attendere. Lo stesso, infatti, attraverso un comunicato stampa ha voluto prendere le distanze dai comportamenti incivili segnalati che certo non appartengono a tradizioni di valori che da sempre custodisce e porta avanti l’Associazione.

«Dopo gli opportuni accertamenti, risulta che alle Forze dell’Ordine non sia stata presentata alcuna denuncia rilevando, poi, che quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione, che però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata: messaggi che sono emersi in tutta la loro essenza sugli striscioni portati in sfilata domenica, con oltre 75mila penne nere provenienti da tutto il mondo» si legge sul comunicato che continua «L’Ana fa notare che ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello “taroccato”, ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell’Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni: quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini» sottolinea a gran voce Favero.
Messaggi di sdegno e di accusa stanno circolando in queste ore su tutti i social e, in generale sul web, generalizzando il comportamento di tanti incivili associandolo la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione.
«Gli alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà, come testimoniano ad esempio i 5,4 milioni di ore di lavoro volontario prestate in un anno durante l’emergenza Covid, e che si impegnano a trasmettere i loro valori ai giovani, così come accade nei Campi scuola, che anche quest’anno saranno organizzati in tutta Italia per ragazze e ragazzi dai 16 ai 25 anni» conclude il comunicato.