PIEMONTE – Oggi, sabato 5 giugno, è la Giornata Mondiale dell’Ambiente.
Arpa Piemonte ha pubblicato un resoconto sulla situazione ambientale in Piemonte, nel 2020.
La qualità dell’ambiente nel 2020 mostra, rispetto ai trend storici, parametri in miglioramento, come ad esempio, la qualità dell’aria, per tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa, si osserva una riduzione delle concentrazioni, con le sole eccezioni dell’ozono e del benzo(a)pirene, la qualità delle acque dei laghi, al termine del sessennio di monitoraggio 2014-2019, il 73% dei corpi idrici presenta uno stato ecologico buono o superiore e il 27% sufficiente mentre per lo stato chimico il 91% dei corpi idrici risulta buono. Anche il dato riferito al consumo di suolo è positivo, risultando inferiore al dato nazionale e collocandosi tra i più bassi del Nord Italia.
In miglioramento, anche se in misura ancora non sufficiente, i dati relativi al particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) e l’ozono, rispettivamente nei mesi freddi e nei mesi caldi dell’anno, mentre i casi di superamento del valore limite annuale relativi al biossido di azoto sono localizzati in un numero limitato di stazioni da traffico.
Per la qualità dell’aria è importante ricordare che nel 2021 in nessuna stazione di Arpa Piemonte è stato raggiunto il limite dei 35 giorni del livello giornaliero di protezione della salute per i PM10 (50 microgrammi/metro cubo), mentre negli anni scorsi il limite è stato raggiunto nella stazione Torino Rebaudengo, il 12 febbraio nel 2019 e il 9 febbraio nel 2020, e nella stazione di Alessandria Volta, ad Alessandria, secondo capoluogo con valori critici, il 28 febbraio nel 2019 e il 28 marzo nel 2020.
“I nostri piani regionali tracciano la strada per un Piemonte sempre più verde – commenta l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Siamo ansiosi di poter utilizzare i fondi europei per finanziare grandi progetti, i più grandi che la storia regionale possa realizzare per avviare una vera transizione ecologica, e le importanti ricadute ambientali previste porteranno a grandi benefici per molti anni”. “Non esiste un futuro possibile ma tanti futuri possibili – aggiunge – alla realizzazione dei quali ogni cittadino può contribuire per migliorare lo stato dei luoghi anche attraverso piccoli gesti. Le armi vincenti, che faranno la vera differenza, saranno l’insegnamento del rispetto ambientale, fin da piccoli, unitamente a massicci investimenti nella ricerca e nel trasferimento tecnologico. Quello che vogliamo è armonia tra sviluppo economico e tutela dell’ambiente attraverso l’imprescindibile sostegno alla sostenibilità. Serve una svolta epocale e la regione Piemonte non si sottrae alle sue responsabilità”
“La sostenibilità persegue la salvaguardia delle risorse ambientali per le generazioni future. Aria, acqua e territorio sono gli “ elementi” della Terra che dobbiamo preservare, sono infatti le matrici che Arpa Piemonte quotidianamente monitora, misura, analizza, controlla per poter dire come sta l’ambiente nel quale viviamo considerando tutti i contaminanti, anche quelli emergenti – sottolinea il direttore generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto – I dati dello stato di aria, acqua e suolo del Piemonte sono il punto di arrivo di un lavoro corale dei tecnici dell’Agenzia che ogni anno eseguono migliaia di campionamenti, di validazioni, di analisi. Ma i dati sono anche un punto di partenza fondamentale che Arpa mette a disposizione degli enti, come Regione Piemonte, preposti a fare delle politiche ambientali. Perché è da un semplice campione che si può capire quale può essere la strada giusta per la sostenibilità ambientale”.
Da ultimo ma certamente non meno importante, il tema del cambiamento climatico che è entrato anche nelle agende locali con la delibera della Giunta regionale con la quale è stato approvato il Documento di Indirizzo “Verso la Strategia regionale sul Cambiamento Climatico”. Due gli obiettivi che la Regione Piemonte intende perseguire: il contenimento del cambiamento climatico e l’incremento della resilienza, cioè dell’adattamento, per preparare territorio e abitanti ad affrontare le inevitabili conseguenze dell’aumento in atmosfera dei gas climalteranti.
Il clima
L’anno 2020 in Piemonte è stato il 6° più caldo degli ultimi 63 anni, con una temperatura media di circa 10.6°C ed un’anomalia termica media attorno a +1.1°C rispetto alla climatologia del periodo 1971-2000. L’anno va a chiudere il decennio più caldo sulla regione a partire dagli anni ’60. L’apporto delle precipitazioni totali annue è stato pari a 936.1 mm, con un deficit di 50 mm (pari al 5% dei valori medi del periodo 1971-2000) portando il 2020 ad essere il 24° anno meno piovoso a partire dal 1958.
Durante l’evento alluvionale del 2-3 ottobre 2020 è caduta sul territorio regionale circa il 16% della pioggia che cade normalmente in un anno e il 20% in più di quanto si registra abitualmente nel mese di ottobre, il 2 ottobre è risultato il giorno più piovoso dell’intera serie storica dal 1958 ad oggi con 110.5 mm medi sul territorio piemontese.
Il tema del cambiamento climatico è entrato anche nelle agende locali e con D.G.R. del 27 novembre 2020, n. 66-2411 è stato approvato il Documento di Indirizzo “Verso la Strategia regionale sul Cambiamento Climatico – finalità, obiettivi e struttura” che intende fornire i primi indirizzi per la stesura della Strategia Regionale sul Cambiamento Climatico (SRCC) a partire da quanto emerge dal quadro regolamentare internazionale, nazionale e locale, dai trend climatici attuali del Piemonte e dai relativi scenari. In particolare, il Documento descrive l’articolazione in cui dovrà essere strutturata la SRCC, che costituisce un tassello e nello stesso tempo si alimenterà dalla Strategia per lo Sviluppo Sostenibile e sancirà in modo inequivocabile l’impegno del Piemonte nel contrasto al cambiamento climatico, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica al 2050 come indicato dalla Commissione Europea.
L’aria
I dati del 2020 confermano che gli inquinanti esclusivamente di origine primaria, come il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene, l’arsenico nel PM10, il cadmio nel PM10, il nichel nel PM10 e il piombo nel PM10 non costituiscono più una criticità in quanto rispettano ampiamente i valori di riferimento di legge su tutto il territorio. L’unica eccezione è rappresentata dal benzo(a)pirene.
Numerose difficoltà nel rispetto degli obiettivi di legge si hanno invece per gli inquinanti completamente o parzialmente secondari. In Piemonte, analogamente a quanto accade in tutto il Bacino Padano, permangono situazioni problematiche a scala regionale per il particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) e l’ozono, rispettivamente nei mesi freddi e nei mesi caldi dell’anno, mentre i casi di superamento del valore limite annuale relativi al biossido di azoto sono localizzati in un numero limitato di stazioni da traffico.
Per tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa, si osserva una riduzione delle concentrazioni a livello di serie storiche, con le sole eccezioni dell’ozono e del benzo(a)pirene. Ciò è connesso alla diminuzione, negli ultimi decenni, nelle emissioni industriali/civili sia delle quantità degli inquinanti stessi sia, per gli inquinanti che hanno anche un’origine secondaria, dei loro precursori. Tale diminuzione però non sempre è stata sufficiente a determinare il rispetto dei valori limite o dei valori obiettivo indicati dalla normativa.
Per le emissioni in atmosfera i comparti più critici risultano essere quelli relativi al trasporto stradale, al riscaldamento e all’agro-zootecnia. È da rilevare che la combustione del legno, e più in generale delle biomasse, negli ultimi anni ha assunto un’importanza crescente, in particolare per le emissioni di particolato e di benzo(a)pirene.
In generale i dati rilevati dalla rete di qualità dell’aria nel 2020 sono tra i più bassi tra quelli storicamente misurati in Piemonte, ma in alcuni casi presentano un aumento rispetto al biennio 2018-2019 che era stato caratterizzato da condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli alla dispersione degli inquinanti, in particolare in relazione alla piovosità.
Nel caso del PM10 per il terzo anno consecutivo il valore limite annuale è stato rispettato in tutto il territorio, mentre la situazione rimane critica – pur in presenza di un trend storico in diminuzione – per il valore limite giornaliero, pari a 50 µg/m3, con più di 35 superamenti nei maggiori centri urbani e in gran parte delle aree di pianura. Il PM2.5 ha invece rispettato il valore limite annuale su tutto il territorio.
Il biossido di azoto ha rispettato il valore limite orario su tutto il territorio, mentre il valore limite medio annuale è stato superato in due stazioni da traffico dell’area urbana torinese (Torino Consolata e Torino Rebaudengo).
L’ozono si conferma nei mesi estivi un inquinante ubiquitario, con superamenti del valore obiettivo per la protezione della salute sulla quasi totalità del territorio.
L’acqua
La valutazione degli indici di stato relativi all’anno 2019 ha concluso il triennio di monitoraggio, permettendo così la verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità al 2021 sulla base dei dati dei due trienni di monitoraggio 2014-2016 e 2017-2019. Al termine del sessennio di monitoraggio 2014-2019, relativamente ai fiumi, emerge come il 47% dei corpi idrici presenti uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 53% Sufficiente o inferiore. Per quanto riguarda lo Stato Chimico il 77% dei corpi idrici risulta Buono.
Al termine del sessennio di monitoraggio 2014-2019, relativamente ai laghi, emerge come il 73% dei corpi idrici presenti uno Stato Ecologico Buono o superiore e il 27% Sufficiente. Per quanto riguarda lo Stato Chimico il 91% dei corpi idrici risulta Buono.
La classificazione rimane uno degli aspetti più importanti che consente di misurare la rilevanza degli impatti determinati sul corpo idrico (a carico di una o più delle componenti monitorate) dall’insieme delle pressioni antropiche. Attraverso la revisione dell’analisi delle pressioni avvenuta nel 2019-2020, applicando la metodologia definita a livello distrettuale, sono state individuate le pressioni antropiche più significative sui corpi idrici, cioè quelle potenzialmente in grado di pregiudicarne il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità. Tra queste risultano più significative le alterazioni morfologiche, in particolar modo relative alle modificazioni della zona ripariale, i prelievi, gli scarichi di acque reflue urbane e l’agricoltura.
Il territorio
Consumo di suolo
Il Rapporto sul consumo di suolo SNPA 2020, riferito al 2019, stima per la regione Piemonte un consumo totale di suolo complessivo di circa 170.700 ettari pari quindi al 6,72% della superficie totale regionale (circa 2.540.000 ettari). Il valore percentuale risulta inferiore al dato nazionale, che si colloca al 7,10% e tra i più bassi del nord-Italia ed in particolare rispetto alle regioni confinanti di Lombardia (12%) e Liguria (7,2%).
L’incremento netto di suolo consumato nel 2019 in Piemonte è stato di 222 ettari, costante rispetto al dato del 2018 di 223 ettari e in flessione rispetto agli anni precedenti del 2017 con 552 ettari e 2016 con 392 ettari.
Se rapportato alla popolazione il consumo annuale netto pro-capite per il Piemonte rimane attestato a circa + 0,5 m2/abitante, valore tra i più bassi a livello nazionale ma comunque positivo nonostante il trend demografico recessivo che ha interessato la nostra regione anche nel 2019.
Campi elettromagnetici
La densità di impianti di telefonia, durante il 2020 e inizio 2021, ha mostrato un aumento in tutte le province, più marcato nelle aree dove gli operatori di telefonia hanno fatta partire più rapidamente lo sviluppo della rete 5G.
A livello regionale, la densità di impianti radio tv è invece rimasta, salvo piccole fluttuazioni, sostanzialmente costante negli ultimi 5-6 anni.
Per il 2020 è stato registrato 1 caso di superamento del valore di attenzione fissato dal DPCM 08/07/2003 in prossimità di impianti radiotelevisivi, comunque già rientrato nell’arco dell’anno, ed 1 superamento dello stesso valore di attenzione presso impianti per telefonia, mentre non si è avuto nessun caso di superamento del limite di esposizione.
Il 5G, seppure con un contributo di potenza installata intorno al 4%, genera livelli di esposizione poco significativi: tra i siti presi a campione, il valore massimo rilevato è stato pari a 0.75 V/m. Questo aspetto è legato al fatto che sono ancora molto pochi i terminali 5G in circolazione e che le antenne 5G di fatto producono un campo elettrico significativo solo quando ci sono utenti connessi.
Siti contaminati
Attualmente i siti censiti sull’intero territorio regionale sono 1.875, di cui 831 con procedimento attivo e 1044 conclusi (dato aggiornato al 1° marzo 2021).
La Città Metropolitana di Torino possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati, anche se è necessario leggere tale dato in rapporto all’estensione, alla concentrazione e alla qualità delle attività insediate; seguono le province di Novara e Alessandria.
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