CANAVESE – Il gruppo spontaneo “Noi della RistorAZIONE Piemontese”, formato da numerosi ristoratori canavesani, ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Ministro dell’Interni, al Presidente della Regione Piemonte e al Prefetto di Torino, sollevando le problematiche e la sofferenza che stanno vivendo, per le decisioni assunte dal Governo durante l’emergenza pandemica.
La pubblichiamo qui di seguito.
“Con la presente il gruppo “Noi della RistorAZIONE Piemontese”, gruppo che in pochi giorni ha raccolto l’adesione di centinaia di ristoratori piemontesi, desidera portare all’attenzione di tutti i principali apparati dello Stato Italiano le sofferenze di un ceto produttivo, ridotto allo stremo.
Ormai è sempre più tangibile in tutto il Paese lo stato di estrema disperazione dei ristoratori, oppressi da costi ricorrenti divenuti insostenibili e quasi tutti privi delle risorse indispensabili per vivere una esistenza dignitosa. I ristoratori (ma non solo questa categoria) sono ormai al collasso. Non è possibile prolungare la chiusura forzata delle attività di ristorazione anche solo di un altro giorno.
A breve saremo costretti a chiudere definitivamente le nostre attività commerciali, senza più poter onorare le scadenze.
Noi abbiamo sempre creduto nei Vostri accorati proclami finalizzati ad incoraggiare i cittadini a “tenere duro”, ad avere pazienza ed alla promessa di un ritorno “a breve” ad una vita normale.
Vorremmo evidenziare l’art. 4 della Nostra Costituzione che: ”…riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Pertanto il diritto a lavorare che noi oggi rivendichiamo è sacrosanto, sancito e tutelato dalla Nostra Costituzione.
Da moltissimi anni lavoriamo con impegno e dedizione per onorare i nostri obblighi fiscali verso lo Stato Italiano che Voi rappresentate, sacrificando molte volte nostri interessi personali per il superiore bene di tutti.
Ora però è giunto il momento che le Istituzioni prendano atto della reale situazione in cui versa il Nostro Paese: le attività commerciali sono allo stremo e la popolazione comincia davvero a dare segnali di insofferenza.
E’ diventato ormai impossibile chiedere ulteriori sforzi a lavoratori che non hanno più le risorse materiali per sopravvivere; molti persone, ormai in preda alla disperazione, vorrebbero promuovere
iniziative eclatanti per far sentire e portare all’attenzione di Voi burocrati lo stato di profonda sofferenza.
Ormai da quasi un anno il Paese è paralizzato, le attività commerciali obbligate a chiudere. Prima ci avete raccontato che non c’era alcun pericolo, poi avete imposto un lockdown totale. E noi sin dall’inizio abbiamo rispettato quanto ci è stato richiesto per aiutare il Nostro Paese ad uscire da questa pandemia.
Poi sono passati mesi: ci avete temporaneamente autorizzato a riaprire le nostre attività, con la promessa che il peggio era ormai alle spalle.
Avete promosso “il bonus vacanze”, il “bonus monopattino”, avete speso centinaia di milioni di euro (in parte versati anche da Noi contribuenti) per acquistare i “banchi con le rotelle” (che per quanto a nostra conoscenza sono depositati inutilizzati nei magazzini degli istituti scolastici) invece di creare nuove infrastrutture per rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale, infrastrutture che avrebbero permesso di affrontare quella seconda ondata che Voi avevate già da tempo previsto.
Ci avete imposto regole severe per la riapertura, e noi ci siamo organizzati per rispettare tutte le regole dettate dagli “esperti” a tutela della salute degli avventori, investendo ingenti somme di denaro.
Abbiamo ridotto di quasi la metà i posti messi a disposizione dei clienti all’interno dei nostri locali, così da mantenere il distanziamento tra le persone e tutto questo pur di poter lavorare o quantomeno sopravvivere in attesa di tornare alla normalità.
Ma nulla è stato sufficiente: avete nuovamente ordinato la chiusura di tutte le piccole attività di ristorazione, quasi fossero le nostre attività ad essere responsabili del propagarsi della pandemia.
Alcune amministrazioni comunali hanno cercato di darci il loro piccolo sostegno (come il Sindaco di una piccola cittadina, Ozegna, rappresentante delle Istituzioni e ristoratore) incoraggiandoci a resistere nella certezza che i nostri governanti avrebbero risolto il problema; ma ora tocca alle istituzioni Nazionali, Regionali e Provinciali dare una concreta risposta.
Nonostante da oltre un mese ci abbiate imposto nuovamente la chiusura degli esercizi di ristorazione, il numero dei contagi, secondo i dati da Voi comunicati, non diminuisce, a riprova di come non siano i locali di ristorazione l’origine e la causa dei contagi.
Però paradossalmente solo noi piccoli ristoratori siamo costretti a pagare per tutti, mentre i locali di ristoro dislocati lungo le reti autostradali, appartenenti alle Multinazionali, continuano ad offrire servizi senza molte volte neanche rispettare le regole che noi abbiamo rispettato fin dall’inizio con rigore.
A riprova alleghiamo uno dei tanti video da noi girati che fotografano l’attuale gestione dei locali di ristorazione lungo le reti autostradali.
I pochi ristori economici elargiti da questo governo a noi piccoli esercenti non sono sufficienti a coprire nemmeno i costi fissi delle utenze di un mese; molti di noi hanno costi di locazione da sostenere, costi legati a dipendenti (molti di loro padri e madri di famiglia che ci implorano di aiutarli, di farli lavorare per poter dar da mangiare ai loro figli), tasse statali, regionali, comunali elevatissime, che già prima della pandemia facevamo fatica ad onorare.
Nella nostra realtà territoriale non esiste “movida”, ma piccoli nuclei famigliari, ormai costretti a vivere chiusi nelle loro abitazioni o costretti a trascorrere i loro weekend in grandi centri commerciali (“sicuramente” non pericolosi per il propagarsi della pandemia), mentre le migliaia di piccole attività commerciali sono costrette a chiudere.
Voi ci avete tolto la Nostra libertà e la Nostra dignità, insieme a quella di milioni di persone.
Alle migliaia di attività di ristorazione in estrema difficoltà si sono aggiunte migliaia di famiglie che da esse, in un modo o nell’altro, dipendono.
Una “strage degli innocenti” che mai avremmo potuto anche solo immaginare in un Paese Democratico.
Anche se comprendiamo la grande utilità del ruolo istituzionale che ricoprite, vorremmo sommessamente ricordarVi che per noi nessuno stipendio è garantito alla fine di ogni mese, e le Vostre retribuzioni dipendono anche dalla sopravvivenza di centinaia di migliaia di piccole attività commerciali private, che lavorano, producono reddito e pagano le tasse in Italia.
I costi delle bollette cominciano ad accumularsi, così come le fatture a scadenza, i finanziamenti ed i mutui contratti da molti di noi, gli affitti dei locali commerciali, i contributi nostri e dei dipendenti …
Ormai abbiamo dato fondo ai risparmi racimolati in anni di lavoro per far fronte ad un anno di inattività forzata.
A tutto questo non è stata data alcuna importanza sia dai rappresentanti del Governo, delle Regioni, delle Province ecc., tutti pronti solamente a minacciarci e colpirci con pesanti sanzioni pecuniarie (come se non fossimo già alla fame) qualora non avessimo rispettato gli ordini di chiusura dei Nostri locali.
L’attenzione delle Istituzioni nei confronti delle piccole e medie imprese è stata pressoché nulla; e questo viene dimostrato dal totale disinteresse mostrato verso la recente iniziativa presa dai ristoratori di tutt’Italia: “io apro” che non è stata degnata da parte di nessun esponente di governo neanche di un commento.
Si è preferito far passare il tutto nel silenzio delle istituzioni: in pratica, ciò che è stato fatto sin dall’inizio della pandemia cioè far finta che queste attività quasi non esistano.
Si richiede pertanto alle SS.LL. un tavolo di confronto urgente per poter attuare un piano di emergenza al fine di concordare una gestione condivisa della situazione in essere, che permetta a Noi ristoratori (ed a tutte le piccole realtà commerciali ed imprenditoriali) di riaprire le attività produttive, pur sempre nel rigoroso rispetto dei protocolli dettati dagli esperti preposti.
Qualora dovesse persistere il Vostro disinteresse verso il grido di sofferenza di migliaia di lavoratori, saremo costretti a intraprendere ogni più utile iniziativa e manifestazione opportuna per tutelare il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione.”
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