FIERE – “Qualche giorno fa, ho incontrato e raccolto le denunce di vari esponenti – tra cui Ivan Scarpa, Presidente Associazione Fieristi in Sardegna , appartenenti ad una delle categorie maggiormente colpite dalla pandemia, ossia tutta quella filiera legata al mondo fieristico costituita da venditori ambulanti, torronai, produttori di formaggi e dolciumi, espositori e tutti gli operatori che si occupano della realizzazione di eventi.” A dichiararlo è il Deputato di Fratelli d’Italia, Salvatore Deidda Sasso, che ha presentato un’interrogazione parlamentare in merito.
“Il Governo pare si sia completamente dimenticato di loro – continua Deidda Sasso – e continua a penalizzarli senza dettare nessuna linea guida. Con questa interrogazione, chiediamo all’Esecutivo di istituire immediatamente un tavolo di confronto con i rappresentanti del settore, rivalutare le misure contenute nell’ultimo Dpcm che li discrimina totalmente nonostante siano in grado di rispettare le misure anti-Covid, soprattutto in spazi ampi e all’aperto, oltre allo stanziamento di più fondi per risanare l’intera filiera.”
Qualche giorno fa l’Associazione Fieristi Italiani (AFI) ha inviato una lettera al Senato per richiamare l’attenzione del Governo sulle problematiche della categoria.
Categoria che non gode di un codice Ateco dedicato, ma che rientra in quello degli operatori commerciali su aree pubbliche, compresi coloro che svolgono il mercato settimanale.
“A causa della mancanza di tale riconoscimento – scrivono nella lettera – le circa 60mila imprese commerciali inquadrabili tra la categoria dei fieristi (dietro a ciascuna delle quali viene ricavato il reddito di almeno una famiglia) sono state costrette ad interrompere la loro attività per effetto delle disposizioni anti Covid- 19 che hanno previsto la sospensione delle fiere e delle sagre a partire dal mese di marzo, senza considerare congrui ristori economici calcolati alla luce delle reali esigenze quotidiane”.
Nella lettera l’associazione chiedeva l’apertura di un tavolo di lavoro e di confronto volto al riconoscimento della categoria dei fieristi, con codici Ateco distinti da quelli degli operatori commerciali che svolgono i mercati; la concessione di un “anno fiscale bianco” e la ripresa dello svolgimento di fiere e sagre non appena lo stato sanitario lo permetterà.
Inoltre, a tutela della categoria, chiedeva la concessione degli sgravi fiscali in merito ai costi di gestione degli autoveicoli e dei canoni di occupazione del suolo pubblico (unitamente alla riduzione dell’aliquota Iva), nonché l’adeguamento dei contributi previdenziali calcolandoli sulle effettive giornate lavorative; il rilascio di una concessione annuale; il riconoscimento dell’anzianità storica di ciascuna impresa quale forma di avviamento; la garanzia di non vedere modificate le aree di svolgimento delle fiere e delle sagre in quanto eventi storico-culturali e la tutela dello svolgimento di ciascuna fiera e sagra, anche mediante il divieto di svolgimento di manifestazioni equipollenti organizzate da soggetti privati sulle medesime aree nel periodo antecedente almeno i quindici giorni solari.
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