CALUSO – Questa mattina, martedì 14 gennaio, sono scattate le perquisizioni e le misure cautelari della Guardia di Finanza, nei confronti di una coppia di Caluso.
I due prestavano denaro a pensionati in difficoltà, piccoli imprenditori o persone in precarie condizioni economiche, con tassi d’usura fino al 300%.
Si tratta di Ferranti Antonio, nativo di Carini e abitante a Caluso dal 2004, tratto in arresto e condotto in carcere e della convivente Mezzo Maria, nata a Chivasso, colpita dal divieto di avvicinarsi alle vittime di usura.
Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, sono state avviate nel 2017 all’esito di un’autonoma attività informativa rafforzata dallo sviluppo di una segnalazione di operazioni sospette ai fini della normativa antiriciclaggio, che permetteva fin da subito di individuare alcune vittime della coppia, tutte del Canavese.
Le vittime erano pensionati che non riuscivano a pagare l’affitto mensile, piccoli imprenditori in difficoltà, familiari di soggetti in precarie condizioni economiche, che avevano richiesto alla coppia prestiti nell’ordine di poche migliaia di euro. Ricevuto il denaro, le vittime, che si sono trovate costrette a dover restituire somme ingenti, con tassi d’usura anche del 300% annuo, sono risultate ancora indebitate per la maggior parte, mentre la coppia si assicurava così una costante illecita fonte di profitto.
I prestiti venivano effettuati in contanti e il denaro veniva scambiato sia “a domicilio”, sia in luoghi aperti e di passaggio: fuori da esercizi pubblici e anche nei pressi di caselli dell’autostrada A4 Torino – Milano. Oltre che a Caluso, la coppia operava a Chivasso, Borgaro Torinese, Mazzé, Val della Torre, Verolengo, Vinovo e Rondissone.
Ferranti, cinquantenne privo di stabile occupazione, si faceva spesso accompagnare agli incontri dalla compagna Mezzo Maria, operatrice in una casa di riposo di Brandizzo, che lo supportava costantemente nella conduzione degli affari illegali. La coppia è risultata particolarmente accorta nel condurre le proprie attività illecite, ricorrendo a sotterfugi sia per sottrarsi alle indagini, sia per legittimare apparentemente il patrimonio a disposizione, del tutto ingiustificato rispetto ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta.
Le prime perquisizioni effettuate durante le indagini permettevano di sequestrare migliaia di euro in contanti, assegni e cambiali, abilmente occultati anche dietro un doppiofondo della cucina degli indagati. Per nulla intimorito, Ferranti ha quindi indotto talune vittime a riferire falsamente che i rapporti con lo stesso fossero riconducibili a compravendite di olio o legname, per eludere le investigazioni e giustificare i titoli sequestratigli.
Non pago di ciò, Ferranti aveva anche imposto ad un usurato di essere assunto fittiziamente per 2 anni nella propria attività commerciale – un’agenzia di viaggi – così da disporre di apparenti redditi leciti.
Unitamente all’esecuzione delle misure restrittive, è stato disposto il sequestro dell’intero patrimonio della coppia, costituito da 5 immobili ubicati a Caluso (TO) e Carini (PA), conti correnti e di deposito, per un valore di oltre 300.000 euro.
In tal modo sono stati applicati, così come la normativa consente per il reato di usura, sia l’istituto del sequestro per equivalente, in misura pari agli interessi usurari percepiti, sia quello del sequestro per sproporzione, che colpisce tutti i beni di valore non giustificabile rispetto al reddito o all’attività economica svolta.
Nel caso in esame, gli indagati hanno dichiarato redditi talmente esigui da non poter sostenere nemmeno le spese per il loro stesso sostentamento. Ferranti e Mezzo non sono risultati soli nella conduzione delle proprie attività illecite. Le indagini, infatti, hanno consentito agli inquirenti di portare alla luce un grave quadro indiziario, con il coinvolgimento di complici, la cui posizione è attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e superando peraltro la reticenza di diversi testimoni.
Gli Organi investigativi restano a disposizione di coloro che intendessero fornire ulteriori elementi informativi. L’indagine svolta si inserisce nel quadro delle attività della Guardia di Finanza a contrasto dell’usura, un’odiosa pratica criminale che tende ad ottenere ingenti guadagni, sfruttando lo stato di bisogno di soggetti in grave difficoltà e nel novero delle iniziative volte a colpire l’illecito accumulo di ricchezza, nella prospettiva di restituzione alla collettività.
(Fonte: GDF)
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