RIPAROLIUM – Un teatro da 350 posti alle porte della città. E’ questo l’obiettivo per il prossimo mandato annunciato dal sindaco uscente Alberto Rostagno. «Un’idea quantomeno curiosa.
Il teatro a Rivarolo già c’è ed è comodamente raggiungibile a piedi, visto che si trova nell’area dell’ex Vallesusa – commenta Fabrizio Bertot – Volerne costruire uno nuovo, ma scomodo e lontano dal centro, quando basterebbe entrare in possesso di quello esistente, non mi sembra sensato». Già, ma sia il polo fieristico che l’area museale e il teatro all’interno dell’ex Vallesusa sono di proprietà della Unicredit Leasing, dopo il fallimento della società Rivarolo Futura, partecipata del Comune con ASA. «Certo, ma cosa se ne fa una banca di una proprietà simile, che non rende nulla? – si chiede l’ex sindaco – E’ evidente come sia nel loro interesse trovare un accordo per la cessione.
E per il Comune sarebbe molto più utile investire in un immobile già in buona parte ristrutturato e funzionale, che non pensare ad un teatro in un’area periferica. Peggio ancora, legando il progetto alla costruzione di una nuova unità commerciale di ampie dimensioni che andrebbe ulteriormente ad acuire la sofferenza del settore nel centro storico. Senza contare il fatto che non si può fare fi nta che l’ex Vallesusa non esista. Certamente uno degli obiettivi della lista Riparolium sarà, invece, riprendere possesso di quell’area dismessa in pieno centro cittadino e semmai completarne la riqualificazione».
Ma ci sono le risorse per poterlo fare? «Certo – assicura infine Bertot – Il Comune ha tutte le disponibilità economiche per trovare una soluzione con l’istituto bancario, basta avere la volontà di trovare un’intesa. Già in sede di contenzioso, si sarebbe potuta adottare una
linea differente e già allora trovare il modo di acquisire la proprietà del sito. Del resto, i numeri forniti dalla stessa Amministrazione Rostagno lo testimoniano: erano stati accantonati 1,2 milioni di euro proprio per l’eventuale pagamento delle spese, mentre la risoluzione della trattativa si è basata su una cifra grossomodo di un decimo. Però con quella soluzione il Comune ha pagato senza ottenere nulla in cambio. Io credo, invece, che fosse possibile arrivare ad una transazione che comprendesse la cessione dell’immobile dall’Unicredit al Comune. E sono sicuro che una tale soluzione sarebbe stata la più gradita per la banca».
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