TORINO – Non solo Torino, cioè una città con molti servizi e molte risorse, ospita gli homeless. Anche il territorio della Città metropolitana ne ha un numero consistente. E non è facile sapere quanti e chi sono perché ovviamente i senza fissa dimora sono soggetti che sfuggono alle normali fonti di censimento, ma anche perché spesso ricevono aiuto da strutture private che non sono in rete con i servizi pubblici.
È quanto era emerso, nel 2017, da
una indagine ricognitiva commissionata dalla Città metropolitana di
Torino che aveva permesso di “censire” sul territorio 101
strutture tra dormitori, social housing, mense, centri d’ascolto
per la distribuzione di beni di prima necessità e ambulatori
sociali; 36 servizi sociali impegnati quotidianamente con utenza
homeless; oltre 50 i comuni interessati dal fenomeno e più di 30
quelli che concedono la residenza anagrafica in una via fittizia per
permettere ai senza tetto l’accesso alle prestazioni sociali e
sanitarie; 550 i senza dimora censiti.
L’indagine ha avuto un
secondo “step” che punta a conoscere più nel dettaglio il
profilo di questi “invisibili” e anche le best practices per
affrontare il fenomeno: i risultati sono stati presentati in un
incontro dal titolo “Homeless. Chi sono e come si interviene
sui territori della Città metropolitana di Torino” mercoledì
13 febbraio a Palazzo Cisterna. Lo studio è stato promosso
dalla Città metropolitana di Torino e realizzato da Cesare
Bianciardi del Dipartimento di culture, politiche e società
dell’Università degli studi di Torino.
Ad aprire i lavori Silvia
Cossu, consigliera delegata ai diritti sociali, parità e welfare
della Città metropolitana di Torino: “Per la prima volta, circa un
anno e mezzo fa, siamo andati a vedere qual è la situazione degli
homeless al di fuori del capoluogo. Con questa seconda ricerca
abbiamo approfondito non solo il profilo sociale degli homeless, ma
anche qual è la risposta dei territori, quali risorse hanno a
disposizione e quali si possono mettere in campo. Questo ci darà la
possibilità di dare vita a un tavolo di lavoro da cui escano delle
soluzioni attuabili a contrasto del fenomeno”.
Fra gli
interventi, Antonella Meo del Dipartimento di culture, politiche e
società dell’Università degli studi di Torino ha parlato di come
la crisi economica del 2008 abbia aggravatola situazione delle nuove
povertà, ampliando la fascia di popolazione a rischio; Stefania
Falletti dell’Osservatorio abitativo della Città metropolitana ha
messo in relazione le problematiche del disagio abitativo con quelle
dei senza fissa dimora; Stefania Fumagalli di Coldiretti ha invece
presentato alcune buone pratiche nel campo dell’agricoltura
sociale.
L’indagine si è concentrata in particolare sui
territori di Pinerolo, Rivoli, Settimo Torinese e Chivasso,
scelti tenendo conto del numero di presenze di homeless rilevate nel
2017 e dell’attribuzione della residenza anagrafica fittizia quale
indicatore di un processo strutturato di presa in carico.
Homeless in aumento
A distanza
di un anno, nel 2018, si è rilevata una variazione percentuale di +
20 % dei senza dimora presenti sul territorio metropolitano, pari a
un aumento di 111 unità.
L’aumento registrato è imputabile, in
parte, a una più puntuale annotazione del fenomeno, cioè con il
censimento di senza dimora anche in molti Comuni dove il fenomeno non
era stato rilevato nel 2017: Lanzo Torinese, Caselle Torinese,
Robassomero e Borgaro; Trofarello, Trana, Cuceglio, San Martino
Canavese, Mazzè, Torre Pellice, Pinasca, Usseaux.
L’aggiunta di
questi Comuni porta il numero totale dei Comuni nei quali sono
presenti homeless a 60, quindi nel 19% dei Comuni della Città
metropolitana di Torino si è rilevata la presenza di homeless.
Strutture pubbliche e private
Come
già messo in evidenza nella precedente indagine una buona
percentuale di strutture di terzo settore agisce non entrando in rete
con i servizi sociali pubblici, ben il 49 % del totale; un 33 % di
strutture agisce, invece, in rete con il pubblico e, in ultimo, il 18
% di strutture pubbliche (spesso dormitori, social housing o alloggi
protetti/autogestiti) sono comunque gestiti da enti di privato
sociale o di terzo settore.
Profili degli homeless presenti sui
territori metropolitani
Tre sono le tipologie di homeless presenti
sui territori metropolitani:
– «in transito», vale a
dire la tipologia classica del senza dimora itinerante: il profilo
rappresentato da soggetti itineranti che hanno sviluppato capacità
di adattamento al vivere per strada, è ormai residuale, seppur
ancora presente.
– soggetti portatori di quelle che vengono
definite «fragilità di base», quali dipendenze, malattie o
con alle spalle famiglie fragili.
Ancora rilevante è la
componente di persone con trascorsi di dipendenze – che per la
maggior parte questi hanno sviluppato anche problematiche
psichiatriche – cui si affiancano sempre di più soggetti
relativamente giovani, in età lavorativa attiva, con scarsità di
strumenti (sociali, relazionali, culturali, professionali). Questi
ultimi, in particolare, sono persone che sono sopravvissute grazie a
lavori saltuari, ma che – con la crisi del mercato del lavoro – non
riescono più a mantenersi e soprattutto a non riescono a mantenere
un alloggio.
– persone definite «normali» che cadono
nella condizione di homeless a causa di un «evento scatenante».
Di maggiore rilevanza appaiono quei
tipi di utenza senza dimora strettamente connessi all’impoverimento
generale, ovvero alla precarietà e alla perdita di fonti di reddito
certe provenienti da attività lavorative stabili. Gli operatori
osservano che quando pensano al senza dimora oggi non pensano più al
«clochard classico» -che seppur continua ad esistere ha sicuramente
mutato la sua forma in un soggetto che «aderisce seppur parzialmente
alle regole» e pertanto rientra in qualche percorso assistenziale
che prevede anche l’inserimento in strutture di bassa soglia.
Piuttosto fanno riferimento a una variegata e nuova costellazione di
persone che perdono la casa e con essa la stabilità della propria
vita, pur avendo «fino a pochi istanti prima vissuto una vita del
tutto normale». la causa scatenante in un evento preciso che
determina «un lento scivolamento», che sia la perdita del lavoro,
la separazione dal coniuge, o un lutto importante.
Non solo maschi
Resta netta la prevalenza maschile: uomini soli, spesso in età attiva, separati, con reti parentali non del tutto solide o consolidate, o completamente dissolte. Ma in alcuni territori sta assumendo rilevanza la presenza femminile: sono solitamente donne sole, single perché separate o perché non sposate, che vivevano coi genitori e si mantenevano attraverso lavori saltuari, che al momento della morte degli stessi non riescono più a mantenersi ed a mantenere la loro abitazione.
Nazionalità: gli homeless in prevalenza sono italiani
Riguardo alla nazionalità degli utenti, al di fuori del capoluogo si evidenzia una netta prevalenza di italiani. Solo a Pinerolo – dove nelle valli è presente in maniera massiccia il fenomeno dell’accoglienza diffusa dei migranti – pare assumere rilevanza il fenomeno di coloro che escono dal percorso di accoglienza e sono frequentemente utenti dei servizi di bassa soglia ma non dei servizi sociali (in quanto clandestini).
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