CASELLE TORINESE – Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota della Società Bertetto in merito alla questione.
“La mancata accettazione da parte del Consiglio di Stato di rivedere il suo giudizio, visti i maggiori chiarimenti forniti loro, rispetto al ricorso presentato a suo tempo, ci ha non solo rammaricato per avere ricevuto, a nostro giudizio, una grave ingiustizia, ma soprattutto ci ha amareggiati.
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Amarezza per il mancato rispetto verso persone che, rischiando del loro, cercano di movimentare l’economia per creare oltre 100 posti di lavoro, in un momento in cui la disoccupazione è alle stelle e le famiglie sono in serie difficoltà economiche.
In altre realtà, non solo straniere, ma anche italiane, gli imprenditori vengono invogliati ad insediarsi nel territorio per dare occupazione, offrendo loro capannoni, a titolo gratuito, corrente elettrica, esenzioni dal pagamento delle tasse per un certo numero di anni, finanziamenti a tassi agevolati, …
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Nel nostro caso invece è capitato tutto il contrario, ma non solo, abbiamo dovuto sostenere maggiori spese su qualsiasi cosa. Lavori mal fatti, costi raddoppiati per la realizzazione del fatidico ampliamento di 600 mq su due piani, in quanto il primo prefabbricato ordinato non è risultato conforme alle necessità richieste dalle norme (e la giustizia, anche in quel caso, nel primo grado ci ha dato torto!!), pressoché inesistente la collaborazione da parte degli istituti finanziari, nonostante le garanzie reali ed i flussi di cassa fossero e siano ampiamente soddisfacenti, ……
Da imprenditori seri, presenti, in modo serio, sul territorio italiano da generazioni, avremmo preferito una collaborazione costruttiva da parte dell’Amministrazione Pubblica e non ricevere richieste di quasi 500.000 euro per aver edificato solo 1200 mq. A dir poco un assurdo!
Inoltre non bisogna dimenticare anche i circa 400.000 euro di lavori fatti e non scomputati che verranno ceduti quindi gratuitamente alla nostra Amministrazione Comunale!!
Per cui, oltre a questi soldi spesi per queste opere, siamo costretti a versare altri € 458.000 per un misero ampliamento di 1200 mq (600 mq per piano) giustificando questa richiesta al fatto che vi è un incremento del carico urbanistico!!
Ma quale? L’edificio è lì dal 1970. Se invece di essere occupato da un mobilificio artigianale fosse stato occupato da un’altra realtà commerciale di carattere industriale o da una multinazionale, che poteva essere tranquillamente ospitata al suo interno, di quale incremento si sta parlando?
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Invece di chiedere cose “sensate” ed “aiutare” chi promuove nuove iniziative occupazionali …… Beh, che dire: povera Italia! Inoltre, così facendo, purtroppo, si è creato un vero danno erariale!!
Infatti, grazie ai ritardi di completamento del progetto, non si sono create le possibilità di incremento del valore dell’immobile e quindi un maggiore introito IMU; il reddito della nostra società non si è incrementato, anzi, e quindi un minore introito delle tasse; non si sono creati posti di lavoro e quindi tasse sul reddito in meno e mancati incassi INPS (anzi magari ci sono state delle fuoriuscite per il pagamento della disoccupazione) ed INAIL; oneri di urbanizzazione che potevano essere già incassati per l’ulteriore nuova costruzione, senza contare gli introiti generati dall’indotto.
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Comunque, da persone serie, anche con molte difficoltà, faremo fronte non solo agli impegni presi ma anche ai castighi arrivati e, nonostante tutte le criticità che ci sono state create su diversi fronti, noi continueremo la nostra battaglia per rivendicare le nostre ragioni e per completare il nostro progetto, ma, soprattutto, per difendere i sacrifici di chi ci ha preceduto.
In merito, invece, alla fidejussione che risulterebbe falsa, che ribadiamo, non è stata da noi né fatta fare né presentata, confidiamo, e siamo certi, che il corretto operato della Procura riuscirà a chiarire questa vicenda ma anche a darci risposta a tante nostre domande e sicuramente si capiranno tante cose.”
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