TORINO – Singolare quanto accaduto sabato pomeriggio agli agenti della Squadra Volante.
Dapprima sono intervenuti su richiesta di aiuto di un cittadino rumeno in zona Aurora; lo stesso aveva dichiarato al 112 NUE di avere problemi con la moglie, sua connazionale, molto gravi che avevano fatto scaturire un forte litigio e di intervenire per fermarla.
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Una volta sul posto, gli agenti hanno trovato l’uomo da solo; questi, alla loro vista, anziché collaborare, li ha minacciati ed offesi con vari insulti. Dopo alcuni minuti durante i quali l’uomo stava dando in escandescenze, è scesa in strada l’ex moglie dello stesso la quale ha riferito che, nel primo pomeriggio, l’uomo aveva preteso insistentemente di entrare in casa, dietro la minaccia di morte. La donna ha spiegato come già da 13 mesi rapporti con lui fossero terminati a seguito delle sue ripetute violenze, commesse anche alla presenza del figlio minorenne della coppia.
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L’uomo, non rassegnandosi a vivere lontano dalla famiglia, negli ultimi giorni si era presentato sia alla fermata del bus che la donna è solita prendere per recarsi al lavoro sia sul suo posto di lavoro ed infine sotto casa, pretendendo a tutti i costi di entrare, colpendo la finestra che dà sulla strada e sempre insultando la ex compagna e minacciandola di morte. Inoltre, nonostante la donna avesse bloccato sul cellulare il numero dell’uomo, questi riusciva a qualsiasi ora del giorno e della notte a contattarla tramite altre schede telefoniche.
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Addirittura, presso gli uffici di polizia, durante il suo arresto per atti persecutori, minacce gravi, oltraggio, violenza e resistenza a P.U., il cittadino rumeno ha chiesto di poter informare dei provvedimenti a suo carico la madre. Ma si trattava di un inganno: gli operatori, infatti, si sono resi conto che lo stesso stava cercando nuovamente di contattare l’ex moglie, che in quel momento si trovava in altri uffici di Polizia per presentare la denuncia nei suoi confronti. Il tentativo di contatto è stato prontamente bloccato.
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