TORINO – È deceduto Sergio Marchionne. Sessantasei anni, Marchionne era ricoverato all’Ospedale di Zurigo per un intervento alla spalla.
Le su condizioni si erano aggravate, e da lì, qualche giorno fa, la comunicazione che non sarebbe rientrato a ricoprire il suo ruolo di Amministratore Delegato in Fiat, e la nuova nomina: Mike Manley
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Portato a Torino da Umberto Agnelli che lo aveva voluto nel consiglio di amministrazione, si distingueva per il caratteristico pullover a girocollo. Nel 2009 che Marchionne compie il suo miracolo manageriale: Fiat ottenne dall’Amministrazione Obama il 20% di Chrysler, una delle ‘Big Three’ dell’automobilismo Usa, che, dopo la fallimentare alleanza con Daimler, era praticamente fallita. A convincere Washington, oltre alla personalità di Marchionne, l’esperienza e le garanzie offerte da Fiat su nuove formule di mobilità ‘verde’. Fu il primo passo di un percorso che, attraverso l’acquisto delle rimanenti quote, porta nel 2014 i torinesi al controllo del 100% di Chrysler. Nasce Fiat Chrysler Automobiles che sancisce la figura di Marchionne come uno dei grandi protagonisti dell’automobilismo mondiale. Prosegue il suo cammino con il rilancio di Jeep, divenuta ormai il
gioiello della corona di FCA, passando per la rinascita di Maserati e la scommessa su una Alfa Romeo ‘premium’.
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Da sottolineare anche la delocalizzazione di numerose produzioni, con la conseguente chiusura di diversi impianti italiani, primo fra tutti quello siciliano di Termini Imerese che portò a una frattura in fondo mai sanata con i sindacati. E l’ultimo piano industriale, presentato appena lo scorso primo giugno, confermava quanto già annunciato da tempo, ovvero il declino del marchio Fiat, cui sarebbe stato preferito sui principali mercati quello della ‘famiglia’ 500, e l’uscita di scena di Lancia.
“Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria – dichiara John Elkann – sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”.
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