TORINO – “Non sono una bambina di pietra sono Bea è oggi ho raggiunto la mia mamma, mi sono tolta questa armatura e ora posso correre da te. Assieme abbiamo lottato, ma la nostra missione ora, per aiutare altri bambini la portiamo avanti da quassù”.
Molto probabilmente sono queste le parole che avrebbe voluto dire, con la sua vocina flebile la principessina d’Italia, colpita da una terribile sindrome con diffusa e massiva calcificazione eterotopica che ne immobilizzava tutto il corpo.
Bea aveva otto anni. Era unica e speciale. Non era di “pietra” come era stata più volte chiamata dai media: era viva, allegra, amata e colma d’amore.
Dopo varie traversie e grazie all’aiuto mediatico, intervenuti per far scoprire, magari a qualche luminare questa malattia che non aveva nemmeno un nome e per far avere alla povera mamma Stefania e papà Alessandro, un alloggio senza quelle barriere architettoniche che complicavano ulteriormente una situazione già di per sé complicata.
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A Venaria Reale era stata tenuta a battesimo l’associazione “Gli amici del mondo di Bea” che raccoglie tutte le persone nel mondo, e soprattutto i bambini che non hanno voce o che non hanno potuto farsi sentire e avere la visibilità che ha avuto Bea.
“Andremo avanti. Ci ricaricheremo e continueremo, la battaglia di mia nipote non sarà stata vana. – Afferma Sara, la zia di Bea – Il Mondo di Bea è un mondo a colori, il più bello che io abbia mai conosciuto, e lo porterò avanti in memoria di Beatrice e di mia sorella Stefania.”
La chiesa del Santo Volto, oggi era gremita; tanta gente ha portato un saluto, stretti nel dolore a papà Alessandro, ai nonni, agli zii; c’erano anche i supereroi de La Nida che hanno scortato la piccola cassa bianca.
”Ora tu, piccola farfalla esci dal bozzolo e corri, corri ad abbracciare la tua mamma e lottare ancora come avete sempre fatto. Nessuno mai vi dimenticherà”. Ha affermato il sacerdote durante l’omelia. “Non sei riuscita a stare lontano a lungo dalla tua mamma; la storia di questa famiglia ci insegna che non si può fare nulla da soli e solo uniti si può combattere. Bea non avrebbe potuto fare nulla da sola, ma ha potuto contare su una bella famiglia”.
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Anche il Vescovo Monsignor Nosiglia, ha voluto portare il suo cordoglio con una lettera: “ La scomparsa di questa bambina, la sua malattia rara ricordano a tutti noi che la vita è un mistero profondo; e che di fronte alla sofferenza e alla morte di persone innocenti non abbiamo risposte umane credibili, ma ci può sorreggere solo la fede nel Signore e nella sua parola di vita. La breve esistenza di Bea, la sua storia travagliata hanno suscitato, a Torino e in tutto il mondo, solidarietà e attenzione; hanno provocato tanta gente a pregare, e a compiere gesti concreti di carità. Questi sono segni di quella “tenerezza di Dio” che ci accompagna sempre, nella sofferenza come nella gioia e nel ritrovarci fratelli.”
Moltissimi i messaggi di saluto, vicinanza e affetto giunti nei confronti di Bea, anche dal mondo dello spettacolo, come da Emma Marrone e da Ermal Meta: “Sono stato per poco con te, – scrive quest’ultimo – ma emanavi più vita di tante altre persone. Ciao piccolo angelo, adesso sei una stella.”
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