ALESSANDRIA – Ancora al centro delle cronache il carcere Cantiello e Gaeta di Alessandria. Spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE:
“Sabato un detenuto di nazionalità nigeriana si è improvvisamente scagliato, senza alcuna ragione, contro uno degli Agenti di servizio con calci e pugni”.
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“Il personale di Polizia è intervenuto prontamente bloccandolo. Una aggressione violenta ingiusta ed ingiustificata, che deve essere stigmatizzata e condannata senza alcun indugio e che merita adeguati provvedimenti disciplinari e penali. Solidarietà al poliziotto penitenziario ferito dal SAPPE”.
Apprezzamento ai poliziotti penitenziari di Alessandria anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “E’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Queste aggressioni sono inaccettabili e vanno condannate con fermezza”.
Il SAPPE sottolinea che la Casa circondariale alessandrina ospitava, il 30 aprile scorso, 268 detenuti, 176 condannati e 92 imputati, rispetto ai 237 posti letto regolamentari. 155 i ristretti stranieri, il 58% dei quali stranieri. Capece evidenzia infine il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri.
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“’E’ sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia’. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.
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