CANAVESE – Se per il 2015 l’orientamento pare essere quello del ripristino dell’esenzione avendo come base di riferimento l’elenco dei Comuni ai sensi della legge 991/1952 e quindi ripristinando di fatto la situazione originaria di totale esenzione dal pagamento dei terreni agricoli montani, per il 2014 si brancola ancora nel buio.
L’attesa sentenza del Tar di ieri, mercoledì 21 gennaio, che avrebbe dovuto sciogliere il nodo dell’Imu agricola, non avendo confermato la sospensiva, ha creato ulteriori dubbi a pochi giorni dalla scadenza del 26 gennaio, e nonostante le numerose prese di posizione da parte di Uncem, di Anci e dei parlamentari dell’Intergruppo Montagna, i proprietari dei terreni agricoli potrebbero vedersi costretti a pagare.
A meno che il Governo, ed è stata questa la richiesta di ieri avanzata da diversi parlamentari tra i quali il Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e presidente Uncem On. Enrico Borghi, non arrivi a breve ad emanare un provvedimento che stabilisca, per quest’anno, il ripristino dell’esenzione ai fini del pagamento Imu dei terreni agricoli montani e parzialmente montani.
“Da quanto si apprende da fonti parlamentari – spiega Borghi – al Mef si sta studiando una soluzione per ripristinare per quest’anno i vecchi parametri Istat che escludevano dal pagamento dell’Imu tutti i terreni delle zone montane.»
La speranza di Borghi era che il Consiglio dei Ministri, che si sarebbe dovuto riunire nel pomeriggio del 21 gennaio, avesse potuto chiarire una volta per tutte questa situazione. Invece è stato rinviato al 28 gennaio, post scadenza pagamento.
Secondo il Sole 24Ore resterebbe comunque in campo un altra sospensiva, disposta dallo stesso presidente del Tar Lazio in un decreto successivo, su un altro ricorso che ha messo in calendario la camera di consiglio per il 4 di febbraio. Risultato: la scadenza del 26 gennaio rimarrebbe “congelata”, in attesa del giudizio del merito.
“È necessario risolvere questo caos – evidenzia Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – per evitare che i Comuni non riescano a incassare 360 milioni di euro che lo Stato ha già tagliato sull’annualità 2014, non trasferendo le risorse. E per evitare di tassare i rovi: l’imu sui terreni agricoli nelle aree montane è un’imposta su terreni non produttivi, che difficilmente possono esserlo, che non danno alcuna rendita, che non generano benefici per i proprietari. Molti non sanno di averne. E così devono, in queste ore, recarsi presso professionisti, Caaf, uffici tecnici comunali, tra mille incertezze e dubbi. Dopo aver risolto il problema Imu 2014, il Governo avvii subito una ricomposizione fondiaria. Come hanno fatto Francia e Germania. Così si darebbe un ordine, parallelo alla revisione del catasto, all’assetto di fondi agricoli e forestali che oggi sono frammentati, solo in Piemonte, in cinque milioni di particelle catastali”.
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