TORINO – A seguito dei controlli antiriciclaggio effettuati dal Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Torino, presso una filiale private Banking di un primario istituto bancario nazionale,
il direttore e l’istituto stesso sono stati segnalati al Ministero dell’economia e delle finanze ed alla Banca d’Italia per non aver adempiuto all’obbligo di segnalazione
di operazioni sospette, aventi un importo di oltre 77.000.000 di euro, effettuate da un imprenditore torinese da tempo tra i principali clienti della banca.
Il correntista, già implicato in note vicende giudiziarie, era stato di recente al centro di una complessa indagine del Nucleo Polizia Tributaria di Torino, delegata dalla locale Procura della Repubblica e tesa a ricostruire l’illecito arricchimento conseguito grazie ad alcune sofisticate operazioni finanziarie e societarie, essenzialmente finalizzate ad una sistematica evasione fiscale. Le investigazioni esperite hanno condotto, lo scorso 17 luglio, al sequestro di quasi 110 milioni di euro su un deposito amministrato dell’imprenditore, quale misura emessa dalla Sezione per le Misure di Prevenzione del Tribunale di Torino.
Ricostruita l’illiceità del patrimonio, le Fiamme Gialle hanno approfondito gli aspetti relativi agli obblighi antiriciclaggio che le banche sono tenute ad adempiere. In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Torino ha consentito di appurare che le movimentazioni finanziarie connesse alle disponibilità in argomento non sarebbero state adeguatamente valutate e verificate da parte dell’istituto bancario, pur presentando aspetti di anomalia, alla luce degli obblighi antiriciclaggio di cui al Decreto Legislativo 21 novembre 2007, n. 231.
La peculiare normativa, infatti, prevede che gli istituti di credito costituiscano un primo baluardo a tutela dell’integrità dei sistemi finanziari ed economici da forme di riciclaggio, essendo obbligati a collaborare con le Autorità nell’individuazione di elementi sintomatici e/o anomali emergenti nel corso di un’operazione o nei flussi connessi ai rapporti finanziari. Qualora emergano elementi di sospetto sul cliente, gli intermediari finanziari sono obbligati ad inoltrare un’apposita segnalazione all’Unità d’Informazione Finanziaria (U.I.F) della Banca d’Italia.
Nel caso di specie, gli accertamenti svolti dai militari hanno messo in luce come l’istituto bancario non abbia adempiuto a tale obbligo, nonostante fossero oggettivamente evidenti elementi di anomalia negli sproporzionati versamenti di fondi di cui era completamente ignota l’origine. Dopo più di tre anni dall’avvenuta esecuzione delle movimentazioni, solo successivamente all’intervento dei Finanzieri presso gli uffici della banca, l’istituto di credito ha segnalato il contesto alle Autorità competenti. Questo prolungato ritardo, pertanto, non ha consentito di eseguire le immediate investigazioni valutarie da parte degli Organi deputati ai controlli (Banca d’Italia e Guardia di Finanza).
In relazione a quanto emerso, l’istituto di credito e il suo direttore si sono resi responsabili, in solido, per la mancata segnalazione delle transazioni oggettivamente sospette, violazione che, in questo caso, potrebbe condurre, oltre all’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria di importo massimo pari ad oltre 30 milioni di euro, anche alla pubblicazione per estratto del provvedimento sanzionatorio su almeno due quotidiani a diffusione nazionale.
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