TORINO – Viveva da quasi vent’anni in Venezuela, dove aveva clonato l’identità di un italiano morto nel 1976. Vito Genco, che nella malavita si era conquistato l’appellativo di “professore” per la scaltrezza criminale, era in realtà un superlatitante.
Coinvolto nell’operazione ‘Cartagine’, il più grande sequestro di cocaina avvenuto nel nord Europa a metà degli anni Novanta, è stato arrestato grazie alle indicazioni fornite dai Carabinieri del Comando provinciale e dalla procura di Torino alle autorità internazionali, che lo hanno fermato a Valencia.
Il superboss, occhiali a specchio come nei film, conduceva da anni una vita agiata, nella zona più esclusiva della città venezuelana, ma facendo attenzione a non dare nell’occhio. Per non essere scoperto, non aveva neppure il bancomat.
Non è stato quindi facile individuarlo per gli investigatori, che ne hanno seguito le tracce dal Nord America fino a Caracas e poi, appunto, a Valencia, dove poteva contare su importanti appoggi nella criminalità locale e persino tra i poliziotti e la burocrazia corrotta. Un lavoro “di grande pazienza e tenacia”, come l’ha definito il Procuratore Generale di Torino, Marcello Maddalena.
A tradire il latitante, come hanno spiegato in Procura a Torino, gli investigatori, tra cui Carlo Mazza, per anni responsabile dell’attività antidroga presso l’ambasciata italiana di Caracas, è stato il Gps della sua auto. Uno strumento obbligatorio in Venezuela, dove è montato su tutti i mezzi. Grazie al suo segnale gli inquirenti italiani sono riusciti, dopo quasi vent’anni, “a mettere insieme un puzzle composto da tante tessere”, ha sottolineato il capitano Paolo Palazzo, della polizia giudiziaria della procura torinese. Genco dovrà ora scontare in Italia 19 anni di carcere.
Arrestato e poi scarcerato per un cavillo giuridico a metà degli anni Novanta, il latitante è stato successivamente condannato in via definitiva. L’accusa nei suoi confronti è quella di aver fatto parte dell’organizzazione criminale che trafficò una partita di 11 tonnellate di cocaina dal Sud America smascherata dai carabinieri nel 1994, con quello che è passato alla storia come uno dei più grandi sequestri di cocaina mai avvenuti. Ben cinque tonnellate e mezzo di cocaina, sbarcati al porto di Genova su un camion di scarpe che era stato poi fermato nel Torinese.
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