VIU’ – Si è conclusa l’iniziativa che ha consentito per due anni ai piccoli Comuni dell’Unione Montana lo sviluppo di nuovi servizi socio-assistenziali e sanitari territoriali grazie ai fondi europei. Il 78% degli utenti dell’Unione Montana che hanno usufruito del servizio infermieristico di comunità domiciliare promosso dal progetto “Accorciamo le distanze” appartiene alla fascia di popolazione più anziana. Percentuali simili si riscontrano anche per il servizio infermieristico ambulatoriale (75%) e per il servizio di assistenza alla mobilità (73%), richiesto nel 90% dei casi per esigenze di tipo sanitario. In media, oltre il 70% degli utenti sono over 65. In generale il 16% del totale della popolazione residente ha usufruito almeno una volta di uno dei servizi.
Ha maggiormente beneficiato del primo soccorso del presidio ambulatoriale la popolazione residente nei sette Comuni dell’Unione Montana Alpi Graie (circa il 54%), ma nel 46% dei casi si è registrato un accesso anche da parte dei residenti dei Comuni limitrofi. Durante le stagioni estive i turisti presenti sul territorio hanno contribuito per il 17,5% a incrementare il numero di accessi, confermando che il progetto ha permesso di valorizzare anche l’accoglienza territoriale.
Sono i dati di “Accorciamo le Distanze”, iniziativa avviata nel giugno 2023 e terminata con giugno 2025. Il progetto ha migliorato e incrementato i servizi sanitari dei piccoli Comuni dell’Unione Montana Alpi Graie, impattando sulla qualità della vita in particolare dei pazienti fragili. Obiettivo della progettualità è stato sostenere la residenzialità e il turismo in montagna attraverso la fornitura di una rete capillare di assistenza sociale e sanitaria di prossimità volta, appunto, ad accorciare le distanze tra chi vive in questi territori e i servizi a disposizione.
Il successo, in particolare dei presidi ambulatoriali che hanno gestito sia gli accessi programmati sia i primi soccorsi, è confermato anche dal fatto che solo il 4,6% di chi ha richiesto i servizi da giugno 2023 a giugno 2025 è stato rimandato a cure supplementari. Un numero inferiore rispetto a quanto monitorato all’inizio del progetto; risultato di un cambio di abitudini e stili di vita da parte della popolazione residente over65, a fronte di un lavoro svolto sul territorio dovuto alla figura dell’infermiere di comunità. Il suo ruolo ha permesso di promuovere un approccio preventivo e informativo alle necessità sanitarie, evitando così da parte dei pazienti accessi impropri presso i presidi ospedalieri e ambulatoriali.
La progettazione dell’iniziativa è partita con l’assegnazione di un fondo di 60mila euro, grazie al bando NextgenerationWe promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Un sostegno che ha permesso di attivare un successivo finanziamento con il PNRR, pari a 1 milione di euro, che ha consentito di attivare un autista soccorritore in convenzione con la Croce Rossa locale, tre operatori sociali e due infermieri di comunità, di cui uno attivo presso gli ambulatori ASL di Ceres e Viù. Grazie al PNRR. Inoltre, sono state acquistate due autovetture, in uso agli infermieri di comunità operanti sul territorio dell’Unione per interventi domiciliari, e due minibus elettrici per i trasporti finalizzati a trasferimenti per visite mediche, disbrigo pratiche, ma anche per attività sportive e culturali.
I servizi che restano attivi per cittadini e turisti
Con l’avvio del nuovo progetto Aree interne, in cui l’Unione Alpi Graie è coinvolta, dal mese di luglio continueranno a essere erogati alcuni servizi. Nello specifico, l’assistenza offerta dagli infermieri di comunità, il servizio infermieristico ambulatoriale, pur con una piccola riduzione oraria, e il servizio di mobilità. I primi due rimarranno a totale carico dell’ASL TO4 e della Strategia Aree Interne; mentre per il servizio di assistenza alla mobilità, prolungato al momento fino a settembre 2025, resteranno attivi i tre operatori sociali coinvolti cui sono state affidate le vetture a zero impatto ambientale acquistate coi fondi PNRR. La copertura finanziaria per la proroga del servizio di mobilità resterà in capo all’Unione, che ha previsto di chiedere agli utenti un ticket calmierato così da perseguire ulteriori canali di sostegno che consentano la prosecuzione del servizio anche oltre il mese di settembre.
La soddisfazione percepita: i dati dell’analisi
A conclusione dell’iniziativa, è stata realizzata un’analisi comparativa relativa a diversi periodi di durata del progetto su un campione rappresentativo pari al 30% della popolazione totale che ne ha usufruito. Si è scelto di indagare gli impatti emotivi che i cittadini hanno percepito grazie alla fruizione dei servizi. Il 96,9% degli utenti ha dichiarato di aver percepito un cambiamento positivo nella propria vita dal momento in cui ha iniziato a richiedere dei supporti sanitari. Il 76% del campione lo ha ritenuto un cambiamento di alto impatto. I risultati più importanti si sono ottenuti relativamente all’incremento della tranquillità personale percepita dal 73% delle persone, della sensazione di autonomia personale segnalata dal 61% e dalla diminuzione del senso di isolamento avvertito nel vivere in una località montana (55%).
Parallelamente, l’utilizzo di minibus elettrici, utilizzati anche a supporto di eventi, manifestazioni culturali e sportive del territorio, ha consentito a oggi un risparmio significativo di CO₂, stimato in quasi 20 tonnellate. Ciò equivale, in termini di benefici ambientali, all’assorbimento annuale di circa 1.500 alberi o a circa 80mila km di strada in meno percorsi da un’auto a benzina; questo contribuisce concretamente alla riduzione dell’impatto ambientale del trasporto su strada. Il servizio rappresenta anche un investimento positivo in sicurezza pubblica per la riduzione del rischio stradale dovuto al calo dei mezzi in movimento.
La Presidente dell’Unione Montana e sindaca di Viù Daniela Majrano spiega: “È evidente la soddisfazione per un progetto che ha ottenuto risultati così sorprendenti e che ha suscitato nella popolazione una percezione così positiva. Per contro, è inutile nascondere l’ansia che viviamo, in attesa di poter individuare nuovi canali di finanziamento e, sul piano umano, il rammarico che proviamo per quegli utenti che hanno ripetutamente utilizzato il servizio, ma che, nonostante le terapie cui sono stati accompagnati, non ce l’hanno fatta.
Abbiamo letto recentemente statistiche confortanti sull’incremento della popolazione in montagna nell’ultimo decennio. Vorremmo poter rispondere con servizi che diano un segnale di miglioramento della qualità della vita nelle aree deboli, che, stante anche il cambiamento climatico, non possono essere accompagnate al declino, come ci è capitato di leggere”.
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