LEVONE / BARBANIA / ROCCA – È arrivato il commento del Cardinale Roberto Repole, Arcivescovo della Diocesi di Torino, alla questione di una sola Messa di Mezzanotte per i tre comuni: Levone, Barbania e Rocca Canavese.
“Stiamo provando a riorganizzare la nostra presenza ecclesiale in modo da essere comunità cristiane ancora vive e capaci di evangelizzare. Non stiamo ‘dismettendo’ la comunità cristiana: stiamo provando ad organizzarla in modi diversi. Non mi risulta che sia scritto nel Vangelo che le parrocchie debbano coincidere con i paesi.” Ha replicato il Cardinale Repole, aggiungendo:
“Noi non stiamo dismettendo la comunità cristiana, ma stiamo ristrutturandola in modo da restare presenti. I paesi hanno altri problemi rispetto ai quali forse converrebbe accendere di più i riflettori, questioni sulle quali si sta arretrando, ma intanto si accendono i riflettori su una comunità cristiana che, semplicemente, per essere tale e per continuare ad essere presente, prende in mano la responsabilità di ristrutturarsi in modo diverso. A me pare che viviamo in una società, e in questo spesso la politica è coinvolta, che fa sovente di tutto per destrutturare ciò che ha a che fare con il Vangelo e con una vita evangelica, salvo poi pretendere che esistano persone che gratuitamente vivano nel Vangelo. Dobbiamo riflettere su questo! Viviamo in una società in cui, se c’è un ragazzo che vuole diventare prete, lo consideri quasi una disgrazia per la famiglia; poi però hai la pretesa che il prete ci sia e faccia tutto quello che tu dici.”
Tutto è nato dalla decisione di celebrare la Messa di Mezzanotte a Rocca Canavese, funzione unica per i tre Comuni; il giorno di Natale una Messa in ogni parrocchia; a Capodanno celebrazione a Levone e all’Epifania a Barbania.
Il Sindaco di Levone, Massimiliano Gagnor aveva inviato una nota al Cardinale Repole:
“Mantenere vivo un territorio significa offrire l’opportunità agli abitanti di considerare quel luogo la “propria casa”, non solo come perimetro geografico di residenza ma come concetto generale di appagamento delle proprie ambizioni. E il momento religioso in questa combinazione di elementi ha un ruolo fondamentale non solo per la spiritualità individuale ma anche e non di meno per la valenza aggregativa e sociale che quel momento riveste.
Partendo dalla continua e concreta collaborazione che l’Amministrazione Comunale ha da sempre instaurato con i rappresentati dell’Unità Pastorale che si sono succeduti a Levone (dalla messa a disposizione a titolo completamente gratuito degli impianti e delle strutture comunali per la realizzazione delle iniziative promosse dall’unione delle Parrocchie come Estate Ragazzi, al reperimento di fondi destinati a contribuire al loro svolgimento, passando da tutte quelle iniziative che sono state condivise reciprocamente) abbiamo cercato un confronto su questa decisione che penalizza una Comunità già in normale sofferenza per le numerose e continue problematiche che affliggono i piccoli comuni di montagna piemontesi.
Sottolineando che questa iniziativa non è annoverabile in alcun modo ad una espressione di campanilismo, ma di un gesto di amore, cura ed attenzione per i Levonesi, soprattutto per le categorie più fragili, evidenziamo che lo spirito di una comunità, anche dal punto di vista dei valori cattolici, passa attraverso il senso di appartenenza, di aggregazione ed è ciò che ci ha sempre distinti per l’indubbia capacità dei Levonesi di aiutarsi nei momenti di difficoltà (ed aiutare il prossimo) e cercarsi nei momenti di gioia, come può essere quella che infonde il Natale.
Nessuna delle due può esistere senza l’altra. Se la nostra comunità non può condividere la gioia, nel medio periodo perderà la capacità di sostenersi, creando un impoverimento di valori e di volontariato nei momenti di necessità. Decidere di annullare la messa della notte della vigilia non riveste i connotati di una aggregazione territoriale ma, contrariamente risulta fortemente disgregativa principalmente per le difficoltà di una popolazione per lo più anziana e fragile a muoversi a tarda notte in inverno verso e dalla un’altra chiesa fuori dal territorio, che le porterà a rinunciare non solo all’importante eucarestia simbolo della vita cristiana ma anche a quel momento, è vero meno solenne ma conviviale e aggregativo, del tradizionale scambio di auguri sul sagrato della chiesa di Levone, alla stretta di mano, alla carezza e all’abbraccio che hanno un fondamentale valore sociale.”
E ancora: “Come Sindaco non posso nemmeno ignorare l’ipotesi di considerare questa iniziativa di carattere itinerante con l’ipotesi di far ruotare la medesima funzione religiosa del 2025 e degli anni a seguire, tra gli altri comuni dell’Unità Pastorale in modo da coinvolgere tutti senza discriminazioni. In realtà questa ipotesi creerebbe ancora più difficoltà perché la conformazione urbana di Levone è commisurata al suo numero di abitanti così come anche la Chiesa di San Giacomo Apostolo che ha una capienza ben diversa da quella degli altri comuni che hanno più del triplo degli abitanti, con tutti i conseguenti disagi che ne conseguirebbero.
Nel fondamentale rispetto dei ruoli, è stato proposto di iniziare il lecito progetto di aggregazione territoriale partendo da funzioni religiose e attività più ordinarie in modo da poterne valutare con più serenità l’impatto sulla comunità e consentirne una metabolizzazione più graduale e meno traumatica senza però ottenere riscontro.”
Don Claudio, moderatore dell’Unità Pastorale, aveva replicato: “Capisco il disagio che può creare un cambio delle abitudini e conosco il senso forte di appartenenza che si vive nei nostri piccoli centri, ma la realtà è superiore all’idea. È finito il tempo di un paese, una parrocchia, un parroco. Dalla rivalità e dalla frammentazione siamo chiamati alla fraternità e all’unità, con al centro l’Eucarestia. Dobbiamo trovare delle vie per poterci incontrare tra cristiani di paesi vicini. Quello avviato dal Consiglio pastorale di Barbania, Levone e Rocca è un tentativo ammirevole. Invito i credenti a fidarsi e ad affidarsi. La notte di Natale, quest’anno, tutti a Rocca. Il giorno di Natale ci sarà la messa in ogni parrocchia. A capodanno tutti a Levone. All’Epifania tutti a Barbania. Facendo il possibile per unire le forze di cantori, strumentisti, lettori, ministri e curare bene una celebrazione gioisa e festiva. Sarà bello. Tra i dati di realtà dobbiamo anche considerare che negli ultimi trent’anni abbiamo 400 preti in meno nella diocesi. Ed ora sono 223 i preti sotto i 75 anni, su due milioni di abitanti e 346 parrocchie. Soprattutto però è notevolmente calato il numero dei frequentatori abituali. In questo contesto stiamo cercando nuove vie per tenere insieme le comunità e rimettere al centro l’annuncio del Vangelo e la preghiera personale e famigliare. Mi auguro che questo passaggio difficile aiuti tutti a riflettere e accresca il senso di corresponsabilità in tutti.”
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