ROCK OF AGES – Uno dei tanti stereotipi che riguardano la musica rock è il fatto che sia fatta di “rumore”, di suoni a volte “incomprensibili”, dove la cultura è ben lontana da essere presa in considerazione da questo genere. Come già dimostrato anche in altre puntate di “Rock of Ages”, in onda su On Tv Web, si tratta di un credo del tutto infondato.
Anzi, c’è una grandissima ricerca, l’enorme volontà di unire forme di arte diverse, di prendere spunto da argomenti che fanno riflettere, richiedendo un lavoro “di testa”, di attenzione, di studio. Dimostrazione palese di tutto ciò è il rock ed il metal definiti “progressivi”, dove l’opera di concetto che accompagna ogni brano, ogni disco, ogni esibizione dal vivo non è fine a se stessa, bensì si pone tra gli obiettivi quello di una “elevazione” qualitativa importante.
Ciò non toglie che un po’ di sana “orecchiabilità”, testi interessanti, melodia, capacità tecnica e coinvolgimento del pubblico finiscano per regalare pezzi che sono entrati nella storia della musica contemporanea, anche quella più commerciale.
Che dire, per esempio, di due brani come “ Kayleigh” dei Marillion e “Owner of a lonely heart” degli Yes, ma anche la straordinaria “ Confortably numb” dei Pink Floyd e l’accoppiata “Sirius/Eye in the sky” degli Alan Parson Project, che hanno trovato e trovano ancora oggi ampio spazio nelle radio di mezzo mondo.
Il rock progressivo ha un suo spazio ideale per esprimersi nella versione “dal vivo”, come confermato, nel corso di questa puntata del nostro format dedicato al mondo della musica, da “Pull me under” degli americani Dream Theater, da “Faces of light” dei Pendragon, oppure da “Frequency” degli IQ.
Nel corso di questo nuovo appuntamento abbiamo voluto mettere a confronto “mostri sacri” del genere come Kansas, Genesi, Asia ed Arena, con altre realtà a volte più “dure” nel sound proposto, come invece Porcupine Tree, Sonata Artica e Conception, a dimostrazione che non è la velocità o l’impatto che fanno la differenza, ma il cuore con il quale la musica viene creata.
Discorso a parte merita, infine, la scena italiana: è stata una delle più influenti ed in un prossimo futuro dedicheremo ampio spazio ad essa. Qui, però, per confermare che la qualità è davvero alta basta ascoltare la Premiata Forneria Marconi, con una “Impressioni di settembre” che fa comprendere cosa significa fare arte usando le “sette note”.
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