SAN BENIGNO CANAVESE – Oltre 1500 chilometri in sella ad una bicicletta. Una sfida con se stessi, un’avventura speciale, che ha uno scopo molto nobile: quello di sensibilizzare la ricerca e, pedalata dopo pedalata, sostenere l’Airc, la fondazione che si occupa di ricerca specifica riguardante il cancro.
A lanciarla ed a viverla in questi giorni è stato il sanbenignese Fabiano Altobello, appassionato di due ruote, conosciuto a chi segue lo sport locale, in particolare il calcio, per aver vestito per diversi anni le maglie di alcuni noti club canavesani e non, nonché per essere un apprezzato allenatore (il suo prossimo impegno, a breve, sarà con la rifondata Sangiustese).
Non nuovo a percorsi su distanze di una certa rilevanza, questa volta ha scelto un’impresa decisamente più provante, ovvero andare prima sino ad Amsterdam, per poi raggiungere Bruxelles. Il tutto al fine di dare corpo ad una raccolta fondi legata a “Pedalare per la ricerca” e quindi fare un po’ di “rumore” riguardo un’attività fondamentale che lo scopo di trovare le cure necessarie a combattere una malattia che fa ancora troppe vittime.
Partito da Chatillon (dopo che per un inconveniente è saltato lo “start” da Ivrea), con lo stretto necessario per arrivare alla meta, ma con tante gambe, molto cuore e altrettanta testa, Fabiano ha affrontato le prime centinaia di chilometri dovendo fare i conti ora con il caldo, ora con il freddo, quindi con la pioggia battente, ma anche con il sole a picco, attraversando territori stupendi, godendosi scorci che, come scritto dallo stesso Altobello in quello che è un “diario di viaggio” affidato ai social, lo stanno ripagando di tutto ciò che sta facendo.
Nella descrizione del progetto, lo sportivo canavesano (che smessi i panni di calciatore ha inforcato la bici e ha affrontato già diverse trasferte, sino a Roma, a Parigi e Mantova, cimentandosi anche nella corsa e nel triathlon) spiega così le motivazioni che lo hanno spinto ad affrontare i 1543 chilometri totali di questo viaggio.
“Ho iniziato a pedalare per caso qualche anno fa dopo aver smesso di giocare a calcio ed oggi, una pedalata dietro l’altra, ho imparato ad amare questo fantastico modo di viaggiare, tanto da farne con fatica a meno. Per gioco ho affrontato alcuni viaggi, ora in compagnia, ora da solo, e ho compreso che pedalare non costa nulla, se non un po’ di fatica, che siamo facilmente in grado di smaltire, mentre aiutare ci fa invece crescere e ci arricchisce continuamente”.
Di lì l’idea di prendere parte al progetto “Pedalare per la ricerca”, che lo sta portando davvero lontano, in tutti i sensi. ”Essere di aiuto gli altri, sostenendo la ricerca, non ci rende migliori, non ci fa vincere nulla, ma permette a tutti di trionfare. Raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo. Nel donare, però, risiede una gioia immensa, molto più grande di quella che si ottiene ricevendo”.