LEINI – Edizione del Consiglio comunale caratterizzato, anche questa volta, da polemiche tra maggioranza e opposizione, quello andato in scena martedì.
A dare fuoco alle polveri, nel corso di una discussione già animata di suo, un “ridicolo” indirizzato dal sindaco Pittalis nei confronti del consigliere Francesco Faccilongo (che nella precedente seduta si era beccato del maleducato). Il quale consigliere, nell’esprimere sul disappunto per l’accaduto, e nel chiedere che l’insulto che gli era stato rivolto venisse messo a verbale, ha commesso l’imperdonabile colpa, almeno agli occhi della presidente Chiabotto, di alzarsi in piedi per parlare.
Un atteggiamento che la presidente non ha gradito, intimando a Faccilongo, e con qualche decibel di troppo, di sedersi, pena l’allontanamento (già minacciato, per altri motivi, nel corso della passata seduta) dall’aula. Minaccia inutile, dal momento che il rappresentante di Progetto Leini ha abbandonato volontariamente la sala: «Me ne vado, non rimango qui per farmi insultare da voi».
Cosa stride in questa vicenda? Per dirla alla Pierluigi Leone, il fatto che non esiste alcuna norma del regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale che imponga ai consiglieri di parlare da seduti. E la risposta della Presidente sulla vicenda è stata di quelle che fanno lo stesso effetto di un gesso sulla lavagna: «È una questione di educazione. Se tutti sono seduti, si parla da seduti». Peccato che sia l’esatto opposto.
Basta dedicare qualche minuto del proprio tempo e seguire un dibattito parlamentare per vedere che, proprio come forma di rispetto nei confronti dell’assise, ministri, deputati o senatori si alzano in piedi per fare i loro interventi. E che lo stesso avviene in Consiglio regionale. E lo stesso avviene nei Consigli comunali di altre realtà. Insomma, ovunque meno che a Leini. Dove alzarsi per un intervento è una forma di maleducazione passibile dell’allontanamento dell’aula.
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