RIVAROSSA – Rivarossa, con i suoi cittadini, con le sue associazioni, si è già attivata per sostenere le popolazioni ucraine colpite dalla guerra. Raccogliendo scatoloni su scatoloni di beni di prima necessità per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire al conflitto. Raccogliendo fondi da devolvere alla causa.
E ora ha deciso di fare un passo in più, preparandosi ad accogliere delle famiglie. Nei giorni scorsi si è costituito un Comitato spontaneo, grazie anche alla presenza di alcuni volontari di Vauda che hanno già accolto delle famiglie, per organizzare una rete in grado di concretizzare questo obiettivo. «È un comitato che non fa riferimento né al Comune né alla parrocchia ma pronto a collaborare con chiunque, enti superiori compresi, nato esclusivamente dalla buona volontà di alcune persone che, davanti al dramma che si sta consumando, hanno voluto fare qualcosa – spiega Donata Ponchia, una delle promotrici dell’iniziativa assieme a Silvia Scabini – L’accoglienza, parlo per esperienza personale, è un qualcosa che arricchisce dal punto di vista umano, che ha moltissimi pro ma che ha anche qualche contro. L’idea del comitato nasce proprio di qui: unire le forze per risolvere anche quei pochi “contro”. Sappiamo di famiglie disponibili ad accogliere, ma che temono di non sapere gestire tutta la situazione. In questo è necessaria l’opera del comitato. Mettersi insieme, ciascuno come può e col tempo che ha a disposizione, per risolvere le varie difficoltà burocratiche, logistiche, linguistiche e anche economiche.
Ovviamente ci attiveremo per chiedere la collaborazione della Città Metropolitana e della Regione, sperando di poter avere un sostegno anche da parte loro. Per ora, però, partiamo come semplici cittadini, con molta buona volontà e voglia di fare qualcosa per chi vive sulla propria pelle il dramma della guerra».
A questo fine è stato organizzato, per la serata di giovedì 21, a partire dalle 20.30, un incontro in sala consigliare, al quale chiunque voglia dedicare parte del proprio tempo a questa causa è invitato a partecipare: «Ovviamente si tratta di una partecipazione senza impegno – conclude – Ci ritroveremo per rispondere ad eventuali domande, per raccontare la nostra esperienza, per raccogliere la disponibilità di chi è intenzionato ad attivarsi a favore di queste famiglie».
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