ROCK POLITICK – Inflazione. È questo la tematica che spaventa i tavoli in cui si discute di politica monetaria e le sorti dell’economia globale. Un aumento prolungato dei prezzi di beni e servizi, che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta. Spesso, nel nostro piccolo, le questioni geopolitiche ci sembrano cosi lontane e complicate da studiare che non perdiamo tempo ad analizzarle. Questo comporta un isolamento dalla realtà, che poi ci sbatte in faccia conseguenze che non riusciamo a capire e decifrare.
Le nostre abitudini stanno venendo travolte da un rincaro prezzi medio che si attesta al 20%, questo è dovuto alla carenza di materie prime e all’incremento dei costi dell’ energia per la produzione. Ma cosa vuol dire in termini pratici? Se guadagno mille euro, fino a poco più di un mese fa il mio potere d’acquisto era x, ora per avere lo stesso potere d’acquisto dovrei guadagnare milleduecento euro. Il problema è che con le politiche espansive del governo Draghi gli stipendi sono rimasti gli stessi, mentre i prezzi dei beni e dei servizi sono aumentati.
In un comune come Rivarolo Canavese, la scelta dei bar delle vie del centro storico di aumentare il prezzo del caffè al banco da 1.10 a 1.20, e in generale l’aumento di 10 centesimi di tutti i prodotti di caffetteria, ha creato molto stupore, ed è stata la mossa che ha aperto gli occhi a molti consumatori, in quanto si è toccata una delle abitudini più sacre degli italiani, ossia la “colazione fuori”.
I motivi dell’ aumento da parte degli esercenti sono dovuti a una crescita del prezzo delle miscele, che varia da torrefazione a marchio di vendita, ma che si aggira intorno al 15-25%. Se la miscela che veniva importata prima costava 6 euro ora costa 7.5/8 euro (questi sono numeri presi in esempio su scala nazionale). Un incremento che non tiene conto comunque delle spese delle bollette che sono aumentate in maniera drastica. In una tazzina ci sono circa 7 grammi di caffè e l’impatto dell’aumento su 1 euro è di circa 17/18 centesimi. Le parole che spaventano sono però quelle di Confcommercio che dice che il prezzo del caffè al banco, se si vuole offrire al consumatore un prodotto di qualitá, dovrebbe essere 1.50 euro seguendo gli andamenti del mercato.
Il caffè non è più un bene lowcost e le scelte che ci sembrano cosi assurde a volte non dipendono dall’avidità del commerciante che ci troviamo davanti, ma da questioni geopolitiche ed economiche che si ripercuotono su realtà come Rivarolo Canavese, che è e rimane il fulcro commerciale del Canavese.

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