TORINO – Cinema Statuto, un nome quasi ad evocare quello “statuto” che dopo quello sciagurato pomeriggio generò il codice della prevenzione incendi.
Quest’anno il giornalista Paolo Volpato ci ricorda quel 13 febbraio 1983 con la sua testimonianza.
“All’epoca lavoravo alla Gazzetta del Popolo e collaboravo con la RAI. Quella domenica tutta l’attenzione era concentrata su una tragedia avvenuta a Champoluc, la caduta di tre cabine di un’ovovia. Ricordo che girai al collega Santo Della Volpe, alla RAI, quanto mi aveva segnalato la sala operativa dei Vigili del Fuoco. Pensavamo entrambi a un fatto di minor importanza rispetto alla sciagura di Champoluc. Nessuno immaginava la dimensione della tragedia. Quando le prime salme furono allineate sul marciapiede, se ben ricordo sporco di neve, sbarrammo gli occhi. Si intuì che la sala dello Statuto si era trasformata in un camera a gas. 64 morti! L’indagine, condotta dal pm Diana De Martino, fu meticolosa e dettagliata.
L’istruttoria del giudice Caselli dovette affrontare innumerevoli problemi tecnico scientifici e l’infondata ipotesi del piromane. Tutto si concluse in poco più di un anno. Ma il processo iniziò solo a fine ’87 per risolvere il non facile problema dei risarcimenti. Ricordo in aula le lacrime dei famigliari delle vittime e la disperazione che il tempo trascorso non aveva affatto cancellato. Ricordo anche Raimondo Capella, il gestore del cinema, distrutto e affranto, condannato a 8 anni in primo grado. A vicenda giudiziaria conclusa lo incontravo al cinema Romano. Staccava i biglietti, sempre con gli occhi bassi. Questo era rimasto del suo amore per il cinema. Al di là degli aspetti umani, impregnati di dolore, ricordo l’enorme capovolgimento che la tragedia provocò in materia di sicurezza e prevenzione.
Quella tenda innescata da un corto circuito e quelle uscite sbarrate costrinsero tutti ad osservare norme che prima, forse da qualcuno ancora oggi, erano considerate come un intralcio, un peso. Per aprire gli occhi ci vollero 64 decessi, un prezzo enorme, troppo alto.”
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