TORINO – Continuano a far discutere l’Ecotassa e l’Ecobonus voluto dal Governo.
“Il Consiglio Regionale voti una mozione di condanna degli ecobonus del Governo. – Dichiara il Segretario Fim-Cisl, Claudio Chiarle – Oggi la politica piemontese sembra più preoccupata di chiedere a FCA quali saranno le modifiche del Piano Industriale piuttosto che chiedere al Governo di eliminare l’eco bonus dalla Legge di Bilancio, che penalizza prodotti e lavoratori italiani a favore di produzioni estere. Dov’è finito il “prima gli italiani” del Governo?”
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E prosegue: “Riteniamo che sia sbagliato chiamare FCA in questo momento a un confronto per farsi dire “per forza” che il Piano Industriale si adegua ai provvedimenti governativi, perché sarebbe subire l’iniziativa del Governo con una forte penalizzazione per gli stabilimenti torinesi di FCA. Il Governo ha già fatto danni al mercato automobilistico con l’annuncio dell’eco bonus, che partirà a marzo 2019, in quanto chi vuole comprare un auto, oggi, aspetta per vedere cosa succederà. Non solo la stagnazione economica ma le scellerate dichiarazioni del Governo hanno fatto crollare il mercato dell’auto, almeno in Italia”
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“In questa fase l’unica azione necessaria – continua – è incalzare il Governo sul ritiro del provvedimento relativo agli eco bonus che danneggiano il lavoro e l’occupazione in Italia e a Torino in particolare il Presidente Boeti anziché rammaricarsi della mancata disponibilità, in questa fase, di FCA a un Consiglio Regionale aperto proponga all’assemblea regionale un ordine del giorno di condanna della posizione del Governo sugli eco bonus; sarebbe un atto politico forte e dirimente che non rincorre le posizioni sindacali e politiche che hanno sempre contrastato gli investimenti e i piani industriali di FCA e che non hanno portato nessun valore aggiunto economico ai lavoratori negli ultimi dieci anni.”
Puntuale il commento di Jessica Costanzo, Deputato del Movimento Cinquestelle.
“L’ad di FCA Manley ha annunciato di voler ripensare gli investimenti in Italia. Il segretario provinciale di Fin Cisl Claudio Chiarle attacca il Governo dicendo di favorire il lavoro all’estero, mettendo a rischio licenziamento i lavoratori italiani di FCA.”
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La deputata piemontese del M5S in commissione Lavoro, Jessica Costanzo risponde nel merito alle accuse mosse al Governo: “Si scaricano sul Governo gli errori commessi dall’azienda ed è singolare vedere che pur di attaccarci, alcuni sindacalisti si uniscono alla dirigenza FCA”.
“Citiamo alcuni dati a conferma di quanto dico – spiega Costanzo – in modo da capire le reali motivazioni della flessione di FCA. FCA è risultata in flessione del 10,37% rispetto al 2017 (502 mila registrazioni nel 2018 contro le 560 mila del 2017), anche a causa dell’invecchiamento di una parte della gamma prodotto. Una miscela di ingredienti che ha prodotto un risultato inevitabile e che poco ha a che fare con le politiche governative: il calo del 6,8% della produzione delle fabbriche italiane di FCA. Se si considerano le sole auto e non i veicoli commerciali, poi, allora il crollo è del 10,2%.”
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“Ricordiamo, per fotografare la situazione, anche la fine della fabbricazione della Punto (andata fuori produzione lo scorso luglio) e la dismissione dell’Alfa Romeo MiTo che, in termini di volumi, hanno peggiorato ulteriormente il quadro.
Il rinvio di alcuni investimenti nel corso del 2017 e il ritardo nel lancio di nuovi prodotti ha poi avuto un impatto negativo sull’obiettivo della piena occupazione, che infatti non è stato raggiunto.
Va aggiunto che è stata formalizzata la procedura dei licenziamenti collettivi a Mirafiori e Maserati. La produzione alla Maserati di Grugliasco, ferma da prima di Natale, ripartirà solo il 21 gennaio con una settimana di ritardo rispetto a quanto previsto a dicembre dai dirigenti del gruppo italo americano. Prolungamento forzato della “vacanza” per i lavoratori degli stabilimenti Maserati e Carrozzeria, fermi da un mese e che dunque verranno sottoposti ai consueti contratti di solidarietà.
Inoltre per i dipendenti di Fiat Chrysler Automobiles dello stabilimento di Mirafiori si prospetta un triplo stop alla produzione. Nel mese di febbraio, ben 6mila e 529 lavoratori, 791 operai e 5738 impiegati e quadri dovranno stare fermi nelle giornate dell’8, del 15 e del 22 del mese. La sensazione di crisi per le Carrozzerie del torinese e le difficoltà della Maserati di Grugliasco sembrano determinate anche dall’assenza di un piano industriale adeguato, che preveda nuovi progetti e investimenti efficaci.
Si segnala inoltre che la produzione del nuovo Suv dell’Alfa Romeo, che sarà sì prodotto a Torino Mirafiori, non rientra nel piano industriale appena varato (per la produzione si dovrà attendere la fine del 2022 e l’inizio del 2023).”
In merito all’ecobonus che FCA contesta come causa principale della flessione, la deputata 5 Stelle spiega: “A fronte di tutti questi elementi risulta quanto meno singolare che oggi i vertici di FCA imputino unicamente all’introduzione, peraltro corretta, della norma sulle emissioni, un’eventuale necessità di revisione del piano industriale stesso.
Va infatti considerato che le nuove regole Ue impongono a tutte le case automobilistiche di ridurre le emissioni di carbonio del 37,5% tra il 2021 e il 2030. A partire da questo elemento, le case automobilistiche avrebbero dovuto mettere in campo revisioni corpose dei propri piani produttivi, mettendo a punto sistemi di riconversione degli stabilimenti che impattino il meno possibile sui lavoratori. La sostanza è che Fca è in ritardo rispetto ai suoi concorrenti ed è senza modelli con motorizzazioni ibride o elettriche sul mercato” conclude Costanzo.
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