La settima scorsa dall’altra parte del Mediterraneo, in Tunisia, si sono tenute le elezioni per la carica di Sindaco della città di Tunisi, che è la capitale dello stato nordafricano. Il risultato è stato molto sorprendente, anche se ignorato dalla gran parte della stampa italiana, molto più interessata alle infinite trattative che avrebbero dovuto condurre alla formazione del nuovo governo.
Il silenzio del mass media è la conferma del provincialismo italiano, della totale assoluta mancanza di visione che è la vera malattia della classe politica del nostro paese.
È accaduto che per la prima volta una donna è diventata Sindaco di Tunisi. Il suo nome è Souad Abderrahim, ha 53 anni, è farmacista, ed è stata eletta nelle file del partito islamista Ennhada. Potremmo aggiungere come nota di costume che non indossa il velo, che veste all’occidentale e che ha difeso il valore della famiglia tradizionale. Souad non è l’unica donna a ricoprire incarichi pubblici in Tunisia e la presenza femminile nelle istituzioni è sempre più diffusa, come è stato confermato dalla massiccia presenza di donne candidate in tutte le circoscrizioni in cui si è votato.
Souad incarna perfettamente il travaglio delle società nordafricane che si affacciano sul Mediterraneo, ancora lacerate e divise fra tradizionalismo religioso e culturale e potenti innovazioni sociali. E tuttavia è fuori discussione il valore che ha l’emancipazione femminile sull’intero sistema politico e sociale, come la storia europea del XX secolo ha ampiamente dimostrato.
Un processo lento e sofferto che l’Europa e soprattutto l’Italia trascurano, perché come sappiamo l’asse centrale della politica europea è sbilanciato verso i paesi del Nord, che influenzano e dettano l’agenda delle politiche comunitarie.
Per troppi anni l’identità europea si è costruita intorno ai diktat tedeschi e scandinavi, mentre è del tutto assente una politica mediterranea di dialogo e interazione fra tutti i paesi che per varie ragioni hanno un patrimonio storico comune. Il ruolo dell’Italia in quell’area potrebbe essere determinante, per la sua posizione geografica e per le storie che nel corso dei millenni hanno unito culture greche, latine e arabe. La speranza è che i fili di queste antiche civiltà si possano riannodare.
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