CASTELLAMONTE – Due ordinanze distinte che si rifanno a due oggetti anch’essi ben distinti relativi alla discarica di Vespia, sono state emesse dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico di Castellamonte.
Entrambe sono “frutto” delle verifiche effettuate dal responsabile dietro richiesta e sollecitazione del Comitato Tutela Territorio e Ambiente, che ieri, sabato 28 ottobre, le ha illustrate in conferenza stampa tenutasi a Muriaglio, frazione di Castellamonte.
In apertura è stato sottolineato un fattore di grande rilievo e gravità, anche dal punto di vista penale: il Piano Regolatore in itinere, ossia adottato ma non approvato dalla Regione Piemonte, è stato redatto sulla base di cartografie non aggiornate.
Ma veniamo alle ordinanze. La prima riguarda la “demolizione e ripristino dello stato dei luoghi”entro 90 giorni dei fabbricati e degli impianti situati all’interno della discarica di Vespia, (edificio prefabbricato ad uso uffici e alloggio custode, pesa e capannone ad uso deposito) realizzati in difformità alla C.E. 60/1995, “verosimilmente a decorrere dall’anno 1995 e fino al 2001, e della posa di una baracca di cantiere di più recente realizzazione, “in assenza di titolo edilizio abilitativo”.
Questa ordinanza nasce dalla richiesta risalente allo scorso maggio, del Comitato di accesso agli atti, subito seguita dalla richiesta al Responsabile dell’Ufficio Tecnico, e per conoscenza al Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Ivrea, Giuseppe Ferrando, di un sopralluogo e relative verifiche.
Ciò che era saltato all’occhio, confrontando i documenti e la situazione reale, era la posizione diversa in cui sono stati realizzati i fabbricati, inoltre, ad una distanza dalla fascia di rispetto inferiore a quanto era previsto (invece di venti metri, soltanto dieci).
Doveroso sottolineare che l’area, per la presenza del Malesina, è soggetta a vincoli paesaggistici e di tutela ambientale, ed è altresì circondata da una “fascia di rispetto” a tutela “della” e “dalla” discarica. Dall’ordinanza si evince che è stata avanzata più volte una richiesta di autorizzazione abitabilità/usabilità dei fabbricati in essere, mai accolta perché avanzata da un “soggetto privo di titolo” (l’allora sindaco Paolo Mascheroni) e perché con allegata una documentazione incompleta.
Una seconda riguarda invece la “demolizione e ripristino dello stato dei luoghi”, sempre entro 90 giorni, delle opere realizzate nelle aree destinate a “depositi temporanei”. Dovevano essere depositi temporanei di terra, invece, Agrigarden, ha eseguito delle opere di scavo con inserimento di tubature. Anche quest’ordinanza nasce da una segnalazione effettuata dal Comitato Tutela Territorio e Ambiente, durante l’incontro in sala consiliare del 7 luglio scorso, poi formalizzata.
L’area è soggetta, almeno in parte, a vincolo idrogeologico, nonché a vincolo paesaggistico.
Ma non è tutto. Un’altra problematica riguarda la strada per Vidracco, di competenza comunale. La strada dovrebbe asservire alla discarica, permettendo quindi il passaggio di mezzi pesanti. Una strada molto stretta, con un ponticello, forse risalente agli anni cinquanta, che non può certo sopportare il peso dei tir carichi di passaggio. L’Ingegner Noascono, che ha effettuato una verifica insieme al Geologo Chiuminatto, ha presupposto la necessità di costruire una soletta che si estenda oltre la luce del ponte per poter reggere il peso. La strada è priva di segnaletica, che dovrebbe, per lo meno, indicare i limiti di peso e di sagoma (cosa che non garantirebbe il divieto di passaggio a mezzi che superano i suddetti limiti), ma almeno porrebbe il Comune in una posizione di autotutela.
Il Comitato Tutela Territorio e Ambiente, che nulla ha a che vedere con la politica e che da poche settimane ha iniziato una collaborazione con il Comitato dei Monti Pelati, ha spiegato chiaramente, in sede di conferenza, l’utilità di queste segnalazioni che hanno portato alle dovute e necessarie verifiche del Responsabile dell’Ufficio Tecnico, poi scaturite nelle due ordinanze notificate ad Agrigarden.
Essendo, come già anticipato, che l’area è soggetta a vincoli paesaggistici, ciò che è stato realizzato in difformità alla legge, costituisce un reato non sanabile. Ciò significa che, aldilà che il Tar concenda o meno la sospensiva che Agrigarden potrebbe richiedere impugnando eventualmente le ordinanze, lo stato dei luoghi andrà ripristinato; i fabbricati e gli impianti (edificio prefabbricato ad uso uffici e alloggio custode, pesa e campannone ad uso deposito) andranno demoliti, e non potrà più essere richiesta una nuova autorizzazione per costruirli. La discarica di Vespia, senza la posa, senza gli uffici dove sono posizionati centri di comando ecc, e senza la viabilità necessaria all’arrivo dei tir carichi di rifiuti da sversare, non potrà più svolgere la funzione di discarica. Ed è proprio a quel punto che il Comitato potrà richiedere la revoca dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
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