CULTURA – È in distribuzione ‘IADER’ un romanzo storico in parte ambientato nella pianura a sud di Ivrea.
La vicenda narrata è quella di un giovane agrimensore del Genio militare dell’esercito romano. L’agrimensore era una figura tecnica che in epoca romana si occupava di attività simili a quelle di un geometra o di un topografo, ed a volte anche di un ingegnere.
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La storia è ambientata in epoca romana, ai tempi di Giulio Cesare, e viene raccontata la vita dell’epoca. La narrazione tratta della navigazione lungo il Po e nell’alto Adriatico mediante la quale vi era un interscambio consistente di merci disponibili a Ravenna e nell’allora Provincia Cisalpina, in pratica la pianura padana.
Il protagonista al termine di varie vicissitudini viene trasferito ad un reparto del Genio dell’Esercito che si sta occupando dei lavori di miglioramento fondiario e regimazione delle acque della pianura a sud di Ivrea (che all’epoca si chiamava Eporedia.
Il romanzo è un full immersion nella movimentata vita di un tecnico all’epoca delle guerre civili.
Questa in sintesi la storia narrata nel romanzo:
Durante le Guerre Civili tra Cesare e Pompeo, nell’anno 49 a.C., Quintilio, un agrimensore civile alle prime armi, è stato aggregato ad un reparto del Genio militare impegnato nei lavori di centuriazione, o valorizzazione delle terre demaniali incolte, nei dintorni di Mantua, nella Pianura del Po. Si è da poco liberato da un’ingiusta accusa di omicidio, ma per farlo ha dovuto collaborare con alcuni ufficiali della fazione di Cesare, ed ora si sta preparando contro di lui la vendetta da parte degli avversari. A Quintilio non rimane altra via di scampo che la fuga, cercando di seminare o eliminare i sicari che sono sulle sue tracce. È con lui nella fuga il liberto Hicesius, un erudito segretario d’origine greca già avanti negli anni. L’insolita coppia di fuggiaschi è costretta a destreggiarsi spostandosi clandestinamente lungo le vie consolari della provincia Cisapina e lungo il Po. Per cercare di salvarsi la vita i due finiscono nelle inesplorate paludi del fiume Padusa, nei pressi del delta del Po, e proseguendo nella fuga trovano protezione dapprima a Ravenna e successivamente in un reparto del Genio in Dalmazia, a Iader.
Ma i conti che sono rimasti aperti non potranno essere risolti semplicemente appellandosi alla giustizia, per cui i due dovranno inventare qualche altra soluzione, traendo profitto dall’amicizia di un ricco banchiere ravennate.
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Il romanzo è il primo di una serie (ne sono già usciti tre) nei quali la vicenda si snoda in successione cronologica anche in varie provincie della Repubblica romana.
Il romanzo sarà scaricabile gratuitamente durante la promozione del 14-15-16 marzo dal portale di Amazon
https://www.amazon.it/dp/B01ILY9RBY
Per gli altri romanzi già pubblicati dallo stesso autore:
https://www.amazon.it/Claudio-Rossi/e/B01N7XLX2Q/ref=ntt_dp_epwbk_0
L’autore
“In fondo non è che questi tagliatori di teste Kayàn siano peggio di quei furfanti che mi hanno fatto il contratto per venire qui…”.
Questa considerazione ed altre simili erano l’oggetto delle mie riflessioni mentre nelle foreste del Borneo, nel 1981, masticavo qualche gramo brandello di pollo bollito le cui carni erano state rese simili alla stoppa dal nutrimento di polpa di cocco. I cani della tribù mi stavano d’attorno ad aspettare che sputassi quella stoppa di cui erano golosi. In quel periodo stavo conducendo delle esplorazioni insieme con un contrabbandiere lungo i fiumi che tagliano la foresta vergine alla ricerca di aree adatte a stabilire qualche nuovo piccolo villaggio.
La mia laurea da geologo era ancora fresca, e pur ottenuta a pieni voti non mi aveva dato alcuna esperienza di lavoro. L’unico impiego che avevo trovato era questo, un contratto con dei trafficoni per esplorare delle aree vergini del Kalimantan Timur e selezionare qualche zona adatta per fare delle nuove piantagioni.
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Provenivo dal liceo classico, dal greco e dal latino, non che uno non possa cambiare idea lungo la strada a proposito di quello che vuole fare nella vita.
In quel periodo lungo i fiumi del Borneo vidi un sacco di cose strane insieme con il mio aiutante, il contrabbandiere Durjadi, senza il quale mai sarei uscito vivo da quei labirinti di fiumi e paludi fangose. Era la mancanza di cibo che mi infastidiva, alla fame non ci si abitua mai.
A riguardare indietro a quel lavoro, a distanza di anni, e ed altri simili che seguirono, quello che facevo non era troppo diverso da quanto avevano fatto gli agrimensori del Genio di Roma che avevano studiato il modo di rendere produttivo l’agro incolto. Certo, c’erano non meno di 2.000 anni di distanza.
Andai avanti qualche anno con quei lavori, tra Filippine, Tanganika, Costa d’Avorio, Nigeria.
Poi dovetti lasciare. Si trattava di attività talmente mal pagate e rischiose che non valevano la candela, e passai ad occuparmi per quasi un ventennio di aerofotogrammetria, il mio primo amore universitario.
Non c’è cosa migliore per capire come sia fatto il mondo che abitiamo che studiare le foto aeree stereoscopiche! Ci si vede tutto, e si può misurare tutto. Un luogo frequentato, anche se desertico, lo riconosci dalla densità delle ruotate che noti per terra. Le piste del bestiame nella savana. Cosa fa la gente intorno ai villaggi.
Di una capanna o di una casa puoi misurare l’altezza, e studiare quante persone ci vivono.
Ed è incredibile quello che hanno combinato i fiumi: col loro continuo spostare materiali e con l’abbandono degli alvei più antichi hanno realizzato le grandi pianure sulle quali si è sistemato l’uomo.
Diedi una mano nel tempo ad organizzare la logistica in molti cantieri in aree remote: nessuno sapeva cosa avrebbero trovato, ed io con delle foto stereoscopiche dicevo loro cosa c’era, e dove potevano sistemate i campi principali, dove avrebbero trovato la ghiaia per le strade, e l’acqua, e dove non sarebbero mai passati con dei camion. Senza esserci mai stato, studiando le foto aeree.
La cosa era talmente divertente che mi misi a volare per conto mio, ed a fare fotografie per me stesso: andai a vedere dall’alto le grandi centuriazioni romane, e quello che avevano combinato i Genieri di Roma cercando di arginare i fiumi e bonificare paludi.
Ed ho scoperto che il volo mi piace enormemente, e ormai da più di vent’anni volo con un piccolo biposto, e vado a vedere quelle cose che su Google Earth mi stuzzicano la curiosità: vado a vederle direttamente dall’alto.
Ho viaggiato molto: nordafrica, Alaska, Canada, Yukon in particolare, e negli ultimi tempi dò un aiuto a degli amici che viaggiano preparando dei trekking sulle montagne dell’Alaska, usando GPS e foto aeree.
Ma ormai sono talmente tante le cose che ho visto che faccio fatica a tenerle tutte per me.
Le realizzazioni che mi stupiscono di più sono sempre quelle dei nostri predecessori che hanno modificato la geografia dei luoghi, e non vi è dubbio che i primi ed i più grandi siano stati i Genieri romani.
Per questo mi sono messo a scrivere, dapprima articoli archeologici e studi di siti condotti con le foto aeree, poi ho cominciato ad immaginare come se la dovessero passare coloro che quei siti li hanno costruiti.
Da questo è nata la serie di romanzi di Quintilio, un agrimensore dei tempi di Cesare.
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