domenica 6 Luglio 2025
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IVREA – Della Pepa revoca le dimissioni; gli interventi della minoranza in Consiglio

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IVREA – Carlo Della Pepa, ha formalizzato la revoca delle dimissioni da Sindaco di Ivrea.

Dimissioni annunciate lo scorso 10 ottobre durante il Consiglio Comunale e formalizzate due giorni dopo.

Alla seduta di Consiglio di ieri sera, la maggioranza ha presentato una mozione con la quale invitava il Sindaco a ritirare le proprie dimissioni, “rinnovando la fiducia nella sua azione amministrativa, in linea con il programma con cui la coalizione di governo ha raccolto il consenso della maggioranza dei cittadini”.

“Leggevo in questo giorni un libro del filosofo francese Michel Serres il quale sostiene che una crisi, al pari delle crepe negli edifici e nei monumenti provocate da un terremoto, è solo la parte esteriore, visibile, di una situazione problematica più profonda e molto più difficile da vedere e da risolvere. – È intervenuto il consigliere Francesco Comotto, Viviamo Ivrea – «La situazione che ha causato le vicissitudini degli ultimi tempi riguardo la Fondazione Guelpa è riconducibile a questo schema ed è per questo che è nostro dovere scavare in profondità per capire e risolvere le criticità, non basta fermarsi alla superficie. Da anni chiediamo, riguardo la gestione del lascito della benemerita Sig.a Lucia Guelpa, ciò che non avremmo dovuto nemmeno chiedere, trattandosi di un ente strumentale del Comune che gestisce soldi pubblici, e cioè la massima trasparenza su un patrimonio di oltre 10 milioni di euro da destinarsi ad opere durevoli per la cultura ad Ivrea e nel territorio. Patrimonio donato alla città di Ivrea e quindi ai suoi cittadini per cui non ci si può appellare ad alcun ente di diritto privato, come è stato fatto più e più volte dal presidente della fondazione e dal Sindaco, tentando di negare l’evidenza e cioè che quei soldi vanno gestiti come si deve fare con il denaro pubblico, alla luce del sole. Questo l’abbiamo detto e ripetuto fino allo sfinimento senza ottenere risultati almeno fino al Consiglio Comunale del 10 ottobre scorso nel quale abbiamo presentato, con tutta la minoranza, una mozione, approvata a stragrande maggioranza 9 a 5, con una scheda bianca e l’uscita dall’aula dal capogruppo del PD, con la quale si invitava il Sindaco a revocare la nomina del presidente della Fondazione: “essendo venuto meno quel rapporto fiduciario e di reciproca collaborazione, più volte richiesto e auspicato dai componenti dell’assemblea cittadina, necessario al buon funzionamento di tale ente”.

Giova ricordare che nella stesa seduta, non subito dopo l’ennesima votazione che ha fatto andare sotto il Sindaco, ma oltre 4 ore dopo, a fine Consiglio, il Sindaco stesso, di sua spontanea iniziativa e senza che nessuno glielo chiedesse, ha rassegnato le sue dimissioni motivate dal fatto che lui il Presidente Jalla non l’avrebbe rimosso.

Da quella sera è iniziato un teatrino dell’assurdo con l’attenzione dei media spostata con scaltrezza dal problema vero, e cioè dalle criticità gestionali della fondazione, più volte emerse e avvalorate, fin da luglio dalla denuncia del consigliere di amministrazione della Fondazione Liore, alla questione delle dimissioni del Sindaco. Sempre da quel fatidico giorno in poi del contenuto della mozione e della denuncia di Liore nessuno si è più interessato mentre ci siamo dovuti sorbire gli echi di una poco edificante resa dei conti all’interno del partito democratico che ha portato, come ampiamente prevedibile, al rientro del Sindaco al proprio posto come se nulla fosse successo. Oltre il danno la beffa perché tutti coloro i quali hanno avuto il coraggio di esprimersi, dai banchi della maggioranza, ragionando con la propria testa sono comunque rimasti al loro posto (chissà mai che un po’ di ragione ce l’avessero, avranno ragionato gli accorti dirigenti di partito) e il Presidente della Fondazione Guelpa, dichiarato inadatto a ricoprire quel ruolo dalla maggioranza del Consiglio Comunale, ma ancor di più da tutti i capigruppo, è rimasto pacificamente al suo posto e continua a perseverare nel gestire a modo suo l’ente strumentale del Comune. Tanto da far pervenire solo oggi, poche ore prima del Consiglio Comunale, la documentazione, e nemmeno tutta, richiesta fin dal 2014, smentendo clamorosamente le pretestuose motivazioni con le quali la stessa è sempre stata negata.

Questa è ormai storia, ma veniamo alla trovata della mozione. Non sapendo come fare a riparare la figuraccia delle dimissioni subito seguite dal dietro front imposto dal partito ecco che viene convocato un apposito quanto inutile Consiglio Comunale, con i relativi costi, per chiedere al Sindaco di tornare sui suoi passi, pretendendo la fiducia di quello stesso Consiglio Comunale che, solo due settimane prima, lui stesso non ha minimamente considerato aprendo una profonda crepa nei rapporti interni alle componenti istituzionali dell’amministrazione comunale. Va detto che nell’impianto normativo inerente gli enti locali l’istituto della mozione di fiducia non esiste, ma tant’è; siamo in terra di innovazione.

Va anche ribadita l’assoluta inutilità del Consiglio Comunale di questa sera, rimarcata anche in Conferenza dei Capigruppo, visto che il Sindaco ha depositato di sua iniziativa le dimissioni e potendole ritirare in tutta autonomia nei 20 giorni seguenti al loro deposito non era necessario alcun passaggio formale ulteriore.

Credo infatti si possa leggere nel Verbale della Conferenza dei capigruppo di lunedi scorso che il sottoscritto ha chiesto in quella sede al Sindaco di ritirare, se questo fosse stato il suo intendimento, le dimissioni senza coinvolgere in un dibattito sterile e non necessario l’intero Consiglio Comunale trasformandolo in un mero ratificatore di decisioni prese nelle sedi del partito democratico tentando vanamente di dimostrare il cambiamento di rotta dei consiglieri di maggioranza che avevano votato a favore della mozione di sostanziale sfiducia al presidente della fondazione.

Si capisce chiaramente che il testo della mozione è il frutto di una mediazione mal riuscita tra le diverse anime del partito e si sa che quando si gioca troppo al ribasso di solito vengono fuori dei prodotti alquanto scadenti.

Tralasciando le premesse che rifanno un po’ la storia appena ripercorsa c’è un passaggio in tre punti che ha dell’incredibile nel quale “il Consiglio Comunale” dice a sé stesso cosa può e non può fare. Siamo alla farsa.»

E ha citato testualmente alcune parti della mozione, soffermandosi sull’ultimo passaggio: “è sicuramente facoltà e al contempo responsabilità del Sindaco, pur nel rispetto degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale, confermare o revocare incarichi fiduciari di propria nomina”

«Su questo passaggio vorrei dire qualcosa in più. – Ha aggiunto Comotto – E’ talmente corretta la parte finale dell’enunciato che quegli sprovveduti della minoranza, sarà per un colpo di fortuna, non hanno chiesto direttamente la revoca della nomina del Presidente della Fondazione, ma hanno invitato, guarda un po’ che caso, il Sindaco a farlo, visto che avendo effettuato lui questa nomina solo lui avrebbe potuto revocarla. Quindi la mozione è assolutamente legittima e quel voto incancellabile: un macigno. C’è un passaggio però che non torna nel contesto di ciò che questa mozione vorrebbe affermare quando si dice che il Sindaco, “pur nel rispetto degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale …” Sta proprio qui il punto cruciale di tutta la vicenda e cioè il fatto che il Sindaco non ha avuto rispetto degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale lasciando al proprio posto il Presidente della Fondazione nonostante la chiara volontà dell’assemblea cittadina sancita da una votazione inequivocabile. Addirittura si è maldestramente tentato, anche con l’ausilio di certi giornali compiacenti, di far passare la mozione di questa sera come un superamento di quella del 10 ottobre. Abbiamo letto espressioni di pura fantapolitica tipo quando si dice che la mozione di questa sera: “si rimangia alcuni contenuti di quella votata il 10 ottobre”. La mozione di questa sera non si rimangia proprio nulla. Va bene che oramai il dibattito, in tempo di partito unico, qualcuno pensa di poterlo fare richiuso nelle sedi di partito, ma se siamo arrivati al punto di disconoscere una legittima votazione in Consiglio Comunale, con la manfrina delle dimissioni del Sindaco, vuol solo dire che siamo arrivati al capolinea della democrazia e che da qui in poi sarà esercizio inutile presentarsi qui, nella massima sede istituzionale cittadina che è la sede di rappresentanza del popolo eporediese, per compiere atti che, se non saranno di gradimento di una certa parte politica, verranno sviliti e arbitrariamente non considerati.

Questa è l’idea di democrazia che alberga in queste stanze? Questo è lo spirito istituzionale e civico che credo venga anche richiamato nello Statuto di un partito che si autodefinisce democratico?

In quella terza frasetta (quante cose si possono leggere in un semplice periodo) c’è un chiaro elemento di mediazione da parte dei cosiddetti ribelli della maggioranza dove si dice che: “è sicuramente facoltà e al contempo responsabilità del Sindaco … confermare o revocare …”.

A parte che non c’era bisogno di dirlo perchè è ovvio che non può essere responsabilità di un consigliere comunale una iniziativa del Sindaco, vorrei precisare che questa pilatesca postilla non salvaguarda e non mette al sicuro, dal punto di vista politico, ma non solo, tutti coloro i quali abbasseranno la testa di fronte ad una eventuale conferma da parte del Sindaco di non sfiduciare il Presidente della Fondazione nonostante le puntuali denunce inviate a questo Consiglio Comunale dal consigliere di Amministrazione Liore nel maggio di quest’anno che non hanno ancora avuto puntuale risposta. Il consigliere Liore si è rivolto a noi non per caso, ma perché siamo coloro i quali hanno nominato il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Guelpa, ad eccezione del Presidente nominato dal Sindaco, e ne siamo responsabili e quindi Liore, consapevole del suo ruolo e delle responsabilità che ne conseguono, ha provveduto tempestivamente a segnalarci, come si farebbe in una società ai propri azionisti, che qualcosa là dentro non funziona. In tal modo lui potrà  dire un domani, se le sue segnalazioni si dimostrassero effettive: “io ve l’avevo detto”.

Chiudo rivolgendomi al Sindaco chiedendogli nuovamente se sia proprio convinto che questo assurdo braccio di forza con il suo Consiglio Comunale non potrà essere causa di un strappo istituzionale che non farà di certo il bene della città e che non promette nulla di buono.

Gli chiedo anche perché, come ci hanno chiesto molti cittadini, abbia preferito mettere sul piatto, in tutta autonomia, la propria testa piuttosto che adempiere, come consiglierebbe un’auspicabile prassi istituzionale, a quanto richiestogli da quel Consiglio Comunale del quale, va ricordato, lui stesso è parte integrante.

E’ proprio sicuro che è questo che si aspetta la città da chi è stato votato per amministrarla?”

Il Presidente del Consiglio Comunale, Elisabetta Ballurio Tet, ha invece letto il comunicato unitario della minoranza (Blasotta Pierre, Borla Diego, Comotto Francesco, Gambone Elvio, Gilardini Tommaso e Tognoli Alberto), dopodichè i consiglieri sono usciti dall’aula. Ecco il comunicato:

“LE  NOSTRE PREMESSE. Nel Consiglio Comunale del 10 ottobre scorso è stata presentata, dall’intera minoranza, una mozione che chiedeva la revoca della nomina, da parte del Sindaco, del presidente della Fondazione Guelpa secondo quanto stabilito dallo Statuto dello stesso ente. La votazione ha visto 9 voti a favore, 5 contrari, una scheda bianca e l’uscita dall’aula del capogruppo PD. Un risultato chiaro e netto della volontà dell’Assemblea eletta dai cittadini che non lascia alcun dubbio. E’ importante ricordare che l’esigenza di  tale mozione è scaturita in seguito alla Conferenza dei capigruppo del 5 ottobre scorso nella quale sono stati ascoltati in audizione il CdA della fondazione stessa e il suo presidente. Riunione dalla quale è emersa chiaramente una frattura divenuta incolmabile tra il Presidente della Fondazione e tutti i capigruppo presenti (mancava il solo De Stefano). In quella seduta l’Istituzione del Consiglio Comunale di Ivrea, rappresentato dai capigruppo, è stata più volte svilita dall’atteggiamento ostile e irrispettoso del presidente della Fondazione Guelpa.

Nonostante tutto questo sia stato esplicitato nel Consiglio Comunale del 10 ottobre il Sindaco alla fine della seduta ha rassegnato, di sua iniziativa e senza che gli venissero chieste da nessuno, le proprie dimissioni.

Nei giorni seguenti si è consumato, prima nella sede regionale e poi in quella locale, il regolamento di conti all’interno del partito di maggioranza dal quale è chiaramente emerso che a tirare le fila del governo della città risulta essere la segreteria regionale del partito democratico e non chi legittimamente è stato eletto Sindaco di Ivrea. Il primo cittadino si limita ora a recitare una parte nella quale è stato obbligato a ritirare le proprie dimissioni nonostante il suo reiterato rifiuto di non assecondare quanto richiestogli, a stragrande maggioranza, dal suo Consiglio Comunale. Si è così aperta una frattura macroscopica e insanabile, tra il Consiglio Comunale e il Sindaco, venendo meno  quello spirito di rispetto istituzionale che finora ha caratterizzato questa assise. D’ora in avanti il Consiglio Comunale di Ivrea non  potrà essere più lo stesso.

LE NOSTRE CONCLUSIONI. Questa sera è stato convocato un irrituale Consiglio Comunale per dare la fiducia ad un Sindaco che non è mai stato sfiduciato o che al massimo si è sfiduciato da solo. Un paradosso. E lo si è fatto attraverso uno strumento, la mozione di fiducia, che non esiste nell’impianto normativo inerente gli enti locali. La decisione, infatti, di dimettersi prima e di ritirare le dimissioni poi è strettamente personale e noi abbiamo più volte richiesto al Sindaco, non ultimo nella Conferenza dei capigruppo di lunedì scorso, che qualora fosse intenzionato a revocare le proprie dimissioni, lo facesse in autonomia evitando di forzare la mano e ricorrendo alla platealità richiedendo di convocare un inutile Consiglio Comunale che, oltre tutto, ha pure dei costi che si sarebbero potuti tranquillamente risparmiare. Un Sindaco palesemente subalterno al presidente di una fondazione e alla segreteria del partito al quale è iscritto non ci può lasciare indifferenti come consiglieri comunali, ma soprattutto come Cittadini. Un Sindaco che perde di vista il bene della città, ma che si preoccupa di assecondare soggetti esterni più che gli organismi istituzionali individuati dalla legge per amministrare democraticamente un Comune.

Non si può scherzare con le istituzioni facendo finta che nulla sia accaduto. Invece di seguire la volontà del Consiglio Comunale si è preferito difendere interessi a noi sconosciuti e questo ha fatto sì che la minoranza tutta abbia deciso di redigere il presente comunicato unitario di totale dissenso riguardo questo comportamento.

Ribadiamo la nostra preoccupazione per la deriva democratica che da qualche tempo caratterizza questo esecutivo e la maggioranza che lo supporta suggellata dal reiterato rifiuto, da parte del presidente della Fondazione, di consegnare la documentazione richiesta fin dal 2014 motivando tale gesto con argomenti pretestuosi clamorosamente smentiti oggi, poche ore prima del Consiglio Comunale, quando, nella quasi totalità, ci è stata trasmessa tramite posta elettronica certificata.

Se qualcuno pensa che la mozione presentata questa sera dal partito democratico possa cancellare tutto quanto accaduto compie un grave errore di valutazione perché avallando la decisione del Sindaco di non rimuovere il Presidente della Fondazione dal suo incarico l’intera maggioranza si assumerà la responsabilità politica e non solo di questa inopinata decisione. Visto che l’inutile mozione presentata questa sera è finalizzata esclusivamente a gettare un velo sulla grave decisione del primo cittadino di non assecondare la volontà del Consiglio Comunale l’intera minoranza, non riconoscendo la legittimità politica della triste e patetica messa in scena, abbandonerà l’aula in segno di protesta e non parteciperà al voto di un documento inutile e dannoso per il bene della città.”

 

 

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