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IVREA – Ancora alta tensione in carcere

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IVREA – Ancora alta tensione nella Casa Circondariale di Ivrea, al centro delle cronache negli scorsi giorni per una rumorosa protesta dei detenuti.

Spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “E’ successo ancora. Intorno alle 23,30 della scorsa notte presso il carcere di Ivrea, alcuni detenuti hanno manifestato il loro dissenso per le condizini detentive distruggendo le celle e bruciando dei suppellettili. È stata riportata la calma all’interno della IV Sezione detentiva solamente alle ore 5,00 circa di questa mattina. Tre Agenti della Polizia Penitenziaria hanno riportato varie contusioni nel sedare la gravosa circostanza. Tra l’altro, i detenuti che si sono resi protagonisti di questo increscioso evento sono gli stessi della scorsa protesta avvenuta sul carcere di Ivrea. I soggetti in questione erano sottoposti all’isolamento disciplinare, ossia all’esclusione dell’attività in comune a seguito degli ultimi accadimenti. Siamo curiosi di vedere se, anche questa volta, ci sarà chi tenterà di sminuire la grave tensione subìta ancora una volta dai poliziotti penitenziari, come sempre in prima linea a gestire – per altro con grande professionalità – questi continui eventi critici, conseguenza anche dell’eccessiva tolleranza verso chi dovrebbe scontare una pena con responsabilità e non mettendo a soqquadro l’ordine e la sicurezza”.

Aggiunge Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “La sconsiderata protesta di questa notte nel carcere di Ivrea deve fare seriamente riflettere anche sulle pericolose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, che ogni giorno di più rischiano la propria vita nelle incendiarie celle delle carceri italiane”.

“Altro che vigilanza dinamica, come vogliono i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria e che nel carcere di Ivrea fa stare i detenuti fuori dalle celle, in quasi tutte le Sezioni detentive, tutti i giorni dalle 8 alle 20”, prosegue Capece. “Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di Polizia Penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Le idee e i progetti che l’Amministrazione Penitenziaria propina non tiene conto della realtà delle carceri, che non sono collegi per educande, e rispondono alla solita logica “discendente” che “scarica” sui livelli più bassi di governance tutte le responsabilità. E ricadono sulle spalle di noi poliziotti, che stiamo 24 ore al giorno in prima linea nelle sezioni detentive”.

Per il SAPPE “la situazione penitenziaria è sempre più incandescente: lo dimostra quel che è accaduto e accade nel carcere di Ivrea. Rincorrere la vigilanza dinamica e i patti di responsabilità con i detenuti, come vuole il Dap, è una chimera: cosa pensate facciano tutto il giorno i detenuti? Per buona parte girano a vuoto nelle Sezioni e nei padiglioni detentivi: è trattamento rieducativo, questo? In carcere quello che manca è il lavoro, che dovrebbe coinvolgere tutti i detenuti dando quindi anche un senso alla pena, non farli stare nell’ozio assoluto. E aprire le celle dodici ore al giorno senza fare nulla non risolve i problemi, anzi!”

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