Interpretare la contemporaneità è un esercizio complesso, tuttavia pare che il nostro tempo stia per assistere a rivoluzioni che muteranno molto in fretta il nostro stile di vita. Rivoluzioni di carattere tecnologico che stravolgeranno i sistemi produttivi ed il lavoro attraverso l’impiego della AI e della computazione quantistica. Un quadro internazionale turbolento che vede il riarmo, i conflitti e le crescenti tensioni internazionali. Roberto Lo Presti, come vedi il nostro presente: è lecito preoccuparsi oppure occorre accogliere con ottimismo il cambiamento?
R. Interpretare la contemporaneità è molto più semplice di quello che si possa immaginare, ovviamente sarebbe bello avere una sfera di cristallo per conoscere tutti gli sviluppi e le possibili alternative, ma la cosa interessante è che in realtà questa sfera, in un modo o in un altro, la abbiamo già, c’è sempre stata, la parte che vorrei fosse più semplice (ma è cosi come dev’essere) è saperla utilizzare. Quando si parla del termine “nostro tempo” dovremmo chiederci in prima battuta cosa è il tempo. In moltissimi hanno dedicato la loro esistenza nel tentativo di dare una spiegazione al tempo, quello che ho interiorizzato nel corso delle molteplici esperienze è racchiuso in una frase che propongo spesso a mia figlia: “Siamo noi il tempo”. Se facessimo nostra questa frase ci accorgeremmo che tutto ha un senso anche solo utilizzando la semplice logica. Stiamo vivendo un passaggio fondamentale che è stato annunciato da moltissimi film, in quanto i film sono frutto di un pensiero e se qualcuno pensa crea, ecco perché tutto ciò che viene fuori da una mente, per forza di cose, ha senso di esistere. Uno tra i tanti film è “L’uomo bicentenario“ per quanto riguarda la naturale evoluzione di quello che oggi viene chiamata intelligenza artificiale; il concetto è semplice… una volta che i robot saranno dichiarati umani, quale sarà la differenza tra un robot ed un essere umano? E chiedo a voi lettori: “questa differenza esiste davvero?”. Qualsiasi kinesiologo emozionale vi direbbe che la mente funziona per programmi, ecco perché si parla spesso di programmi limitanti e cosa si fa per cambiare la propria vita quando andiamo dallo psicologo o quando ci rivolgiamo ad un mental coach, andiamo a cercare qualcuno che ci faccia uscire da quei programmi, andando la maggior parte delle volte a capire la causa di quel programma , ecco perché si indaga soprattutto sui rapporti madre-figlio o padre-figlio. Un giorno, uno dei piennellisti maggiormente conosciuti in Italia, colui il quale mi ha aiutato a creare la trasmissione televisiva “Energylife”, mi disse: “Roberto, sappi che è tutto una grande ipnosi, quindi o ti ipnotizzi da solo per il tuo benessere o sarà qualcun altro a farlo e forse non sarà per la tua felicità”. Riassumendo, dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale? Oppure dovremmo comprendere chi è l’intelligenza artificiale? Se diamo per buona questa visione del comprendere l’arrivo ed il dilagare di quelli che vengono chiamati robot, comprenderemo anche le motivazioni che portano milioni di persone in lavori seriali e ripetitivi come catene di montaggio ed altro, autocostretti a vivere una vita molto vicina a quella di una macchina , ma tutto è giusto così com’è, evidentemente chi crea la propria vita in quella direzione vede come possibilità per “portare a casa la pagnotta” quella di uniformarsi allo stile di vita maggiormente diffuso nella società attuale. Vi sono alternative però, ve lo racconta uno che tra 9 anni sarebbe dovuto andare in pensione (come scherzando dico a mia moglie): Ho lasciato 2000 euro al mese, date da un impiego statale, per lanciarmi nell’essere padrone del mio tempo ed essendo il tempo, di decidere dove offrire e valorizzare ciò che sono. Per quanto riguarda il quadro internazionale… faccio una domanda: “Da quando l’uomo ha memoria, vi è stato un solo momento dove anche solo per un giorno non vi siano state guerre?”. La risposta è: “ forse no!”. Vi sono 56 conflitti in atto in tutto il mondo e mentre state leggendo questo articolo qualcuno sta morendo a causa di tutto ciò e voi di questi 56 conflitti quanti ne conoscete? Probabilmente non avete neanche idea che esistano, quindi in molti si concentrano sulle guerre che chiamo “da TG”, ma gli altri conflitti che fine hanno fatto?
Ecco perché è lecito ricordarsi di vivere. Ad oggi, l’unico modo che conosco per creare un mondo pieno di pace e serenità, è rendere meraviglioso ciò che ti circonda. Pensate se tutti fossero in grado di essere creatori consapevoli della propria vita, se ognuno di noi si calasse in una vita di soddisfazioni, pace ed armonia… cosa accadrebbe? Invece spesso capita che in molti non vadano d’accordo neanche con il vicino di casa… e mi chiedo… come potete fare qualcosa per tutti quei conflitti se create una vita piena di conflitti? Quindi la risposta è che tutto ciò che accade nel grande è il risultato di ciò che accade nel piccolo, perché probabilmente non vi è distinzione, ma al contrario è strettamente collegato.
Una ricerca pubblicata sul “Journal of Abnormal Psychology” ha fotografato la crescita dei disturbi mentali tra i giovani. L’aumento dei disturbi psichici nella generazione Z, a tuo avviso, è determinata da cause specifiche oppure si tratta semplicemente di una stigmatizzazione maggiore del disagio e di un consequenziale ricorso alla psichiatria?
R. Per quanto riguarda i disturbi mentali, la cosa certa è che con l’affinarsi degli studi e delle ricerche in tale settore, continuano ad essere catalogati disturbi che un tempo non venivano conosciuti, ma ciò non toglie che fossero ugualmente presenti, quindi sicuramente oggi abbiamo una comprensione più ampia di alcune patologie.
Le cause possono essere molteplici, ma derivano tutte sempre dalla stessa identica direzione, dal rapporto padre-madre, padre-figlio/a madre-figlio/a, ricordiamoci che è sempre tutto unito, per provare a capire quello che sto dicendo ci vorrebbe una intera giornata solo per cominciare ad avvicinarsi alla comprensione. Facciamo esempi pratici: a tutti piace poco la guerra, allora perché in moltissimi programmano i figli in direzione della guerra? Pensate che comprare un’arma giocattolo sia meno grave di lanciare una bomba? Ci sono tutta una serie di azioni che in molti compiono normalmente ed abitualmente senza neanche rendersi conto di ciò che stanno facendo: quello che stanno facendo è programmare, abituare al conflitto, anche solo comprando una pistola finta, una spada… anche solo concedendo ai figli di giocare alla guerra, permettendo di passare ore ed ore su videogiochi dove si ammazza, si picchia, si spara, ecc… e poi vorremmo la pace? Cercherò di estremizzare… il semplice “gioco dell’impiccato” è un abituare i propri figli al concetto di punizione… avete mai provato a trasformare il gioco dell’impiccato sostituendo l’omino con un fiore? Si potrebbe scrivere per ore ed ore su questi esempi. Questi sono comportamenti usuali che determinano la realtà che circonda ogni persona e quindi nella sua singolarità. Credo che la maggior parte dei disturbi derivi da una incoerenza di fondo… mettiamo al mondo i figli e poi non si ha tempo di starci insieme (in moltissimi casi meglio così), fin da piccoli la maggior parte dei genitori decide cosa sia giusto mangiare e si sostituiscono a loro (alla faccia dell’auto svezzamento), totale assenza di rispetto nelle decisioni con conseguente manipolazione (es. “Tesoro andiamo al supermercato?” ed il bambino/a risponde “No”, allora la mamma o il papà gli diranno: “Ma dobbiamo andare, è necessario. La domanda è: “perché chiedete ai vostri, figli se non vi importa un fico secco della risposta o sapete già che è necessario andare?”. L’incoerenza è ovunque… ed è ovvio che i ragazzi, in un modo o in un altro, cerchino l’alternativa… la maggior parte delle volte il classico disturbo, o presunto tale, è la necessaria difesa nei confronti di una vita che non è la tua, ma è quella che ti ha imposto qualcun altro e la cosa che mi fa riflettere è l’ossessione di molti genitori di spiegare ai figli come sia giusto vivere una vita al top, quando loro sono i primi a lamentarsi della propria di vita, nel senso… se il genitore stesso ha una vita terribile… come può insegnare a qualcun altro ad avere una vita felice e piena? Vien da sé che l’unico modo per uscire da certe dinamiche è un sano “buon esempio”, ma esso deriva da una comprensione delle cose che è strettamente soggettiva, nel momento in cui hai capito, non c’è più tanto bisogno di raccontare, ma basta essere.
Ti occupi di kinesiologia, puoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta e dei benefici che può offrire?
R. La kinesiologia emozionale è tra le molteplici tecniche e discipline che ho appreso, ma è quella che ritengo più totalizzante, perché al suo interno vi è tutto. La kinesiologia emozionale nasce dall’incontro di tutta quella parte definita psicologica e di millenni di esperienza della medicina cinese; si basa sul presupposto che ogni singola problematica fisica sia connessa in maniera imprescindibile ad un malessere della mente, ogni dolore o problematica fisica è semplicemente il tuo corpo che sta parlando. Andando quindi a comprendere ciò che vuole dirci, si va a portare in soluzione il così detto problema con la relativa guarigione, non solo a livello fisico ma nella sua totalità. Mi piace descrivere il percorso di un individuo come se si portasse sulle spalle un sacco gigante con all’interno delle pietre, attraverso la kinesiologia emozionale si riesce ogni volta a togliere un sasso, fino al totale svuotamento del sacco e sinceramente vivere una vita in maniera più leggera ti porta, con il tempo, alla consapevolezza di essere tu il creatore di ciò che ti circonda. Ho aiutato tantissime persone, ma più passava il tempo e più mi accorgevo che in realtà aiutando loro stavo contestualmente elaborando personalmente delle cose. Una delle cose più affascinanti è il test muscolare, con il quale il kinesiologo entra in contatto diretto con la tua mente ed il tuo corpo, utilizzando quest’ultimo per avere tutte, e dico tutte, le risposte che porteranno alla soluzione del problema.
Nel nostro tempo si assiste alla rinascita di discipline spesso trascurate nei decenni precedenti. Penso allo yoga, alla meditazione, alla medicina alternativa. A tuo avviso, di fronte ai passi avanti compiuti dalla medicina, quali sono le ragioni che stanno portando al ritorno di un approccio olistico nel campo del benessere psicofisico?
R. Anche in questo caso ci vorrebbe una intera giornata per comprendere a pieno, ma basterà ricordarsi che vi è un modo per avere risposte rapide e precise utilizzando esclusivamente la pressione muscolare. Non puoi separare ciò che nasce unito, ecco perché il crescente rifiorire di tecniche come lo yoga o la meditazione o quella che viene chiamata medicina alternativa. Seguiamo questo ragionamento: si nasce perfetti perché i bambini sono pura conoscenza, ma cominciano a programmarci in una direzione (qualsiasi essa sia), ci dicono come mangiare, quando mangiare, ciò che è giusto fare, quando è giusto farlo, poi gli stessi che ci hanno programmato secondo il loro modo di vivere la vita cominciano a fare yoga, cominciano a fare meditazione… e per fare cosa secondo voi? Semplicemente per tornare ad essere bambini! I bimbi vivono in un costante Meditare, non hanno bisogno della meditazione perché essi vivono in un costante presente, siamo noi che mettiamo all’interno della loro mente perfetta il concetto di tempo. Se chiedessi ad un bambino di pochi anni cosa sia ieri e cosa sia domani cosa ti risponderebbe? Nulla, perché lui vive nel costante presente; ecco spiegata tutta questa voglia enorme di riavvicinarsi a tutte queste tecniche, che nient’altro fanno che riportarci bambini, idem per la medicina così detta alternativa… un tempo lo stregone del re o gli sciamani erano coloro i quali incarnavano tutta una serie di conoscenze, dalla medicina all’esoterismo, dall’uso delle erbe alla predizione del futuro. Poi un bel giorno qualcuno decise che tutto questo andasse diviso, ma è giusto cosi semplicemente perché è accaduto. Oggi molto lentamente si sta tornando al contatto con il proprio corpo che, unito alle scoperte tecnologiche, ci porterà sempre più all’immortalità.
Attraverso la tua collaborazione con la scuola “Hormé Montessori” di San Carlo Canavese, ti occupi della formazione delle nuove generazioni, le quali crescono con quadri interpretativi e con problemi spesso diversi dai nostri. Come deve cambiare, a tuo avviso, l’approccio didattico in questo tempo?
R. Oggi mi occupo di dare le giuste dritte alle maestre delle varie fasce di età, mi occupo di trasmettere l’utilizzo consapevole del linguaggio, perché oggi attraverso l’utilizzo consapevole della parola possono accadere miracoli. Mi piace cambiare le classiche frasi che tutti noi abbiamo sentito da parte dei nostri genitori… come per esempio “Stai attento che cadi!” a me piace trasformarlo in “Mantieni l’equilibrio!”. Mi piace quando si rivolgono a me per comprendere alcuni comportamenti dei bambini e così facendo siamo riusciti in molti casi ad avere un ambiente ancora più sereno. Molte maestre oggi da noi approfondiscono il potere della parola andando ad accrescere il loro bagaglio culturale attraverso i nostri colloqui o approfondendo con libri specifici. L’approccio didattico è fondamentale per dare il buon esempio alle nuove generazioni, lasciandole libere di sperimentare, accompagnandole a tenere vivi i propri talenti, in una costante osservazione dedita all’ascolto ed alla comprensione… “Aiutami a fare da solo”, diceva qualcuno… In tutto questo i genitori hanno un ruolo fondamentale; una delle frasi che ho detto a mia moglie dopo essere diventati genitori è stata: “Cerchiamo di fare meno danni possibili”. Al genitore che sceglie una realtà come la nostra di “Hormè Montessori” a San Carlo Canavese, chiediamo solo una cosa… fiducia, perché attraverso quella fiducia riusciranno ad offrire ai propri figli la possibilità di essere se stessi e liberi di creare la propria esistenza con una marcia in più.
Quali riflessioni vorresti trasmettere ai giovani d’oggi che si apprestano a costruire il mondo di domani?
R. Forse il mondo olografico nel quale siamo calati, ad una impressione poco attenta, potrebbe sembrare un caos disordinato, invece vi dico che dietro a quel presunto caos vi è una geniale, stupenda perfezione dettata dalle infinte esperienze che si intrecciano in maniera maniacale le une alle altre, ed alle nuove generazioni ricorderei semplicemente che tutto è possibile e che i treni non passano solo una volta, ma tutte le volte che ci crederai!
Alessandro Trabucco