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CASTELLAMONTE – Al Martinetti ricordato un pezzo di storia: la strage di Addis Abeba

Al Centro Martinetti si è tenuta una conferenza sul tema organizzato da diverse sezioni dell'Anpi

CASTELLAMONTE – Lo scorso mercoledì, 19 febbraio 2025, a Castellamonte, si è tenuto l’evento “Italiani brava gente? Storia e memoria del colonialismo italiano 88 anni dopo la strage di Addis Abeba”, organizzato da diverse sezioni ANPI del Canavese (Castellamonte, Rivarolo-Favria-Oglianico, Pont Canavese, Cuorgnè, Alpette, Forno, Valperga-Pertusio).

La strage iniziò il 19 febbraio 1937, per il calendario etiope Yekatit 12, quando, in seguito al fallito attentato a Rodolfo Graziani, l’esercito, i fascisti e i civili italiani scatenarono una feroce rappresaglia contro la popolazione etiope, causando circa 20.000 vittime in tre giorni di furia omicida.

L’evento si è svolto, di fronte a un pubblico numeroso ed attento, al Centro Congressi Piero Martinetti. Dopo i saluti istituzionali dell’assessore alla cultura Claudio Bethaz è intervenuta Gabriella Meaglia per le sezioni ANPI del territorio, che ha affermato che “Questa sera ricordiamo una delle pagine più buie della nostra storia, a lungo ignorata. Una strage di civili inermi, commessa da invasori che si appropriarono di terre, di beni, di dignità, di culture e di vite altrui”.

Il moderatore Walter Kiesl, segretario di Sinistra Italiana Canavese, ha sottolineando la necessità di affrontare la storia con rigore scientifico per evitare semplificazioni, distorsioni e strumentalizzazioni e di riflettere sulla semplicistica narrazione autoassolutoria che porta a minimizzare i crimini coloniali. Ha poi denunciato le storture del neocolonialismo, un’ideologia subdola, che sopravvive ancora oggi e i pericoli del razzismo, fomentato dalla cinica e distorta propaganda populista e nazionalista delle destre.

Lo storico Enrico Manera ha quindi esposto con rigore scientifico gli eventi che portarono alla strage di Addis Abeba, e le sue conseguenze, inserendola nel contesto più ampio del colonialismo italiano, evidenziando il ruolo di Mussolini nel trasformare la conquista dell’Etiopia in una guerra di sterminio. Ha ricordato che, mentre il dittatore è stato giustiziato, molti altri responsabili dei crimini coloniali sono rimasti impuniti. Ha stimato in circa 500.000 le vittime del colonialismo italiano.

Alice Ravinale, consigliere regionale AVS, ha ricordato poi l’importanza della memoria pubblica, citando la mozione promossa l’anno scorso a Torino insieme al consigliere comunale Abdullahi Ahmed del PD per commemorare le vittime del colonialismo italiano. Ha sottolineato come, per la prima volta, il Comune quest’anno abbia ufficialmente onorato la ricorrenza, alla presenza del sindaco Lo Russo. Ha inoltre denunciato il sistema dei CPR e il razzismo istituzionale che ha portato alla morte di Moussa Balde e Ousmane Sylla, due giovani migranti deceduti nei centri di permanenza per il rimpatrio. “Dobbiamo decostruire le matrici coloniali del razzismo, per rimuovere le discriminazioni e realizzare davvero l’uguaglianza sostanziale prevista dalla nostra Costituzione” ha affermato.

Nel dibattito finale sono intervenuti attivisti ed esponenti politici locali, tra cui il segretario del PD Canavese Edo Gaetano, Helen Ghirmu Consigliere Comunale di Energia per Rivarolo, Livio Obert del Comitato Pace Alto Canavese, Michele Stefanelli e Augusta Castronovo, nata ad Addis Abeba nel 1940, presidente dell’associazione “Il sogno di Tsige”. Manera, ricercatore di Istoreto, dopo aver risposto alle sollecitazioni del pubblico, ha poi chiuso la serata con una riflessione sulla differenza tra memoria storica e memoria personale, mettendo in guardia dall’uso generalizzante di termini come “noi italiani”.

L’incontro si inserisce in un ciclo più ampio su “Storia e memoria”. Tra i prossimi appuntamenti il 20 marzo la presentazione del volume “Ora e sempre Resistenza. Rivarolo Canavese, 1943-1945, memorie di guerra e di lotta partigiana” e, in data ancora da definire, la presentazione del nuovo libro di Carlo Greppi “Figlia mia. Vita di Franca Jarach, desaparecida” che racconta gli orrori della dittatura militare argentina e la “guerra sporca” degli anni ‘70.

Pagine di storia

Il 19 febbraio è l’anniversario della Strage di Addis Abeba. Fu un insieme di episodi di indiscriminata e brutale rappresaglia, compiuti tra il 19 e il 21 febbraio 1937 nella capitale dell’Etiopia da parte di civili italiani, militari del Regio Esercito e squadre fasciste contro civili etiopi. Le stime più recenti arrivano a contare una cifra approssimativa di 19.000 vittime.

“Ci sono pagine della storia d’Italia che conosciamo ormai a memoria, e altre su cui ancora non è stata scritta la parola “fine”. E poi ci sono le pagine dimenticate, relegate all’oblio perché troppo dolorose. Anche quelle, però, fanno parte del nostro passato.
In questo caso, del nostro passato di “potenza imperialista”. La mattina del 19 febbraio 1937, ad Addis Abeba, il viceré Rodolfo Graziani e le autorità italiane che da nove mesi governano un terzo dell’Etiopia celebrano la nascita del primo figlio maschio del principe Umberto di Savoia.
Ma un gruppo d’insorti riesce a superare i controlli e, all’improvviso, otto bombe a mano seminano il caos tra quei notabili. Di fronte al bilancio, sette morti e decine di feriti, compreso lo stesso Graziani, il Duce ordina la repressione: “Tutti i civili e religiosi comunque sospetti devono essere passati per le armi”.
È così che si scatena uno dei massacri più ignobili della parentesi coloniale italiana: giorni di terrore, tra omicidi e saccheggi, durante i quali migliaia di innocenti vengono trucidati con sistematica brutalità.
Repressione che culmina, nel maggio dello stesso anno, con l’eccidio di centinaia di monaci, preti e pellegrini cristiani della Chiesa etiope, tutti disarmati, radunati nel monastero di Debra Libanos. Intanto, le Camicie nere ne approfittano per azzerare l’intellighenzia del Paese, in un vero e proprio pogrom, una delle atrocità meno conosciute del regime fascista.
Riteniamo che sia venuto il momento di guardare in faccia la realtà e l’orrore di quanto accaduto, per non dimenticare né le vittime né i carnefici”.
Ian Campbell


Ian Campbell, uno dei più eminenti storici della cultura etiope, autore di importanti saggi e studi scientifici sulla storia culturale etiope, ha scritto sulla vicenda il saggio “Il massacro di Addis Abeba, una vergogna italiana”, pubblicato in Italia da Rizzoli nel 1993.

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