sabato 14 Dicembre 2024

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Intervista a Benedetta Segala

Un'altra bella intervista di Alessandro Trabucco per la rubrica Il Mondo di domani

Benedetta Segala, sulla tua biografia affermi che l’obiettivo della tua arte è “raggiungere il pensiero visivo”. Mostre personali nei musei di tutto il mondo attestano il tuo ruolo pionieristico nell’arte contemporanea, la potenza visiva dei tuoi lavori è tangibile: quanto è importante oggi ricercare il vero, in un mondo ”distratto dai cliché”?

R. Intanto grazie per avermi invitato qui e di apprezzare il mio lavoro. Sono contenta che abbiate messo l’accento proprio su questa frase, perchè è molto importante per me ed ho impiegato anni per capirlo e formularla a me stessa. Essendo io di natura incline all’astrazione, mi sono da sempre chiesta il motivo di questa mia propensione, realizzando infine che era necessario per me oltrepassare la forma per giungere alla sostanza, quello che tu chiami “vero”.
Per arrivare a mostrare visivamente qualcosa che di visivo per natura non è, come il pensiero ad esempio, è come cercare di unificare la dualità nella quale viviamo e che continuamente crea frizioni, vanità, troppi cliché per l’appunto; ma anche tensioni creative nel cercare questa trascendenza, questa unificazione. Credo che da millenni l’arte abbia sempre cercato questo oltrepassamento di frontiere, di creare un trampolino per elevare lo spirito tramite la materia disponibile a corpo e mente.
(Come Mente bussola dello Spirito e Corpo vascello dell’Anima)

La tua arte si muove dentro la geometria che è ripetibilità delle forme, considerando che la pittura è da sempre un veicolo espressivo che ci apre verso il mondo esterno: cosa ritieni si sia perso nella contemporaneità sul modo in cui intendiamo la vita?

R. Viviamo in un mondo strano attualmente che globalmente sembra aver perso coscienza del sé nel senso “sottile”, che si rispecchia quindi eccessivamente nei valori prettamente materiali ed esterni.
Di conseguenza, l’arte ufficialmente promossa oggi non fa che rispecchiare inevitabilmente questa situazione. Personalmente, visitando esibizioni d’arte, sono uscita spesso arrabbiata o costernata, con la netta sensazione di essere presa in giro. Il vuoto e la bruttura prendono spesso il posto del senso e della bellezza che erano riservati in precedenza all’arte. Questo certo, non avviene sempre, perchè gli artisti esistono e sempre esisteranno, però la vetrina ufficiale dell’arte in questo momento mi lascia perplessa. Ho l’impressione che oramai il denaro/potere abbiano sostituito molte altre qualità essenziali all’evoluzione positiva del genere umano.

Oltre agli studi, il Master in Belle Arti presso l’ESBAM Luminy University di Marsiglia, ed alla passione per l’arte, coltivi interessi per astrologia, ermetismo e antroposofia: da dove nascono queste tue passioni?

R. L’interesse per l’arte ha occupato tutta la mia vita dagli albori, ma la passione per astrologia, mitologia, ermetismo, antroposofia, psicologia archetipale, kabbalah ed altro è abbastanza recente, anche se molto intensa devo dire.
Durante il blocco Covid mi sono ritrovata come tutti in sospeso, con mostre e progetti cancellati, gallerie chiuse ecc. e quindi mi sono rimessa a leggere molto; orientandomi verso queste materie perchè in qualche modo risuonavano con i miei questionamenti del momento.
Ma ora capisco meglio, astrologicamente parlando se mi permettete, il perchè profondo di questo. La porta mi si è spalancata in quel dato momento anche perchè, come scoprii più tardi, avevo un transito potentissimo da affrontare di Plutone-Saturno e Giove combinati sul mio Sole/Venere natali. (Vedi Andre’ Barbault, Index “ I Cicli planetari nella storia mondiale” con focus sul 2020, quella specifica congiunzione in Capricorno come il punto più basso del millennio secondo i suoi calcoli).
Diciamo che hanno innescato una mia sveglia interna sopita, secondo i principi ermetici di come in alto cosi in basso e viceversa, in una sorta di sincronie celesti inspiegabili ed inevitabili. (Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.» «È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare il miracolo della cosa unica.).
Ora, tutta questa nuova ricchezza acquisita sta portando una crescita imprevista nel mio operato artistico.

Vivi da parecchi anni in Malesia, attraverso occhi più distaccati, puoi descriverci che percezione hai del nostro paese?

R. Si, vivo in Malesia, nel cuore del Sud-Est Asiatico tropicale da 12 anni, ed i miei colori ne hanno risentito parecchio in termini di luminosità. Prima avevo vissuto 13 anni nel Sud della Francia al seguito della fine dei miei studi accademici, e sono originaria della brumosa valle del Po lombarda. In toto quindi non vivo in Italia dai miei 19 anni, prima dell’era Berlusconi per intenderci, e nel tempo ho effettivamente sviluppato una doppia prospettiva integrata riguardo ai fatti italiani. Una distanza oramai innata nel percepire ciò che dall’interno dev’essere difficile semplicemente anche da realizzare. Vedo l’Italia oramai da anni evolvere come dentro una bellissima ma fragile bolla, fatta di un nombrilisme che fatica a rendersi conto dell’esterno. Sarà la barriera della lingua? Sarà un eccessivo attaccamento ad un passato ormai remoto? Ma sta di fatto che il declino del nostro bel Paese e non solo diviene evidente ogni giorno che passa, dovuto forse a più fattori inestricabili che ben conosciamo [ Crisi demografica, corruzione dilagante, mancanza di risorse prime, clientelismo, svalutazione della Lira a suo tempo, debito ingestibile, inflazione, perdita di sovranità dall’avvento dell’EU, ecc.], ma secondo me l’ostinazione a rifugiarsi in un passato storico lontano si è trasformato in zavorre e stereotipi che remano contro ogni possibilità d’azione, e forse questo è un’ostacolo ancora più grande di quello che si pensa.
Io amo follemente l’Italia, non posso farne a meno, amo le sue genti tutte ed incredibile bellezza ovunque, ma non potrei più viverci purtroppo. Mi sono disabituata al labirinto di controsensi che vi risiedono in trono, burocraticamente e non solo.

La situazione internazionale è assai complessa; i conflitti sembrano attraversare tutto il pianeta: dal Medio Oriente all’Ucraina, dal Venezuela al Sudan. Come vedi il futuro? Ritieni possibile che i popoli, attraverso mobilitazioni dal basso, possano fare qualcosa per interrompere questa spirale di violenza?

R. Il mondo è un calderone in ebullizione pronto ad esplodere, e siamo un po’ ovunque nelle mani di dirigenti incompetenti e sciocchi, quando ci va bene. Penso che si, l’unica e sola speranza sia che la coscienza collettiva dei popoli tutti si risvegli da questo sortilegio mefitico, propugnato e finanziato dagli interessi monetari del famoso ma faceless 1% della popolazione mondiale. Mi auguro che le persone riacquistino il buon senso e la capacita di pensare criticamente, il che permetta agli individui di discernere la menzogna dal vero, siamo praticamente cresciuti a menzogne o mezze verità. Attualmente ciò che è giusto diventa sbagliato, ciò che è falso celebrato come vero. Il mondo si trova completamente sotto sopra nel bel mezzo della cosiddetta Kali Yuga, quindi serve molta cautela nel seguire narrazioni troppo lisce, soprattutto adesso.

Negli ultimi anni assistiamo ad un processo di concentrazione della ricchezza che impatta la classe media. Il progresso tecnologico pare sia stato veicolato verso il profitto di pochi a discapito di molti. Ritieni che le conquiste tecnologiche prossimo venture possano, in qualche modo, rideclinare nuove conquiste sociali, ad esempio ridurre gli orari lavorativi come avvenuto nel secolo scorso?

R. E qui approdiamo ad una questione centrale per il nostro caro mondo contemporaneo, che potrebbe trasformarsi a breve in mondo distopico se non stiamo allerta. Purtroppo le conquiste tecnologiche sono per il momento nelle mani di chi la società la vuole controllare per guadagnare più profitto ed influenza. Come spiegava ultimamente (25/09/2024) in modo molto chiaro in un’intervista su Blast (canale francese) l’economista Yanis Varoufakis, bisognerebbe che anche queste ultime possano alla fine essere considerate e trattate come “beni comuni” ed essenziali come l’acqua. Le tecnologie avanzate come l’AI o Internet dovrebbero appartenere alla società tutta per poter essere veramente portatrici di conquiste sociali positive per il collettivo e nel caso contrario, come attualmente le cose sono impostate, diverrebbero piuttosto naturalmente supporto per dispositivi di controllo e censura, a mio avviso.

La globalizzazione ha reso possibile una interdipendenza economica fra nazioni, strumenti come internet inoltre hanno consentito una trasmissione istantanea delle informazioni. Credi che questo processo abbia generato una conseguente omologazione consumistica? Possiamo anche affermare che il mondo intero si sia barricato dentro un conformismo intellettuale che ci preclude nuovi percorsi di sviluppo umano?

R. La globalizzazione e le comunicazioni veloci dovute ad internet credo portino in sé un grande potenziale di evoluzione e di sviluppo, se appunto noi fossimo esseri completi capaci di esercitare libertà, raziocinio, condivisione, creatività, generosità, ecc. Tutti valori etici-morali alti e nobili.
L’omologazione consumistica è di fatto evidente ed ovvia, il conformismo intellettuale pure. Lo sviluppo ora possibile dipenderà dal vero grado di evoluzione che il genere umano ha raggiunto nel suo complesso.
Il bombardamento costante di informazioni e ormai anche di bombe vere e proprie con dediche firmate, non equivale affatto al grado di conoscenza ne’ di democrazia raggiunti, aggiungerei. Il difendere l’uguaglianza non dovrebbe significare dover divenire tutti conformi ad uno stampino predefinito ed accettabile, come indicherebbero le linee guida del politicamente corretto imperversante e/o wokismo.
Insomma, in questi tempi difficili e confusi, sarebbe ora di riconquistare un intelletto creativo ed affrancato, per non cadere vittime di questo sistema sempre più automatizzato ed omologato.

Se potessi dipingere il mondo di domani, quale modello vorresti trasmettere alle generazioni future?

R. Il mondo di domani? Bella domanda. Io lo vorrei in pace, perchè solo l’equilibrio ed il rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli esseri su questo globo piroettante e scintillante di blu, e non solo di una porzione di questo mondo, può portare ad una nuova età dell’oro e rinascita conseguente.
In realtà siamo piccoli e meschini finchè non ci occupiamo di cose grandi, come la giustizia!
Ecco, io dipingerei la giustizia per invitarla sulla terra, l’equilibrio quello lo cerco da sempre inconsciamente nelle cromie, i segreti del cosmo, gli archetipi universali che insegnano a portare tutto questo quaggiù; e che risiedono a metà nel visibile e a metà nell’invisibile.
Per questo dobbiamo diventare maghi. Forti, coraggiosi e saggi alchimisti. Artisti ispirati.
Ci aspettano anni difficili di grandi trasformazioni e sconvolgimenti, ma che sono profondamente necessari.
Volevo inoltre ringraziare dal profondo per avermi concesso di esprimere appieno il mio pensiero e di condividerlo, soprattutto in questo periodo dove ci si sente un po’ soli.

Alessandro Trabucco