OZEGNA – Grande weekend per l’amato Santuario della Madonna del Bosco di Ozegna, protagonista delle Giornate Europee del Patrimonio.
Le GEP si sono concluse con un’affluenza molto positiva: oltre 80 visitatori hanno scelto di scoprire il nostro Santuario, provenienti non solo da numerosi comuni della provincia, ma anche da lontane località come gli Stati Uniti e la Spagna.
“È un motivo di orgoglio per noi far conoscere la bellezza e la storia del nostro Santuario. – Dichiara il vice Sindaco (con funzioni da Sindaco) Federico Pozzo – Un sentito ringraziamento va all’associazione “L Gavason” e a tutti i volontari che hanno dedicato il loro tempo e il loro impegno a questo importante progetto, contribuendo a promuovere il Santuario ai tanti visitatori.”
Il Santuario sorge a circa due chilometri dal centro abitato, in zona isolata ma facilmente raggiungibile, sul luogo dove, il 21 giugno 1623, il ragazzo Guglielmo Petro ebbe la visione della Madonna, in seguito alla quale guarì da una grave forma di afasia che gli impediva di parlare.
In seguito al fatto miracoloso venne eretto un santuario. La realizzazione dell’edificio principale e della cappella, dove si verificò la seconda apparizione, avvenne nell’arco di circa due anni. Il terreno era stato donato dai proprietari, i Conti di San Martino, signori del feudo. Si aggiunse al santuario, un convento e l’intero complesso venne donato (con apposito atto notarile nel 1625) ai Padri Riformati di San Francesco. Questi si occuparono di abbellire l’interno della chiesa sistemandovi tre altari lignei. La consacrazione della chiesa (già aperta al culto) avvenne solo nel 1662 con l’intervento di Mons. Giovanni Battista di San Martino, vescovo di Losanna. Santuario e convento divennero centro della vita religiosa, e non solo, della zona perché i frati francescani provvedevano ai bisogni spirituali degli ozegnesi e degli abitanti dei paesi vicini.
Il complesso venne chiuse nel 1802 in seguito all’ ordinanza napoleonica che sopprimeva gli ordini religiosi e alienava i beni in loro possesso vendendoli a privati. Solamente nel 1873 il parroco don Lorenzo Coriasso riscattò il santuario e parte del convento, pagando di tasca sua e cedendolo poi alla parrocchia ozegnese. La chiusura, l’allontanamento dei frati, il passaggio a privati ha purtroppo determinato la perdita di quasi la totalità dei documenti relativi al santuario che erano custoditi nella biblioteca del convento.
Sotto l’aspetto architettonico, la chiesa rappresenta un bell’esempio di primo barocco piemontese, soprattutto negli altari lignei particolarmente elaborati. Esperti hanno formulato l’ipotesi che la parte di ebanisteria possa essere opera di intagliatori originari della Valtellina mentre le pale d’altare siano state eseguite da qualche confratello esperto di pittura. Particolare interesse suscita la pala dell’altare laterale destro. Rappresenta la visione di Gesù Bambino a sant’Antonio da Padova.
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