CANAVESE – Si è parlato del grande progetto dell’acquedotto del Canavese nella conviviale del Rotary Club Cuorgnè e Canavese che si è tenuta ieri sera, martedì 23 gennaio 2024.
Una serata molto partecipata in cui l’Amministratore Delegato della Società SMAT, Armando Quazzo non solo ha illustrato l’importanza di questa opera da 240 milioni di euro che interessa il Canavese finanziata in parte con i fondi del PNRR, ma nell’illustrare i dati della Società ha toccato aspetti estremamente interessanti sull’operatività attuale e sull’impatto che l’innovazione tecnologica sta avendo anche sulle realtà legate alla distribuzione di un così importante elemento come quello dell’acqua.
Il gruppo SMAT serve 291 Comuni della provincia di Torino portando acqua attraverso una rete di acquedotti lunga 12.882 km a circa 2.190.000 abitanti.
Il nuovo progetto già in fase di realizzazione toccherà 50 comuni del nostro territorio per un totale di 180.000 famiglie sarà lungo circa 140 km e prevede la costruzione di un impianto di potabilizzazione a basso impatto ambientale situato nel comune di Locana.
“Abbiamo avuto modo di avere una visione d’insieme dell’importanza e della complessità dell’opera – commenta il Presidente del Rotary Club Giuseppe Pezzetto – e anche comprendere come un gesto per noi apparentemente banale come quello di aprire un rubinetto e veder sgorgare l’acqua abbia alle spalle un lavoro e una capillarità di strutture costruite nel tempo enormi e complesse. Estremamente interessante poi conoscere l’impatto che l’innovazione e la digitalizzazione avrà anche per contenere e meglio gestire una risorsa così importante come quella dell’acqua oggi e anche nel futuro. Dagli invasi del Parco Nazionale del Gran Paradiso una nuova opportunità di sviluppo delle nostre comunità”.
Erano presenti all’incontro diversi amministratori locali, una rappresentanza della Città Metropolitana (il Consigliere Pasquale Mazza), Chiara Manavello (dirigente del distretto nord est della SMAT) e il Neopresidente del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Mauro Durbano.
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