domenica 16 Febbraio 2025
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BARBANIA – Dario Pasta dodicesimo al “Tor des Glaciers” (FOTO)

Al via per la prima volta in questa competizione, il barbaniese è il terzo italiano al traguardo, concludendo i 450 chilometri in 156 ore, 59 minuti e 14 secondi

BARBANIA – E’ il sogno di ogni trail runner, uno di quelli che per alcuni rimane irraggiungibile, mentre per altri un sogno che si realizza. E’ il Tor des Glaciers, una gara unica, una prova di resistenza riservata unicamente a duecento corridori, selezionati, e che abbiano concluso almeno un’edizione del Tor des Géants, in un tempo inferiore alle 130 ore. Tra gli atleti che hanno affrontato le vie e le creste ancora inesplorate della Valle d’Aosta, lungo le Alte Vie dimenticate, lontano dalle solite rotte degli escursionisti abituali e che hanno coronato questo sogno, c’è Dario Pasta: al via per la prima volta in questa competizione ha conquistato uno splendido dodicesimo posto assoluto. Il barbaniese, terzo italiano al traguardo, ha concluso i 450 chilometri in 156 ore, 59 minuti e 14 secondi.

I runner hanno condotto la prova in autonomia, avendo come unici riferimenti e punti d’appoggio, i magnifici rifugi d’alta quota: 450 km con 32.000 metri di dislivello positivo la rendono sicuramente tra le più dure gare di trail running esistenti.

Abbiamo raggiunto Dario telefonicamente dopo il suo arrivo a Courmayeur: “Sono davvero contento, anche se mi rimane una punta di amarezza per non essere arrivato nei primi 10. In ogni caso è stata un’esperienza davvero unica. Sono partito subito con il gruppetto di testa, più che altro per avere un riferimento ed essere sicuro di non perdermi. Il gruppetto è partito molto tranquillo e con un passo facile. La prima notte non ho dormito, anche se ho preso due brutte storte alla caviglia sinistra e ho dovuto rallentare un po’, ma sono rimasto comunque lì tra i primi. Ciò che devo imparare, e con cui non ho ancora molta dimestichezza ed esperienza, è la gestione dei riposi notturni.

Infatti, la seconda notte, ho dormito venti minuti, come la terza, la quarta quaranta e la quinta, un’ora. Ma dopo il riposo della quinta notte mi sono svegliato davvero tutto rotto, come se mi fosse passato addosso un camion. Sono finito così ottavo/decimo e ho dovuto riprendere un po’ il filo. Il sesto giorno ho studiato il gruppetto di testa in base alle soste che avevamo a disposizione. Ha iniziato a piovere, per cui ho pensato che se loro si fossero fermati nel rifugio successivo, tra il far asciugare le cose, riposare… avrebbero perso tempo. Così, ho deciso di dare un’accellerata e fermarmi non in quel rifugio ma a quello successivo. Purtroppo dopo lo splendido lago del Place Moulin, ho avuto una crisi: sono andato in totale confusione, non sapevo più chi fossi, dov’ero e cosa stavo facendo lì.

Sono stato ritrovato da un corridore mentre dormivo in piedi appoggiato ai bastoncini; mi hanno portato poi al rifugio dove ho dormito 12 ore. E lì è stata la fine, perché sono scivolato in ventesima posizione. Quando mi sono svegliato ho deciso che non avrei più mollato e che non c’erano più scuse. Ho dato il massimo e non mi sono più fermato sino alla fine. E’ stata senz’altro un’esperienza positiva, quello che mi dispiace e che devo imparare, come ho detto prima, è gestire i microsonni. Rispetto al TOR è ancora uno step superiore, c’è tanto dislivello, il percorso è davvero tanto tecnico e occorre prendere anche dei rischi, perché i sentieri non sono segnati e, soprattutto alcuni, sono davvero immersi nella vegetazione.

Davvero difficile in sostanza è la navigazione, ma anche l’aspetto nutrizionale avendo solo 3 base vita e i rifugi in cui fermarsi, bisogna quindi organizzarsi con il cibo e centellinare anche l’acqua. Ma è andata, sono davvero contento e ringrazio anche i miei sponsor che mi hanno permesso di prendere parte a questa competizione”. Ora che anche l’esperienza al Tor des Glaciers è terminata, quali saranno gli obiettivi futuri del trail runner canavesano? Lo scopriremo sicuramente nei prossimi mesi.

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