LEINI – Pubblico delle grandi occasioni venerdì pomeriggio, nell’insolito (e scomodo ai più) orario delle 17.30, per il Consiglio convocato dai gruppi di opposizione “Uniti per Leini” e “Progetto Leini”, ed incentrato unicamente sul tema dalla Casa di riposo Capirone. Ceduta dall’Amministrazione all’Asl To4 perché sia trasformata in una Casa di Comunità, e gli ospiti (in toto in prima battuta, solo in parte in seconda) trasferiti in altre strutture in attesa della nuova casa di riposo che dovrebbe essere realizzata sul territorio, anche se quando e da chi non è dato sapere.
E la mancanza di risposte, di certezze, sono gli elementi che hanno caratterizzato questa vicenda sin dai suoi primi passi, al punto da costringere il Sindaco Pittalis a fare mea culpa e addossarsi la responsabilità dei difetti di comunicazione iniziali. Per il resto, il lungo dibattito consigliare non ha riservato grossi colpi di scena: la mozione presentata dai due gruppi di opposizione, con la quale in sintesi si chiedeva la salvaguardia di struttura, ospiti e lavoratori, è stata bocciata con i voti della maggioranza (che con questo atto ha conquistato l’unico applauso, ovviamente ironico, del pubblico, che ha invece ha applaudito, convintamente, gli interventi dell’opposizione) e dei consiglieri di minoranza Andrea Rossin e Alice Macario Ban (un segnale in vista delle elezioni del prossimo anno?).
Le spiegazioni fornite di volta in volta da sindaco e assessori non hanno convinto né i gruppi di minoranza né il comitato pro Capirone, presente a folti ranghi. Perché, mentre la maggioranza assicurava che la Rsa è l’unica struttura adatta, a livello di dimensioni, ad accogliere la Casa di Comunità, Comitato e opposizioni, relazioni tecniche alla mano, dimostravano che esistono altre possibilità. E mentre, sempre la maggioranza, ribadiva che per anzianità e criticità il Capirone è destinato ad un lento e ineluttabile destino, Comitato e opposizioni evidenziavano che ci sono soluzioni che possono risollevarne i destini. E poi scene già viste in altre sedute del parlamentino: la presidente che più volte ha levato la parola al consigliere Faccilongo, arrivando anche a sospendere la seduta; il silenzio, più volte evidenziato dalle opposizioni, dell’assessore ai servizi sociali Masi su un tema che la riguarda da vicino; le domande, un po’ provocatorie, sottoposte dagli assessori per mettere in crisi i consiglieri di opposizione, diventate un boomerang grazie alle risposte secche e puntali del consigliere Musolino.
Ma la vicenda Capirone non si è chiusa con la chiusura del Consiglio: il Comitato e il consigliere Pierluigi Leone hanno evidenziato possibili falle nell’iter di assegnazione della struttura all’Asl che potrebbero avere un seguito in altre sedi. E inoltre è stata avviata una raccolta firme, che seppur non ancora partita ufficialmente, ha già raccolto decine e decine di adesioni. Serviranno a far cambiare le cose? Forse no. Ma di certo serviranno a far capire alla maggioranza la voce della città, dopo aver sentito, in Consiglio, quella del Comitato: «Andando avanti con questa decisione vi scaverete la fossa da soli. Anzi, ve la siete già scavata», ha sottolineato Mauro Grosso.
«Avete deciso di liberarvi del Capirone, e lo dico con dispiacere, passando anche sulla testa dei familiari degli ospiti, che hanno saputo solo per caso quanto stava succedendo – ha evidenziato la vice presidente del Comitato, Lucia Grosso – Evidentemente non frequentate quella struttura, non la conoscete. E pensate solo al profitto». E in una vicenda come questa pesano altri fattori, messi sul piatto dalla consigliera Gabriella Leone: gli ospiti. Anziani, fragili. Legati indissolubilmente a quell’edificio che è diventato la loro casa, a stretto contatto con quel personale che è diventato parte della loro famiglia. «Volete farci sembrare disumani, ma noi non siamo così», ha concluso il capogruppo di maggioranza Ezio Navilli, cercando di salvare il salvabile. Dimenticando, però, che le sole parole non bastano a rimediare a quanto fatto dalle azioni.
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